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Il destino del “maschio”

Da Abattoir

domenica 9 settembre 2012 di

di Giulio Macaluso

Da un articolo del 1996 di Repubblica.

“Buone notizie per quello che fu una volta il sesso debole. Nei paesi occidentali, e soprattutto in America, le donne lavorano sempre di più, occupano posti che sono socialmente sempre più rilevanti, e, quando studiano, sono molto più brillanti dei maschi. Guadagnano, in media ancora meno – è vero – ma la distanza si sta riducendo. Insomma, il futuro è rosa. Per loro. Perché, in modo inversamente proporzionale, il futuro si presenta invece nerissimo per il maschio occidentale. Della scuola abbiamo già detto: le ragazze di fine secolo sono più motivate e sveglie dei ragazzi. Ma non solo: gli uomini che lavorano (e la percentuale degli occupati scende) sono intrappolati in impieghi declinanti, non si riciclano perché non vogliono compiere lavori che considerano “femminili”. Di conseguenza anche la loro affettività è insicura: se sono disoccupati o se hanno posti a rischio, sono partner senza attrattiva. Destinati alla solitudine. E infine, senza possibilità di riscatto. Il maschio solo, lasciato a se stesso tende a non rispettare le regole di comportamento sociale delle quali invece diventa un fiero paladino quando è un padre di famiglia con regolare stipendio. Questo foschissimo quadro viene dipinto, in una bella inchiesta, dall’ Economist, che gli dedica la copertina e pubblica, come prova della tendenza in atto, una serie di tabelle molto eloquenti. La conclusione del settimanale inglese è desolante: a scuola, al lavoro e a casa gli uomini stanno fallendo. Non lo sono ancora: ma se la tendenza in atto continua, nel prossimo secolo diventeranno il vero sesso debole. Forse, tutto ciò può soddisfare le femministe. Una parte della loro rivoluzione si sta compiendo. Anche se prendere – sic et simpliciter – il posto degli uomini, non era esattamente l’ obbiettivo di tutte loro. Perché il punto è questo: l’ Occidente capitalistico ci sta dicendo che la parità sembra un sogno impossibile, se un sesso sale nella scala sociale, l’ altro scende. Potrà anche essere un bene, chissà, ma se va avanti così il ministro delle Pari opportunità dovrà presto occuparsi più di maschi in crisi che di donne.” 

Questo articolo è ancora attualissimo perché la transizione di cui si parla è ancora in corso ed è inesorabile. D’altronde, ormai fa parte della sociologia mitologica urbana: l’uomo odierno è confuso, non sa cosa vuole. Questo, di per sé, non provocherebbe alcun danno se non si associasse a un fenomeno diametralmente opposto: la donna odierna sa cosa vuole, è sicura di sé. Che sia per una relazione temporanea o duratura, prende in mano il timone della nave e organizza partenza, tragitto e approdo.
Per grandi linee si è verificata un’inversione nella posizione di timoniere tra i sessi. Conseguenza ne è una crisi conclamata dei rapporti tra i due, a tal punto che la condizione prediletta è l’esser single. E non è tanto strano né tanto un errore. I cambiamenti sociali hanno bisogno di tempo per essere assorbiti dalle menti e quindi è normale ci si trovi in una fase di studio attrattivo/repulsivo reciproco.
Ma l’uomo ha ceduto il passo volontariamente o forzatamente?
Direi la prima. Niente, se non il buon senso, ha indotto al tentativo delle pari opportunità, ma mentre ciò avviene, parallelamente si è raggiunto invece lo sgancio dalle responsabilità.
L’uomo finalmente si è liberato dal peso di dover necessariamente condurre la barca.
Fino al secolo scorso la predominanza dell’uomo era naturale o indotta dalla società prettamente maschilista? Direi la seconda. Tanto è vero che le donne nel momento in cui si sono potute divincolare da un giogo opprimente, lentamente ma inesorabilmente, se ne sono liberate. E non importa se ancora alcune usano il corpo come merce assecondando reflussi di marcio maschilismo in società.
Nella massa si è andati molto avanti e nei decenni a venire si avrà probabilmente la vera parità, che non è tuttavia raggiungibile tramite una mascolinizzazione delle donne. Questa strada è la più facile da percorrere ma anche la più ricca di insidie e perdite per le donne.
Tornando all’uomo, questo ha scoperto la sua debolezza al di fuori dell’ombrello della società e ha perso la predominanza per diritto. In teoria, doveva sostituirla con l’autorevolezza. Ma così non fu. Uomini autorevoli? Quasi impossibile trovali! Ma se non sanno cosa vogliono, almeno sanno cosa non vogliono?
No, ed è la cosa peggiore. Sempre più uomini vivono attratti solamente dal senso del piacere (che ha sostituito il senso del dovere) nell’eterna e piacevole “Isola che non c’è”, pieni di diritti e avari con i doveri.
Fintamente cinici, i più amano l’amore ma non possono concedersi per impegni non ben precisati. Sono re dell’indeterminato, che si cimentano nella critica ma non cercano soluzioni, solo nuovi rinvii.

Tempi duri, dunque, per gli uomini indeboliti e sorpassati, ma anche per le donne.
Se solo potessero progredire senza abbattere le poche certezze degli uomini…


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