Magazine Pari Opportunità

Il desiderio delle donne

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

 Ricordo esattamente la data in cui decisi di realizzare un blog che potesse raccontare in ogni post la questione femminile nel nostro Paese al di là delle apparenze che ci possono ingannare.

Io credo che combattere la discriminazione e la violenza di genere in occidente sia più difficile. Le donne occidentali sono apparentemente emancipate. Non possiamo immaginarci, invece, quanto in realtà sia così forte l’oppressione che queste donne subiscono effettivamente. E’ un fenomeno così sommerso quanto è radicata l’idea che l’emancipazione femminile sia ormai raggiunta che è quasi impossibile combatterlo perfino da parte delle donne stesse.

Ho iniziato a contestare l’immagine della donna-oggetto, infischiandomi contro mi dava della moralista perchè convinti che quelle immagini potessero raccontare un’emancipazione femminile in realtà mai avvenuta

Sono partita dalla convinzione che quell’immagine rappresentasse non solo una delle testimonianze della sudditanza in cui vivono le donne nel nostro paese - dove l’immaginario collettivo le dipinge nient’altro che come oggetti, passatempi maschili (quando stiamo fuori dalle cucine) piuttosto che come esseri umani pensanti, con gli stessi diritti, aspirazioni e sopratutto scelte – ma esse raccontano anche il controllo che noi donne subiamo nei nostri corpi e nella nostra dimensione sessuale del desiderio.

Corpi che devono aderire soltanto all’immaginario maschile, resi oggetti del desiderio maschile, poiché si parte dal presupposto che noi donne non abbiamo un desiderio, e di come nell’immaginario collettivo appariamo più volte come appunto- più volte teniamo a ricordare-corpi senza desiderio.

Alle donne è vietato il desiderio, ma anche l’appropriazione dei propri corpi; la libertà di essere sè stesse senza aver paura di non apparire desiderabili dall’altro. La negazione del corpo femminile e l’esistenza della nostra sessualità solo come coppia.

Alle donne di tutte le culture è vietato manifestare il desiderio sessuale. Esso appare vincolato, a tal punto da impedire alle donne stesse di riconoscere di avere un desiderio, quindi dei propri genitali.

Mi sono sempre battuta sul tema della sessualità femminile ed è sempre stato il mio cavallo di battaglia fin dall’inizio.

Non è possibile che una donna non possa manifestare il desiderio e che venga ancora considerata “sporca” soltanto perché desidera allo stesso modo degli uomini. E’ inammissibile, un sopruso gravissimo. Una violenza sessuale.

Penso alle bambine infibulate e che mai avranno l’opportunità di provare piacere, penso alle “spose bambine” vendute dalle famiglie a 8 e 9 anni circa e date in spose a uomini che hanno il doppio, il triplo e il quadruplo della loro età che subiscono gravidanze indesiderate perchè costrette ad avere rapporti sessuali o perché non hanno accesso ai contraccettivi e condannate quindi a morire di parto. Penso che la negazione sessuale non esiste solo in queste culture. Penso infatti a tutte quelle donne costrette alla schiavitù sessuale, messe sulle strade da parenti o partner di cui si fidavano e ai tanti uomini occidentali che consumano sesso da loro pur sapendo che queste ragazze non hanno scelto quella vita. La negazione e il controllo della sessualità femminile ovunque nel mondo, che passa attraverso la manifestazione del potere sessuale maschile mediante l’uso forza fisica, economica e ideologica (fatta di leggi attuate da uomini al potere).

Il mio paese è strano, ingiusto. Metà degli uomini italiani si lamenta della poco disponibilità delle connazionali a letto, ma sopratutto più della metà della popolazione maschile (e femminile) crede che una donna che ha una sessualità con chi vuole e con chi ha voglia sia una prostituta, una puttana, una donna non rispettabile, mentre un uomo come Berlusconi, che ha favoreggiato la prostituzione minorile, che ha tradito sua moglie, che in Italia viene elogiato ed invidiato dalla maggior parte della popolazione maschile che lo considera virile perché nonostante l’età è riuscito a portare a letto tante giovani e belle donne.

L’uomo in Italia, giustificato dalla credenza che “ha più desiderio e quindi potere delle donne”. Si parte quindi dal presupposto che le donne non hanno desiderio e se ce l’hanno diventano oggetto di disprezzo e sberleffo, come se una donna normale non dovrebbe provare piacere.

Penso infatti a quelle donne tra le quattro mura domestiche che devono fare sesso per dovere coniugale anche quando sono troppo stanche. Penso agli stupri, donne e ragazzine costrette a subire rapporti sessuali contro la volontà da uomini convinti che il desiderio sia una cosa maschile.

Perchè il desiderio sessuale è potere. Le donne avrebbero maggior potere sugli uomini se manifestassero il loro desiderio. Il potere di scegliere il proprio destino, ma anche solo il potere. E per potere non intendo che le donne dovrebbero subordinare gli uomini ma raggiungere la parità avendo gli stessi diritti degli uomini, le stesse opportunità e lo stesso trattamento.

Ma questo agli uomini fa paura. Fa paura perché in realtà le donne hanno più potere sessuale degli uomini. Noi possiamo decidere quando fare sesso o meno. Abbiamo lo stesso desiderio dei maschi e sappiamo gestirlo. Non è un caso che gli uomini temano le donne seduttrici perché credono che le vedono una minaccia al loro potere e la loro posizione che occupano nella società facendo analogie con le “prostitute”, anche se c’è poco di prostituzione nel vedere una donna che fa sesso per piacere. C’è poco da offendere le prostitute se sono delle vittime e se la prostituzione l’hanno inventata gli uomini. Ma il termine “puttana” esiste come insulto per scoraggiare le donne e riportarle al “proprio posto”, quindi, ad identificarsi con l’altra categoria: la “santa” o la “moglie”.

Per questo hanno inventato la verginità, il matrimonio, dove la donna deve subordinare la sua sessualità solo per le esigenze del marito come in uno stupro, per riprodurre, hanno inventato i bordelli, dove le donne devono usare il sesso per soddisfare le esigenze maschili, chiuse in un ghetto in una posizione di sudditanza e talvolta anche di schiavitù, tenute segregate e lontane dai posti di comando. Nei bordelli così come nella famiglia, luoghi dove molti uomini si alternato e hanno saputo dividere la “puttana”, colei che serve per il letto, e la moglie colei che deve rinunciare alla sua sessualità perchè si è abbruttita o perchè le donne rispettabili  non possono avere esigenze sessuali.

E se noi donne ci riappropriassimo dei nostri corpi, potremmo usare la nostra sessualità come strumento di piacere personale e di potere come fanno gli uomini?

Eppure ci sono cinque motivi per cui le donne hanno diritto di godere:

  1. Il diritto di godere perché la natura ingiustamente ci ha dato i dolori del parto. Godere, in questo caso, sarebbe una forma di riscatto verso ciò;
  2. Il diritto di godere perché il corpo appartiene a noi, come forma di riscatto verso secoli di sottomissione e soprusi subiti dalle donne;
  3. Il diritto di godere perché l’80% delle donne ha a che fare con i dolori mestruali ogni mese;
  4. Il diritto di godere perché ancora nella testa di molti siamo oggetti sessuali e noi ci prendiamo quello che per secoli è stato considerato d’altri;
  5. il diritto di godere perché se noi godiamo decaderebbe il patriarcato e non ci sarebbe nessuna forma di schiavitù di genere.

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