È uscito il nuovo disco di Dente.
Tanti lo definiscono il disco della maturità.
L’ennesima conferma di uno dei cantautori più interessanti degli ultimi anni.
Musica pop, radici che affondano nella tradizione musicale italiana, nella bossa nova, nel Battisti di Anima Latina. Giochi di parole sempre azzeccati. Piccole storie di vita.
Amore. Leggerezza. Amore. Disillusione. Amore.
Quasi sempre amore.
Spesso finito male.
Una combinazione di elementi che funziona bene.
Sempre quella.
Che, disco dopo disco, si affina. E migliora.
E Dente occupa pagine di giornale.
Tante recensioni.
Diventa quasi famoso.
Il Battisti della nostra generazione.
Il De Gregori degli anni scemi.
A questo punto – penso – potrebbe piacere anche a mia madre.
Io tra di noi è uscito l’11 ottobre su Ghost Records.
E, come ho scritto, è bello.
Più dei precedenti?
Forse.
Di certo contiene pezzi geniali – come ce ne sono anche in altri dischi – come “Piccolo Destino Ridicolo”.
Che dice come il destino sia una cazzata.
Quello stesso destino che molti cercano in ogni aspetto dell’esistenza, anche nel più insignificante, sperando che le cose acquistino un senso.
Più che il destino, è stata la tua amica scema che vi ha unito
E poi il peso di una vita così inutile.
Più che il destino, è stata la tua testa vuota che vi ha unito
E poi parole di poeti così poveri
Più che il destino, è stata la tua voglia e la sua noia che vi ha unito.