7 agosto 2012 Lascia un commento

Pellicola giocata in gran parte al ristorante posseduto dal ladro e guarda un po’, amministrato dal cuoco laddove Greenaway, con l’aiuto dei colori, usa gli ambienti come stati emotivi e dentro d’essi si sposta nello spazio e nell’astratto con precise carrellate orizzontali in lunghi piani sequenza. La mente di un pubblicitario bollito potrebbe definire il film shockante, termine oramai strabusato ma e’ pur vero che Greenaway gioca coi contrasti per suscitare emozioni che possono piacere o non piacere ma lasciano il segno e lo fa coi colori principalmente ma nondimeno coi dialoghi e le situazioni reiterate durante tutto lo svolgimento del film, come fossero variazioni in crescere dello stesso tema.
Infine la questione simbolista. Personalmente non mi ci metto neppure a estrarre cabale e supposizioni perche’ nel mare magnum di oggetti, parole e situazioni, si puo’ affermare tutto e il contrario di tutto.
So pero’ che Greenaway e’ un artista, nasce pittore e per cio’ che mi riguarda l’estetica travalica ogni altro aspetto e la sola etica ammissibile e’ quella dell’equilibrio delle immagini e cio’ basta e avanza par definirlo un film straordinario.