La mia Edizione Sperling&Kupfer (2005)
Niente affatto, mie care gradite Ospiti, non si tratta di una citazione da Pride & Prejudice, nonostante le somiglli molto...né di un adattamento di uno dei tanti sequels ispirati ad esso. E', piuttosto, una palese dichiarazione di stima di Georgette Heyer verso il genio di Jane Austen, così come lo è l'intero suo romanzo: Il Dandy della Reggenza, o meglio "Regency Buck" (1935), come recita il titolo originale.La mia Edizione Mondadori del 1977
Dovuta premessa a questa mia personale, quanto opinabile, recensione, la riscoperta di una scrittrice della quale avevo letto soltanto l'altro noto titolo della serie ambientata nel periodo della Reggenza: "Matrimonio alla moda" (The Convenient Marriage - 1934) durante due età diverse della mia vita, appena adolescente (ricordo ancora l'emozione di condividere questo libro ereditato dalla mia cara nonna materna) e pochi anni fa, ritrovando la piacevolezza di una trama scorrevole da leggersi tutta d'un fiato...il perché di questa mia lacuna non è chiaro neanche a me, quello che importa è riempirla immediatamente documentandomi in materia...in fondo, non si finisce mai d'imparare!Veniamo alla recensione di questo secondo (ma certo non ultimo) assaggio della Heyer.Innanzitutto, sono bastate poche pagine per rendermi evidente l'affezione dell'autrice per la Austen: le citazioni da quest'ultima, anche se non precisissime, sia nel testo italiano che in quello originale, sono facilmente individuabili in tutto il testo, fatto che mi ha reso subito ben disposta verso la lettura (da buona Janeite che ne riconosce un'altra!):
"From the first moment of setting eyes on him she knew that she disliked him. Now she had leisure to observe him more closely, and found that she disliked him no less. He was the epitome of a man of fashion. His beaver hat was set over black locks carefully brushed into a semblance of disorder; his cravat of starched muslin supported his chin in a series of beautiful folds; his driving-coat of drab cloth bore no less than fifteen capes, and a double row of silver buttons. Miss Taverner had to own him a very handsome creature, but found no difficulty in detesting the whole cast of his countenance. He had a look of selfconsequence; his eyes, ironically surveying her from under weary lids, were the hardest she had ever seen, and betrayed no emotion but boredom."
Questo estratto è appena alla fine del primo breve capitolo, ed è già il secondo incontro, o forse direi meglio scontro (scoprirete leggendo il perché) tra i due protagonisti: Miss Judith Taverner e l'imperturbabile (l'avrete intuito dalla sua descrizione) Lord Julian Worth.Nessun mistero, nessuno spolier, si tratta chiaramente di una revisione del rapporto Lizzie-Darcy (che tanto ci fa emozionare!) in chiave Heyer.
Il tipo di relazione tra i due personaggi non coinvolge però l'ostacolo della differenza di ceto, siamo, difatti, in pieno ambito artistocratico; l'impedimento è nell'equivoco iniziale, che fa di Lord Worth il tutore di Miss Taverner, malinteso attorno a cui gira la trama, determinando gli effetti dello scontro fra i protagonisti, vero motore del romanzo. I dialoghi, sebbene siano molto meno complessi ed acuti di quelli della Austen, sono comunque efficaci: il botta e risposta tra i due protagonisti evidenzia la battaglia costante dei rispettivi animi, quello testardo, ma per certi versi insicuro, di Judith e quello imperscrutabile di Julian.
Judith, trasfigurazione di Lizzy, non ne indossa l'identico carattere, molto meno celebrale, anche se si contano alcuni excursus nel tentativo di dare una spiegazione al comportamento imprevedibile di Lord Worth. Quest'ultimo, chiara versione heyerana di Darcy, diversamente dal personaggio ispiratore, tenta ogni modo possibile per dar battaglia all'irrefrenabile caparbietà di Miss Taverner, la stuzzica continuamente, la induce volontariamente agli errori di valutazione, dimostrandole la fallacità delle sue indiscutibili opinioni, senza, però, scoprirsi ai suoi occhi; Julian non agisce con l'obiettivo di svelare la propria reale natura per sconfiggere il pregiudizio di lei e demolire le false accuse (come per Darcy), piuttosto, pare convincerla dell'esattezza della sua tesi, di essere quello che oggi definiremmo "un bello e maledetto", imbottito solo di orgoglio e prepotenza, eppure, irrimediabilmente affascinante (...noi donne siamo masochiste di natura!).
Insomma, mie care, quello che tiene le redini (ed è il caso di aggiungere di un bel tiro a quattro - leggendo capirete) è indubbiamente Lord Worth, protagonista maschile difficilmente dimenticabile, risolutore d'enigmi (dato che, come in ogni Regency romance, anche qui esiste un mistero da sciogliere) ed affascinante dialogatore...come convincervi oltre nell'intraprendere questa lettura?! :D
Gli altri personaggi presenti nella trama ne ricordano altri austeniani, nonostante l'esclusione del confronto fra gentry ed aristocrazia, fulcro dei romanzi della Zia, tolga molto, a mio avviso, alle dinamiche possibili.
