Poi succede che un giorno senti una parola che non avevi mai sentito prima. Neologismi li chiamano. In genere per la prima volta li leggi sul giornale o su un manifesto pubblicitario, o li ascolti alla radio o alla televisione, che anche se sono parole nuove, più o meno il significato lo capisci dal contesto e la prima volta sembra quasi un accidente, uno sbaglio, uno scherzo, finché non li senti una seconda volta e poi una terza, magari da un amico o da un collega al lavoro. E quando li ascolti (o li leggi) vuol dire che in qualche modo sono già in circolo come virus inestirpabili. Nella fattispecie non sai mai se quella che stai ascoltando/leggendo sia la sua prima volta, l'esordio assoluto di quella parola nell'ambito della comunicazione umana, ma in genere se un neologismo si aggira nei territori dei mass media vuol dire che ha già conquistato un suo diritto all'esistenza.
Eppure ci sarà qualcuno, da qualche parte, un demiurgo letterario che li forgia, i neologismi. Non è che le parole nascono da sole, come le canzoni di Vasco, già con le parole. Ogni neologismo avrà pure un suo papà da qualche parte, qualcuno che avrà avuto l'illuminazione per esprimere un vecchio concetto in un modo nuovo, originale e più efficace, o per esprimere una nuova situazione in una maniera più adeguata, più concisa, di quelle che calzano a pennello e si insediano facilmente nelle menti degli interlocutori/ascoltatori/spettatori/lettori, ignari, incolpevoli e ricettivi come spugne vergini, finché magari dopo un po' hanno pure l'onore di finire dentro al dizionario che se le metti nel tema, il prof non te le può più segnare con la matita blu. Robe che funzionano tipo: gugolare, gombloddo, pentastellato, bunga bunga, celodurismo, downloadare, svapare...
E sarebbe tanto, tanto bello poter sapere chi è il papà di queste nuove parole, colui che per primo le ha pensate, e poi scritte e dette (o viceversa), una persona che così, come niente, cambia la vita di noi tutti, perché cambia il nostro modo di comunicare. Sarebbe davvero elettrizzante poter cliccare da qualche parte et voilà, ecco chi è il papà di quella nuova parola!, dargli un volto, un nome e cognome, magari anche la targa di un'auto, un indirizzo, sapere dove andarlo a prendere, insomma, e trascinarlo in un posto appartato, magari dotati di qualche strumento duro e con una certa massa, uno spezzone di tubo innocenti potrebbe andare bene - di quelli per i ponteggi per intendersi -, e dargliele, dargliele, dargliele di santa ragione per avere inventato il termine: apericena.
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