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Francia, XIX secolo: un barbiere pazzo uccide un suo cliente e ne vende i resti ad un cuoco, che li fa sparire utilizzandoli come ripieno per torte. La storia avrebbe avuto luogo in Rue de La Harpe a Parigi ma, dopo che i colpevoli furono giustiziati, i loro negozi sarebbero stati distrutti dalle autorità nel tentativo di cancellare ogni traccia dell'orrendo misfatto dalla memoria collettiva.Risalendo le cronache fino al XVI secolo, si trova traccia di un criminale scozzese di nome Alexander “Sawney” Bean, che sarebbe vissuto in una caverna lungo la costa a Bannane Head, nel Galloway (ora Ayrshire Meridionale). Egli era a capo di un clan di assassini di 48 persone, molte delle quali membri della sua famiglia. Si dice che le sue vittime furono moltissime, probabilmente oltre un migliaio: coloro che sventuratamente si trovavano ad incrociare la loro strada venivano derubati e poi uccisi, e i loro resti cucinati e mangiati. Questa storia è riportata sul Newgate Calendar, un registro dei crimini redatto nel carcere di Newgate a Londra.
Furono queste storie a servire da genesi per quella fittizia di Sweeney Todd, entrata di diritto tra i classici dopo essere stata portata innumerevoli volte al cinema e a teatro? Oppure il diabolico barbiere esistette veramente, come alcuni affermano? Così come l'esistenza di Sawney Bean è dibattuta da molti storici, ma nel tempo la storia è diventata leggendaria, anche nel caso di Sweeney Todd nessuno può affermare con assoluta certezza che sia davvero esistito, ma nemmeno il contrario.
Quando il 21 novembre 1846 il “The People's Periodical” pubblicò la storia “A string of Pearls: A Romance”, di fatto presentando al pubblico la prima incarnazione letteraria di Sweeney Todd, lo fece per cavalcare l'onda della “letteratura criminale” che allora era molto in voga. Era l'epoca tardo vittoriana, caratterizzata da grandi sconvolgimenti sociali legati alla rivoluzione industriale ed in cui l'alfabetizzazione, fino a quel momento appannaggio di pochi privilegiati, prese a diffondersi a macchia d'olio, inesorabilmente; e fu così che alla letteratura colta se ne affiancò una popolare, che calcava la mano sul dramma sentimentale ed anche sul sangue. Le letture raffinate cominciarono lentamente a scomparire per lasciare il posto ad altre alla portata di tutti, e gli editori si adeguarono ben presto a questa tendenza abbandonando le pubblicazioni più costose in favore di altre più economiche. Nacquero i cosiddetti “penny blood” e “penny dreadful”, che contenevano storie popolari a puntate e si chiamavano così perché con un penny era possibile prenotare il numero successivo. Spesso i protagonisti di queste storie erano criminali perché si tendeva a glorificare il crimine, rendendolo seducente, e a trasformare i criminali in eroi romantici, un po' come in seguito accadde, in Francia, nelle rappresentazioni del teatro Gran Guignol. Personaggi del genere furono ad esempio Dick Turpin, Spring Heeled Jack, Verney il vampiro...Sia la letteratura criminale che gli spettacoli grandguignoleschi costituivano l'esaltazione del macabro, della violenza e del grottesco ad uso e consumo della classe operaia, quella che per forza di cose non poteva aspirare a fruire del lato intellettuale dell'arte (né lo desiderava), ma soltanto di quello ludico.La maggior parte degli autori delle storie pubblicate sui “penny blood” e “penny dreadful” non erano scrittori professionisti, erano malpagati, e spesso l'attribuzione delle storie a questo o quell'autore era incerta.Fu questo il caso della succitata storia “A string of Pearls: A Romance”che per molto tempo fu attribuita a Thomas Peckett Prest, mentre in tempi più recenti si è fatta strada l'idea che sarebbe stata scritta da James Malcom Rymer. Lì il barbiere non agiva per vendetta, ma semplicemente per derubare i suoi clienti, probabilmente spinto da un impulso sessuale che sublimava uccidendo con un'arma da taglio. Quanto al suo aspetto, non somigliava minimamente all'alto, aristocratico Sweeney incarnato da Johnny Depp: era invece basso, tozzo, quasi neanderthaliano, con capelli neri e cespugliosi nei quali teneva i pettini e le forbici. In un certo senso, era un personaggio comico: un barbiere con i capelli perennemente spettinati e l'aspetto trasandato suscitava ilarità. Il nome Sweeney (che significa all'incirca “alto e ciondolante”), così in contrasto con il suo aspetto, costituiva di certo un secondo motivo di ilarità.