La Heyer, ad ogni modo, introduce molti personaggi storici, forte di una documentazione dettagliata che le ha visto collezionare nell'arco della sua vita un migliaio di libri, fra saggi e testimonianze storiche del periodo Regency; lo studio accuratissimo di tale soggetto era naturalmente necessario per la credibilità dei suoi romanzi, dato che, a differenza della Austen, la Heyer non scriveva del proprio tempo, ma di un secolo prima.Incontriamo tra i tanti, il Dandy per eccellenza, colui che dettò la moda del periodo, il ben noto Beau Brummell, inserito perfettamente nella trama, il quale, più che elargire regole, diviene un buon dispensatore di consigli morali conditi da un inaspettato, quanto benvenuto, umorismo, teso a sottolineare il carattere effimero della Società di cui si fa istrione.
La scrittura è brillante, giocata soprattutto sugli eventi ed i dialoghi, lasciando poco spazio alle descrizioni o riflessioni, peraltro, sottintendibili senza troppa fatica; il mistery intrecciato ai destini dei personaggi tiene al pari di una puntata dell'ispettore Barnaby, né prevedibile, né astruso nella sua risoluzione; personalmente ho divorato questo libro, come credo capiterà a voi, mie care!
Non aspettatevi una simulazione dello stile di Jane Austen: la Heyer l'amava indubbiamente, ma ha saggiamente optato per scrivere in tutta autonomia la sua personale rivisitazione della più bella coppia letteraria mai concepita, e l'ha fatto nel pieno rispetto dell'originale, senza scimmiottare, senza scadere nell'ovvio, limitandosi (neanche poi molto... :D) a citare i passaggi austeniani che amava (quanto noi), facendo leggere alla protagonista un estratto di Sense & Sensibility, includendo la Radcliffe in un'esclamazione, riscrivendo il dialogo-simbolo del fraintendimento alla base di Pride&Prejudice...
...insomma, mie care, siamo di fronte all'ennesima importante testimonianza dell'effetto-incantesimo scaturito, come noi imperterrite Janeites ben sappiamo, dalla penna dell'amata Zia Jane!
Copertina di un Edizione inglese
La schedaIl Dandy della Reggenza (Regency Buck - vedi l'edizione inglese)by Georgette Heyer
Prima pubblicazione 1935
Editore: Sperling & Kupfer (2008)
Brossura: 406 pagine
Italiano
ISBN-10: 8860612683
ISBN-13: 978-8860612687
Prezzo di copertina: € 10,50
TramaE' stato per distrazione, per dispetto o per un'incredibile lungimiranza che nel suo testamento il signor Taverner ha voluto nominare come tutore dei due figli il quinto conte di Worth? Il conte non è, infatti, l'anziano gentiluomo che Judith e Peregrine Taverner si aspettano, bensì il più elegante, affascinante e insopportabile dandy della Londra della Reggenza. I suoi modi gelidi e la sua ironia non gli impediscono infatti di spalancare ai due giovani - e ora ricchissimi - provinciali le porte del bel mondo. E se Peregrine, un ragazzo dal cuore d'oro ma assolutamente sventato, gli procura qualche noia, la seducente Judith gli provoca ben altre reazioni...
Georgette Heyer, considerata nei paesi anglosassoni come la First Lady del romanzo ambientato nel periodo della Reggenza inglese, è nata a Wimbledon il 16 agosto 1902, ha vissuto per parecchi anni in Tanganica ed è morta a Londra nel luglio del 1974. La sua carriera letteraria è iniziata alla tenera età di diciannove anni col successo istantaneo di "The Black Moth", scritto un paio di anni prima per rallegrare la convalescienza del fratello. Sposata a ventitré anni al giudice George Ronald Rougier, che l'ha aiutata nella stesura dei suoi dodici romanzi polizeschi, Georgette Heyer ha continuato a scrivere i suoi bestsellers mentre come Sig.ra Rougier ha mantenuto una riservatezza quasi perfetta. Non ha mai parlato del suo background, del suo matrimonio o di altri aspetti della sua vita. La sua risposta alle sempre presenti domande è stata "Mi troverete all'interno dei miei lavori". I biografi di questa affascinante donna sono stati ridotti a dipendere da interviste con persone che la conoscevano, ed a una profonda lettura delle sue lettere. Consenso generale vuole che fosse timida in superficie, ma una profonda comunicatrice attraverso la parola scritta. I suoi amici la descrivono unanimamente come una persona positiva sotto una facciata di timidezza, con un forte punto di vista e un grande senso di stile. Quando è morta all'età di settantun anni si è lasciata dietro un tesoro di cinquantuno titoli in stampa tradotti in almeno dieci lingue.
(fonte: Romanzi Rosa Homage)
Non mi resta che augurarvi, come sempre, Buona Lettura, mie Care preziose Ospiti!S.V. Miss