il cuore nero del Texas di Lansdale...
Creato il 26 febbraio 2011 da Omar
È facile stravedere per Joe R. Lansdale, scrittore texano dalle poliedriche capacità (ha scritto gialli, sceneggiature di fumetti, romanzi horror e saghe western, ma anche manuali di judo) che ha contribuito a sdoganare i generinel nostro paese (oggi è in effetti uno dei romanzieri che meglio si posiziona nelle classifiche di gradimento nostrane: basta controllare su IBS dove riscuote un grande successo tra i ragazzi, anche tra quelli generalmente digiuni di libri). Numerosi i titoli di cui si potrebbe dibattere (è decisamente un autore prolifico, e come tutti gli storytellers che si rispettino di tanto in tanto non imbrocca il libro giusto - ma la cosa fa parte del gioco, vero Mr. King?), noi ci arrischiamo a segnalare una tra le più delicate storie partorite da questo talentuoso mangiatortillas. Si intitola In fondo alla palude (Edizioni Fanucci) ed è un libro ambientato nel Texas meridionale di inizio Novecento, all'epoca della Grande Depressione, nei giorni in cui la crisi economica scoppiata nel 1929 si accompagna ad una situazione di siccità davvero snervante, che però investe altre zone, non quella in cui si svolge la vicenda. In fondo alla palude racconta di due bambini. Uno in piena fase pre-puberale di nome Harry e l'altra sua sorella piccola che si chiama Tom. I due fanciulli sono i figli del locale barbiere (nonché poliziotto di paese, e questo già lo rende uno di quei classici personaggi borderline che hanno fatto la fortuna di «Big» Joe!).La storia narrata utilizza con abile spudoratezza le coordinate del famosissimo cult Ilbuio oltre la siepe di Harper Lee, con i due bambini, la vicenda di razzismo sullo sfondo e la società che si scaglia contro il padre della voce narrante, dandogli dell’«amico dei negri». È evidentemente una sorta di rivisitazione che rende omaggio a quel modello (in patria ritenuto assolutamente sacro: la Lee, per dire, si insegna nelle scuole). Qui il personaggio del genitore, a differenza di quell'Atticus Finch portato magistralmente al cinema da Gregory Peck, non è però un avvocato con un alto senso dello Stato che persegue l’uguaglianza sociale. Qui abbiamo semplicemente una persona di cuore. Talmente di cuore che quando il cane di famiglia, all'inizio del libro, sembra essersi spezzato la schiena, costui arma la mano del figlio maggiore e lo manda con la sorella nel bosco, chiedendogli di porre fine alle sofferenza della bestiola. Lungo la strada il cane però sembra stare meglio, tanto da cominciare a fiutare gli scoiattoli come un bravo segugio di campagna. Pertanto i ragazzi, rinfrancati e disposti a nuove avventure, si attardano nel bosco dove però incappano in qualcosa, in qualcuno, la leggenda metropolitana che da anni ingombra i racconti degli anziani del paese, quella dell’uomo-capra, che li scruta in maniera sinistra. O almeno pensano trattarsi dell’uomo-capra. Quello che è certo è che là in mezzo agli alberi trovano una cosa spiacevole per mezzo della quale la vicenda centrale del libro prenderà l'avvio. A questo punto il lettore è impossibilitato a scollarsi dalle pagine: Lansdale lo irretisce col suo consueto stile - apparentemente molto semplice e spassoso, in realtà lavorato al cesello - che mette gli eventi al centro dell'attenzione («la storia, la storia, niente altro che la storia!» diceva qualcuno). Misurato e talvolta persino poetico rispetto al resto della sua produzione, in questo solido romanzo l'autore si riconosce soprattutto per l'abituale mole di richiami metaletterari (a parte lo spirito aleggiante di Mark Twain, s'intravede un sacco di cinema di serie B dei '60 in questa storia, e Lansdale non a caso ha spesso dichiarato che i pomeriggi passati nei Drive-in nella sua giovinezza ne hanno corroborato in larga misura la visione poetica), il tutto condito da un ritmo sapiente, mai troppo forzato né gratuito. Imperdibile, come buona parte del lavoro del grande Joe.
In fondo alla paludeJoe R. Lansdale (Fanucci)
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