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Il dialogo papa Francesco-Scalfari può essere fecondo per tutti
Creato il 13 settembre 2013 da Gaetano61«La fede cristiana, la cui incidenza sulla vita dell'uomo è stata espressa attraverso il simbolo della luce, spesso fu bollata come il buio della superstizione. Così tra la Chiesa da una parte e la cultura moderna dall'altra, si è giunti all'incomunicabilità. Ma è venuto ormai il tempo - e il Vaticano II ne ha aperto la stagione - d'un dialogo senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro». (papa Francesco, lettera pubblicata da la Repubblica l'11 settembre 2013)
Il cambio di rotta che la lettera di papa Francesco rappresenta, è stato così delineato nella risposta di Eugenio Scalfari pubblicata ieri:
«Queste parole sono al tempo stesso una rottura e un'apertura; rottura con una tradizione del passato, già effettuata dal Vaticano II voluto da papa Giovanni, ma poi trascurata se non addirittura contrastata dai due pontefici che precedono quello attuale; e apertura ad un dialogo senza più steccati».
Ma il dialogo Francesco-Scalfari non convince l'Uaar, l' "Unione degli atei e agnostici razionalisti", che in un suo comunicato così afferma:
«Cosa dire dunque di questa lettera fatta di belle parole e buone intenzioni? Sicuramente, già il fatto che il capo della Chiesa risponda e cerchi di intavolare una discussione è positivo. Lascia piuttosto perplessi l’atteggiamento dell’altro interlocutore laico. Quello che ci domandiamo noi leggendo Scalfari è piuttosto: perché un non credente dovrebbe cercare una legittimazione dal papa? Chiedergli delle rassicurazioni e giocare con le sue regole, atteggiandosi anche a “pecora smarrita“?» (qui, il testo integrale del comunicato stampa)
Il comunicato dell'Uaar così prosegue:
«Il papa piace a molti (non a tutti, anche all’interno del mondo cattolico) per il suo atteggiamento da curato di campagna affabile con tutti e per i gesti apparentemente semplici. Il problema è che ora non ricopre più un ruolo di quel tipo: è il capo assoluto di un’organizzazione gigantesca e verticistica. Quando invita a usare i conventi chiusi per ospitare i rifugiati, non si rende conto (o non si vuole rendere conto) che ha il potere di farli aprire. Il suo stile è indubbiamente diverso e migliore di tanti suoi predecessori, ma nel contempo il resto della Chiesa, a cominciare dai cardinali, continuano il loro business as usual: non si rileva alcun cambiamento».
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Un mio commento: è vero, come afferma l'Uaar, che alle parole di Francesco dovranno seguire i fatti, atti di governo della Chiesa conseguenti alle parole innovative e per molti versi mai ascoltate da un papa. Non mi sembra, però, nemmeno giusto non cogliere la novità assoluta rappresentata da papa Bergoglio in questi primi mesi di pontificato, sintetizzabile, secondo me, nel ridare alla Chiesa il ruolo che le è proprio di guida spirituale, allontanandosi via via da cure di tipo temporale e di gestione del potere. Uno spirito davvero laico non è pregiudizialmente chiuso (proprio in quanto laico) alle novità e al pensiero di chi condivide altri valori, a partire, in questo caso, dall'opzione della fede in un'entità chiamata Dio. E nemmeno mi sembra generoso, coma fa l' "Uaar", definire Scalfari un "non credente in cerca di una legittimazione dal papa". Scalfari, che, certo, non ha bisogno della mia difesa, si è definito, nel suo editoriale del 7 agosto 2013, come «un non credente che è da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth, figlio di Maria e di Giuseppe, ebreo della stirpe di David. Ho una cultura illuminista e non cerco Dio. Penso che Dio sia un’invenzione consolatoria e affascinate della mente degli uomini». Un dialogo, quindi, che non nasconde le posizioni di partenza e che, proprio per questo, può essere fecondo per tutti.
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