Secondo la maggior parte degli storici, Sweeney Todd è il frutto di una leggenda popolare e non una persona realmente esistita, tanto che il suo nome è stato escluso dalla maggioranza delle enciclopedie che riguardano gli assassini seriali, eccetto che dalla Newton e dalla Haining, che invece ritengono ci siano sufficienti elementi per stabilirne l'autenticità. Wikipedia lo descrive come un personaggio realmente esistito, prendendo da queste fonti i suoi dati biografici: nato il 16 ottobre 1756 a Londra, il suo primo omicidio databile forse al 1785, morto il 25 gennaio 1802 per impiccagione (il musical di Broadway e il film di Tim Burton ambientano la storia circa un secolo dopo). Le vittime da attribuirgli, tutte uccise nel suo salone al numero 186 di Fleet Street, sarebbero oltre 160.Forse la leggenda popolare, come tutte le leggende, ha una base di verità. Ma che sia esistito davvero o che sia solo il frutto della fantasia di un mediocre scrittore, è evidente che Sweeney Todd ha lasciato il segno fin dalla sua prima apparizione.Non si tratta solo del fascino del male, è che le azioni di questo personaggio affrontano uno dei principali tabù dell'umanità fin dalla notte dei tempi, quello relativo al nutrirsi di carne umana. Non a caso tra le tematiche dell'orrore in assoluto più paurose c'è il cannibalismo: ne sono stati illustri portavoce alcune registi “cult” del cinema italiano di genere, quali Aristide Massaccesi (Emmanuelle e gli ultimi cannibali, 1977, e Antropophagus, 1980 ), Umberto Lenzi (Il paese del sesso selvaggio, 1972, Mangiati vivi, 1980, Cannibal Ferox, 1981), Sergio Martino (La montagna del dio cannibale, 1978) e, naturalmente, Ruggero Deodato (Ultimo mondo cannibale, 1977, e il celeberrimo Cannibal Holocaust, 1979.
Ma la storia di “Sweeney Todd” fa più che affrontare semplicemente il tema cannibalico, ci mette di fronte all'atavica e inconscia paura di ritrovarsi a mangiare senza saperlo, o perché costretti, la carne dei propri cari. Come nel mito di Atreo e Tieste, i due figli dei sovrani di Olimpia che sono in competizione per il possesso del regno di Micene: Atreo ne esce vincitore e Tieste, per vendicarsi, decide di sedurre Erope, la moglie del fratello; esiliato dal regno, vi ritorna tempo dopo su invito di Atreo, che gli ha promesso la riconciliazione e metà del regno. Ma Atreo sta fingendo, in realtà non è soddisfatto della punizione inflitta al fratello e medita una vendetta ancora più atroce: fa assassinare i figli di Tieste (eccetto Egisto, che riesce a salvarsi), li taglia a pezzi e li fa bollire, e li offre al fratello durante un banchetto. Quando Tieste scopre di esserci cibato dei propri figli impazzisce dal dolore e lancia una maledizione su Atreo e la sua discendenza, che avrà conseguenze tragiche per Agamennone, figlio di Atreo, sua moglie Clitennestra e i loro figli. Ma questa è un'altra storia... Da Micene a Londra si reitera la tragedia, è la maledizione della carne che coglie coloro che non sanno scegliere il perdono!
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