Per quanto riguarda Venere se, come me, avete preferito dormire piuttosto che osservare il punto nero sul volto di Elio, non temete: fra circa un secolo potrete ignorarlo di nuovo. In compenso il tempo in mezzo lo potreste impiegare ascoltando "L'oggetto di Hoag" dell'oscuro producer Il Delghe (lo trovate all'indirizzo http: //ildelghe.bandcamp.com/album/loggetto-di-hoag), che si presenta come "singolo individio esaurito" con sprezzo del pericolo e lungimiranza semantica. Perché Il Delghe (qualcuno vi dirà di conoscerlo personalmente, addirittura di essergli parente ma non credete loro) è il vero deus ex machina di un mondo autoreferenziale al limite dell'autismo. Un mondo dove finalmente vi potrete liberare da tutte le banalità circa il dolore morale dell'altro mondo; già perché qui il dolore è innanzitutto fisico, un dolore che mangia la carne, che fa esplodere le sinapsi e gonfiare la bolla della rabbia ancestrale che regola la vita sul pianeta delghiano. Ed è così che l'insultare senza troppi giri di parole né velature ipocritamente ironiche gli estimatori della musica indipendente italica si unisce all'ipocondria e ai vizi dell'uomo qualunque rendendo l'aria irrespirabile eppure aprendo squarci di grande musica figlia dei Nine Inch Nails, di Giovanni Lindo Ferretti (prima e dopo il colpo in testa) e i migliori Daft Punk. "L'oggetto di Hoag" è lavoro dalle mille sfaccettature, che sa raccontare cose nuove ad ogni ascolto (lo vogliate o no), che si appiccica al cervello proprio nel momento in cui pensi: "no dai, fa cagare", che non lascia scampo. Un disco profondamente moderno eppure ancestrale perché basato su quello che fa di un uomo un uomo: la paura, la rabbia, il desiderio di rivalsa, l'incomunicabilità e i principi attivi della chimica da quattro soldi che fa sì che questo, ma anche l'altro, mondo si alzi dal letto accettando la condanna a vivere.
Per quanto riguarda Venere se, come me, avete preferito dormire piuttosto che osservare il punto nero sul volto di Elio, non temete: fra circa un secolo potrete ignorarlo di nuovo. In compenso il tempo in mezzo lo potreste impiegare ascoltando "L'oggetto di Hoag" dell'oscuro producer Il Delghe (lo trovate all'indirizzo http: //ildelghe.bandcamp.com/album/loggetto-di-hoag), che si presenta come "singolo individio esaurito" con sprezzo del pericolo e lungimiranza semantica. Perché Il Delghe (qualcuno vi dirà di conoscerlo personalmente, addirittura di essergli parente ma non credete loro) è il vero deus ex machina di un mondo autoreferenziale al limite dell'autismo. Un mondo dove finalmente vi potrete liberare da tutte le banalità circa il dolore morale dell'altro mondo; già perché qui il dolore è innanzitutto fisico, un dolore che mangia la carne, che fa esplodere le sinapsi e gonfiare la bolla della rabbia ancestrale che regola la vita sul pianeta delghiano. Ed è così che l'insultare senza troppi giri di parole né velature ipocritamente ironiche gli estimatori della musica indipendente italica si unisce all'ipocondria e ai vizi dell'uomo qualunque rendendo l'aria irrespirabile eppure aprendo squarci di grande musica figlia dei Nine Inch Nails, di Giovanni Lindo Ferretti (prima e dopo il colpo in testa) e i migliori Daft Punk. "L'oggetto di Hoag" è lavoro dalle mille sfaccettature, che sa raccontare cose nuove ad ogni ascolto (lo vogliate o no), che si appiccica al cervello proprio nel momento in cui pensi: "no dai, fa cagare", che non lascia scampo. Un disco profondamente moderno eppure ancestrale perché basato su quello che fa di un uomo un uomo: la paura, la rabbia, il desiderio di rivalsa, l'incomunicabilità e i principi attivi della chimica da quattro soldi che fa sì che questo, ma anche l'altro, mondo si alzi dal letto accettando la condanna a vivere.
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