In questi giorni si discute molto di libertà di stampa e da operatrice del settore vivo con una certa apprensione e con grande attesa le ultime battute della vicenda che riguarda il "Ddl intercettazioni ".
Allo stato, l'unica certezza è che di sicuro non mancheranno validi motivi per ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell'uomo.
In qualsiasi manuale, articolo, commento in cui si parli di libertà d'informazione, così come nella copiosa giurisprudenza in tema di diritti dell'uomo, ricorre immancabilmente una frase che recita così: "la libertà d'informazione è il fondamento essenziale di una società di stampo democratico".
Il decreto sulle intercettazioni è il più chiaro segno di anti-democraticità del sistema politico italiano: in primo luogo, riducendo la possibilità di uso delle intercettazioni rende assai più difficoltoso il lavoro delle forze dell'ordine e dei magistrati, rischiando di lasciare impuniti gravi reati; ed in secondo luogo, imbavagliando la cronaca giudiziaria, priva i cittadini del diritto ad essere informati su questioni di interesse generale, nonchè del diritto di esercitare il controllo sulla corretta amministrazione della giustizia e, più in generale, della cosa pubblica.
E' chiaro che ancora una volta si tratta di norme che, pur adottate per il simulato fine di rafforzare il diritto alla riservatezza degli indagati/imputati di processi penali, nascondono in realtà l'obiettivo di tutelare interessi di parte.
La classe politica e i gruppi dirigenziali ad essa vicini sono quelli che più hanno bisogno di "tutela" .... e non per ragioni di riservatezza, ma per ragioni di "vulnerabilità".
Ostacolare l'accertamento giudiziario dei reati, restringendo le possibilità di ricorso ad uno strumento fino ad oggi molto utile nelle indagini, significa guadagnare un pass per l'impunità; ed impedire ai cittadini di conoscere dei procedimenti penali in corso significa non perdere consensi, evitando il fomarsi di un'opinione pubblica aderente alla realtà.
Se lo stato della libertà di stampa denota la forma di governo di uno Stato, allora probabilmente da domani il nostro Presidente del Consiglio potrà dire che l'Italia non è più soggetta ad un governo democratico, ma ad una dittatura perchè, per chi non se ne fosse reso ancora conto, questo decreto svuota di sostanza uno dei pilastri della democrazia, ovvero il controllo da parte del popolo sull'amministrazione della res publica.