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Il DAX, una prova di forza

Da Investireoggisicuro

Il DAX, una prova di forza

Sembra proprio che nessuno abbia avvisato il Dax del clima plumbeo che pesa sull’ economia europea.Una certa diffusa debolezza e la lentezza della crescita dell’eurozona, la minaccia imminente di ‘Grexit’ e i rinnovati timori sulla permanenza nell’unione della Gran Bretagna, associati alle domande irrisolte sulla questione ucraina, non sono stati sufficienti a impedire agli investitori tedeschi di proiettare l’indice di casa verso nuovi record.

 

Il 13 febbraio il Dax ha forato la barriera degli 11.000 punti a soli 7 mesi dal superamento di quota 10.000, livello perforato nel luglio scorso.

Per offrire un metro di paragone, il FTSE100 ha toccato per la prima volta il livello 6.900 nel 1999. La giuria è ancora in attesa di intravedere la cima dei 7.000: e sono passati ormai 15 anni.

Il paragone regge anche se si considerano altri indici, compresi quelli che rompono record frequentemente. Sia il Dow Jones che lo S&P500 hanno trascorso questa prima parte di 2015 intorno ai loro massimi. Per il Dow Jones si tratta del livello a 18.000 rotto alla fine dello scorso anno, per lo S&P500 l’area di test è intorno al segno 2100.

Paragona la loro crescita nel corso del 2015 a quella del Dax (nome ufficiale “Germany 30”) e la loro forza sembra sminuire. Dall’ inizio dell’anno fino al 13 febbraio il Dax è cresciuto di un impressionante 13%. Nello stesso arco temporale il Dow è cresciuto solo dello 0.7% e lo S&P di un più consistente 1,3%, ma la deludente stagione delle trimestrale non ha in generale aiutato la corsa degli indici.

Anche considerando periodi più lunghi, il Dax non sfigura rispetto ai rivali statunitensi. Dall’inizio del 2014 al 13 febbraio, quindi durante un periodo di crescita debolissima per l’Eurozona, il Dax ha battuto sia Dow che S&P in termini di crescita.

Come possiamo spiegarlo?

A metà febbraio gli investitori speravano che non si materializzasse la famigerata ‘Grexit’, cioè l’uscita della Grecia dall’euro, e le prime discussioni sulla risoluzione della crisi sembrarono rassicurare i mercati. Risultato? Ancora una spinta verso l’alto all’indice tedesco.

Addirittura la vittoria della sinistra radicale di Syriza ha fallito nell’intento di affossare il Dax. È vero che appena la notizia approdò sui mercati finanziari l’indice scivolò di 100 punti, ma ne aveva recuperati 300 già al termine del successivo giorno di contrattazioni.

Il sentore che si stesse finalmente lavorando costruttivamente su una soluzione della crisi ucraina diede un’altra ragione ai tori per ricominciare a comprare. La riprese delle ostilità non hanno minato davvero l’andamento dell’indice, la sua corsa ha avuto inizio ad ottobre, un periodo in cui la crisi in Europa orientale sembrava irrisolvibile, e ha avuto un periodo di stallo a dicembre causato dalle deludenti cifre macro-economiche tedesche.

Questa descrizione racconta di un indice che cresce più delle aziende che contiene. Anche se non è sempre un male, questo vuol dire che gli investitori si aspettano le che compagnie tedesche continuino a crescere per realizzare in pieno il loro potenziale.

Finora la resistenza del Dax ha mostrato che la finanza tedesca ha la capacità di fiorire anche in condizioni aride. Nei prossimi mesi questa abilità potrebbe essere messa alla prova molte altre volte.


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