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Lykke Li “I Never Learn”
Benvenuti nel club dei cuori spezzati. Dopo il best-seller “21” di Adele, è il turno della cantante indie-pop svedese Lykke Li di mettere a nudo la sua anima, con un disco costruito sulle ceneri della sua ultima relazione finita. Male.
Più che un album normale, sembra un greatest hits. Ogni canzone è un gioiello, un potenziale singolo, un piccolo capolavoro che riesce a farsi canticchiare fin dal primissimo ascolto, allo stesso tempo senza risultare una ruffianata commerciale o radiofonica. I brani presenti in “I Never Learn” suonano fin da subito come classici moderni, pezzi che conoscevamo già, solo non lo sapevamo ancora. È come stare in un sogno, “Just Like a Dream”. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie e contemporaneamente aleggia anche un certo senso di speranza primaverile. Emerge la voglia di vedere il lato positivo, la “Silver Line”.
L’autrice di “I Follow Rivers”, il pezzo che ha accompagnato i balli di Marion Cotillard in Un sapore di ruggine e ossa e di Adèle Exarchopoulos ne La vita di Adele, ha tirato fuori “solo” la raccolta di canzoni più bella concepibile come colonna sonora di una storia d'amore terminata. Crogiolandosi nel dolore di una ferita che fa più male di un “Gunshot”, intonando una preghiera per essere amata ancora ma in modo differente, “Love Me Like I’m Not Made of Stone”, e poi promettendo di non innamorarsi mai più, “Never Gonna Love Again”. Costruendo un muro tra sé e il mondo, il muro di una persona che non imparerà mai dai propri errori, che continua a ripetere “I Never Learn” prima che parta il più bel tappeto d’archi mai sentito dai tempi di “Bitter Sweet Symphony”. Lykke Li si convince così di dover far crescere nel suo petto un cuore d’acciaio, un “Heart of Steel”, e finire per andare ad accucciarsi tra le coperte da sola, “Sleeping Alone”, restando però consapevole che non c’è riposo per chi non ha un cuore, non c’è pace per i cattivi, “No Rest for the Wicked”.
Quanto a noi, non possiamo che augurare a Lykke Li di innamorarsi di nuovo e, se il dolore le fa questo effetto creativo, di trovare un’altra persona che le spezzerà il cuore in tanti piccoli pezzi. Tanti piccoli pezzi di cuore capaci di tramutarsi in tanti grandi pezzi musicali.
(voto 8+/10)