Magazine Diario personale

Il deserto dei Tartari

Da Aquilanonvedente

deserto tartariSe questo è veramente un periodo buzzatiano, è impossibile non parlare del Deserto dei Tartari.

Questo libro (che fa parte dei cento libri del secolo eh? mica ciufoli…), insieme a un altro che ho sul comodino, me lo ricordo da una battuta di un professore d’italiano del liceo che, rispondendo a una domanda di uno di noi (“Professore, ma che succede nel Deserto dei Tartari?“), rispose: “Niente. Ma tu leggilo e ti accorgerai che accade una cosa d’importanza fondamentale nella vita di ogni uomo“.

E quella cosa d’importanza decisiva sta nelle ultime pagine del libro, nelle ultime frasi, nelle ultime parole.

Durante la lettura è impossibile non provare simpatia per il protagonista, quel Giovanni Drogo che rimane impigliato nella fortezza Bastiani per tutta la vita, senza capire bene il perché e il percome. Tutti i militari ad aspettare che compaia il nemico dal grande deserto nordico, che darebbe finalmente un senso alla loro permanenza in quella desolata fortificazione all’estremo nord del regno.

Ma purtroppo succede ben poco e la vita del tenente Giovanni Drogo, nel frattempo divenuto maggiore, si consuma tra le ferree regole militari, il desiderio di andarsene, la perdita degli amici nella sua città e, alla fine, la malattia per la quale viene obbligato a lasciare la fortezza proprio nel momento in cui arrivano nuovi militari perché forse sta per accadere qualcosa.

Se è vero che ogni libro esiste nella misura in cui viene letto, nel mio caso vi ho ritrovato tutto il senso del tempo che passa nella smania, nella frenesia, nel vagheggiamento (che può anche diventare sogno a occhi aperti) che accada qualcosa che interrompa, che scombini quel niente dal quale spesso ci si fa avvolgere. Ma spesso questo niente esiste soltanto nella nostra mente, perché in realtà è affollato di persone, di luoghi, di ricordi con i quali noi non riusciamo più a essere in sintonia. Struggente è la scena di Giovanni Drogo che, durante una licenza, incontra la sorella di un amico, della quale era ed è innamorato, ricambiato, ma con la quale non riesce più a entrare in confidenza, se non proprio in intimità. E la lascia andare e si lascia andare, tornando mestamente nella sua fortezza.

Ma cosa accade di così fondamentale alla fine della storia?

Mentre Giovanni Drogo, stanco e malato, si sta dirigendo verso la città, si ferma in una locanda e solo, nella sua stanza, in quella che doveva essere una sera di felicità per gli uomini anche di media fortuna, sentì che il duro carico dell’animo suo stava per rompere in pianto.

Giovanni Drogo sente stringersi attorno a sé il cerchio conclusivo della vita. E dall’amaro pozzo delle cose passate, dai desideri rotti, dalle cattiverie patite, veniva su una forza che mai lui avrebbe osato sperare.

Coraggio Drogo. E lui provò a fare forza, a tenere duro, a scherzare con il pensiero tremendo. Ci mise tutto l’animo suo, in uno slancio disperato, come se partisse all’assalto da solo contro un’armata. E subitamente gli antichi terrori caddero, gli incubi si afflosciarono, la morte perse l’agghiacciante volto, mutandosi in cosa semplice e conforme a natura. Il maggiore Giovanni Drogo, consunto dalla malattia e dagli anni, povero uomo, fece forza contro l’immenso portale nero e si accorse che i battenti cedevano, aprendo il passo alla luce.

Eccola qui la cosa di fondamentale importanza che affronta il protagonista.

La porta della camera palpita con uno scricchiolio leggero. Forse è un soffio di vento, un semplice risucchio d’aria di queste inquiete notti di primavera. Forse è invece lei che è entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvicinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizza un po’ il busto, si assesta con una mano il colletto dell’uniforme, dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.

Vien voglia di dire alla fine: ciao Giovanni. In bocca al lupo.

P.S.: questo film devo averlo in videocassetta. Rimetto in funzione il video registratore e me lo vedo.



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