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Il daspo alla Carogna: un fragile sbarramento di illusioni

Creato il 07 maggio 2014 da Andreapomella

Il motivo per cui è stato notificato un daspo di cinque anni a Gennaro De Tommaso, noto come Genny ‘a Carogna, è questo: “violazione delle regole su striscioni o cartelli incitanti la violenza o recanti ingiurie o minacce”. Ergo, De Tommaso è colpevole di aver indossato, la sera della finale di coppa Italia, una maglietta su cui compariva la scritta “Speziale libero”. Tecnicamente la scritta in questione esprimeva un dissenso nei confronti di una sentenza. La sentenza è quella emessa il 14 novembre 2012 della Corte di Cassazione  che confermava una precedente condanna a otto anni di carcere a Antonino Speziale per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore Filippo Raciti. Si può discutere sulla qualità, sull’opportunità, sul buon gusto, di un messaggio come quello contenuto nella scritta sulla maglietta indossata da De Tommaso, così come si può discutere sulla legittimità di un provvedimento di giustizia, il daspo, che viene emesso (val bene ricordarlo) senza che venga svolto un regolare processo. Ma se si accetta la regola secondo cui è reato manifestare pubblicamente la propria contrarietà a una sentenza che ha riconosciuto colpevole di omicidio una persona, allora bisogna considerare fuori legge gli applausi tributati dai delegati del SAP ai quattro agenti di Polizia condannati in via definitiva per l’omicidio di Federico Aldrovandi. E bisogna considerare fuori legge la manifestazione organizzata dal Coisp a Ferrara, sotto gli uffici in cui lavora la madre di Federico, a cui parteciparono una ventina di agenti mostrando striscioni di solidarietà nei confronti dei quattro colleghi arrestati. È evidente che la normativa antiviolenza negli stadi e la sua applicazione è un abisso di insensatezze, un fragile sbarramento di illusioni che nel suo piccolo testimonia una generale perversione dei valori e il conseguente vuoto dello Stato.


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