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Il destino dell’italia

Creato il 25 febbraio 2013 da Conflittiestrategie

 

Finalmente ci siamo. Entro domani sera dovremmo sapere su chi è ricaduta la scelta degli italiani, conosceremo chi ci governerà per i prossimi 5 anni che saranno a dir poco problematici.

Sono state elezioni “strane”, tra il comico ed il farsesco – a causa di una classe politica ridanciana a nostre spese e delegittimata trasversalmente da quattro lustri di malgoverno e di bassezze – mentre intorno sta continuando ad infuriare la tragedia di un Paese che ha smarrito sé stesso, la sua identità sociale, politica, economica e culturale.

Non so se vi è capitato di leggere e di sentire gli endorsements di attori, attrici e vip à la page alle coalizioni in lizza. Tali guitti dentro la scena ma fuori dal mondo, partecipi di una irrealtà frivola e vanesia, tra una boutade ed una passata di smalto sulle unghie, hanno dato indicazioni di voto per l’uno o per l’altro dei candidati premier, recitando  a soggetto preoccupazione e senso di responsabilità per l’italia, non sapendo assolutamente nulla dei mali della gente comune.

Ecco, è stata l’epitome esatta di questa campagna elettorale da avanspettacolo combattuta a forza di finte promesse, slogan identitari, battute ad effetto e proposte bislacche. Ovvero, opera da tre soldi che non ha niente a che vedere con Brecht.

Una nazione divisa che non si riconosce nel vecchio establishment, nelle sempiterne élite esecutive lontane dalla realtà, distanti dalla situazione concreta di un Belpaese abbruttito dai giochi di potere, dalle defezioni di sovranità, dallo scempio finanziario, dalla caduta del Pil, dalla disoccupazione e dalle prescrizioni “irreversibili” di organi internazionali e burocrazie comunitarie contro le quali i nostri dirigenti non hanno opposto alcuna resistenza, anche quando ciò implicava la distruzione della nostra prosperità, la prospettiva di un futuro decente per la popolazione.

L’Italia del bipolarismo, dopo l’interregno del Gabinetto tecnico di Monti – architettato da un Presidente della Repubblica eccessivamente sensibile ai richiami esteri - che ha ricevuto l’appoggio di tutti gli schieramenti presenti in Parlamento, si è frammentata in tanti fronti irriducibili ad una sintesi utile alla preservazione dei suoi interessi strategici e vitali.

Anzi, queste stesse istanze imprescindibili e irrinunciabili, per la libertà di una collettività padrona del suo destino, sono state sacrificate sull’altare dell’autoconservazione di corpi partitocratici ammuffiti, legati da un rapporto di sangue e di nervi a potenti lobbies economiche parassitarie (banche, merchant banks, fondazioni, caste sindacali e imprenditoriali, notabilati territoriali), nazionali e, soprattutto, internazionali.  Costoro, in siffatta schiera predatoria, hanno preteso ed ottenuto immani sacrifici dalla popolazione, pur non avendone titolarità morale ed etica, unicamente per la propria misera sopravvivenza, da addossare alla comunità. Così è cominciato il cortocircuito che potrebbe incendiare presto tutta la prateria peninsulare, da Trento a Canicattì.

L’odio della popolazione per le vessazioni subite e gli impegni traditi si sta canalizzando verso forze apparentemente antisistemiche, le quali minacciano di fare tabula rasa dei precedenti assetti statali, ma che, in verità, sono esclusivamente manipoli di sfanculatori portatori di una furia dileguativa (per dirla con Hegel), il cui unico effetto positivo sarà di trascinare le contraddizioni rapidamente al punto di rottura, cosicché il declino non si trasformi in una lenta ed ancor più perniciosa agonia ma si tramuti nel classico sparo alla nuca. Tra ingovernabilità e discredito generale non passerà molto tempo per la definitiva débâcle della Repubblica.

Alla fine dovremo ringraziare il Movimento di Grillo per non averci fatto soffrire troppo ed averci dato il risolutivo colpo di grazia. Giacché, quando l’orda del comico entrerà alla Camera e al Senato (salvo scouting accelerato, in ogni caso poco risolutivo), aule che saranno certamente afflitte da trasformismi e precarietà, sarà come un’onda anomala di dimensioni gigantesche che spazzerà via gli infingimenti e le sempiterne tresche altrui, però allagando, al contempo, il terreno politico sotto i suoi stessi piedi. Terreno sul quale non crescerà più nulla per un bel lasso di tempo. Questo evento terribile si concretizzerà al massimo nel giro di uno o due anni. Sono tanti gli indizi che fortificano questa convinzione.

L’Italia avrà il suo anno zero, dovremo attendere  che si ritirino le acque per ricominciare, conteremo i danni e le vittime, e sull’humus rifertilizzato dal cataclisma dobbiamo sperare che giungano finalmente uomini giusti e avanguardie politiche capaci, con competenze strategiche adeguate e attrezzi politici perfezionati, a piantare nuovi semi di civiltà e di dignità pubblica.

I veri cambiamenti hanno prezzi elevatissimi. Non è più epoca di burle e di false metamorfosi come quella di Mani pulite. Siamo giunti al redde rationem conclusivo.


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