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Il déjà vu

Creato il 12 marzo 2012 da Cultura Salentina
Il déjà vu

August Macke: Promenade (1913)

Il noto fenomeno del déjà vu (già vissuto in italiano) stimola la nostra fantasia e rispolvera vecchie teorie sulla metempsicosi o reincarnazione come già avveniva nella vecchia scuola pitagorica.

Certo per un laico come me, profondamente ancorato alla sua razionalità abituata alla verifica ed alla falsificazione (per usare un termine caro a Popper), ascrivere il fenomeno alla certezza di aver già vissuto un’altra vita, magari nelle vesti di un sovrano o di un animale, è cosa difficile da accettare. Più facile pensare ad un’alterazione delle funzioni cognitive o a frammenti di DNA tramandatosi per una imperfetta replicazione cromosomica (per esempio durante la fase del “crossing over”).

Ma il forte stimolo emotivo che esso produce soprattutto nei casi in cui non si ricorda l’avvenimento come se fosse stato un sogno ma invece come se effettivamente fosse stato vissuto nel passato, fanno pensare a fenomeni di chiaroveggenza, precognizione, profezia. Oggi ci sono numerose teorie, più o meno accreditate, atte a spiegare scientificamente il fenomeno, ma guardate con quale maestria entrava nel tema Platone in “Fedro” ricorrendo, come spesso faceva, alla suggestione del mito: Col mito del carro o dell’Auriga, Platone spiega la sua teoria sulla reminescenza dell’anima, dando quindi per scontato che l’anima, dopo la morte, si reincarni ed approdi in un corpo più o meno nobile a seconda della sua capacità di attingere sapienza e conoscenza durante il periodo latente che la separa da un corpo. Egli quindi ci parla di una biga alata trainata da due cavalli: uno bianco che rappresenta la parte più intellettiva dell’anima, la più nobile che tende a portarla in alto, l’altro nero che rappresenta i suoi più bassi istinti e tende a trascinarla in basso verso la reincarnazione.

A guidarli c’è un auriga (la ragione) il cui compito è cercare di guidare la biga verso il luogo dove si ammassano le idee, l’Iperuranio appunto. Più tempo il carro sosterà in questa zona, più sapienza assorbirà e più probabilità avrà l’anima di reincarnarsi in un corpo più nobile. Si noti come la teoria platonica riprenda in parte la teoria di Pitagora e degli orfici secondo cui l’anima è prigioniera di un corpo. Tutto ciò ci potrebbe far sorridere o profondamente meditare ma anche molte dottrine orientali basano il loro credo su concetti analoghi e persino Nietzsche sposò la teoria dell’eterno ritorno.

Pitagora e Platone considerano il corpo la prigione dell’anima declassandolo a semplice contenitore, ma anche la biologia moderna si è spinta a pensare al corpo come supporto al gene, il quale gene può sfruttare un batterio, una pianta, un animale, alfine anche l’uomo, per attingere energia e perpetuare nei milioni di anni la sua immortalità dovuta alla capacità di auto duplicarsi nell’organismo che lo ospita (Dawkins: Il gene egoista).

Ma tornando al déjà vu, la scienza moderna ritiene che la spiegazione più plausibile sia una sovrapposizione delle vie nervose che sottendono alla memoria a breve termine con quelle responsabili della memoria a lungo termine, insomma una specie di groviglio neurale di breve durata, una specie di corto circuito per cui, prima ancora che la memoria a breve termine memorizzi l’evento, le vie nervose della memoria a lungo termine l’hanno battuta in velocità. Per capire il fenomeno dovete pensare che studi effettuati su volontari con la risonanza magnetica funzionale, hanno evidenziato che un neurone può attivarsi prima ancora che gli sia inviato un segnale. Per esempio, se stiamo per toccare un bicchiere per saggiare la temperatura del liquido contenuto, l’area cerebrale cui sarà diretto il segnale dei nostri recettori tattili, si attiverà prima ancora che noi tocchiamo il bicchiere.

Insomma siamo ancora molto lontani dal conoscere perfettamente il funzionamento del nostro cervello nelle sue complesse funzioni e nelle sue enormi potenzialità. Prima di pensare a fatti soprannaturali, a miracoli, veggenze e interventi spiritici, ricordiamoci che i veri miracoli avvengono nel nostro organismo che ci strabilia se ne studiamo a fondo le modalità che sottendono alla nostra vita vegetativa ed a quella di relazione.


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