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Il Diario di Lucy: Capitolo III. Tacchi a spillo.

Creato il 04 maggio 2012 da Rvassallo @RVassallo

Che le cose non sarebbero più state le stesse, se ne accorse anche il direttore del centro vendite, dove Lucy lavorava.

La ragazza entrò dunque con aria di sfida, facendosi annunciare da ciò che le donne amano di più e cioè dalle sue scarpe. Le calzature nelle donne sono un’arma di seduzione e più il tacco è alto, più il rumore dei passi si fa gréve e più il movimento diventa sensuale. Saper camminare sui tacchi è il primo passo verso una scalata al vertice.Lucy però aveva sempre preferito le comode “ballerine” ai trampoli che le sue colleghe usavano abitualmente, non avendo equilibrio.

 “Equilibrio”, era una parola che aveva sempre e solo associato alle scarpe, senza sapere che quel vocabolo poteva avere ben altre valenze. Stabilità, fermezza, ma anche armonia, proporzione e ordine, tutto quello che a lei mancava, ed era strano ora trovarlo proprio in un paio di scarpe.

 Quei tacchi alti che la slanciavano e la facevano apparire non solo più alta, ma più sicura, più protetta e più sfacciata, come se osservare il mondo da quattordici centimetri di tacco le avesse dato accesso allo scettro del comando. Strano a dirsi ma era così.

Il ticchettio dei suoi passi che echeggiavono per le stanze, il suo ancheggiare consapevolmente esagerato, quel porsi maliziosamente di fronte agli altri, bhè, era diventato ora per Lucy una cosa naturale come respirare.

 Così quando apparve dinanzi agli occhi del direttore, costui da prima si sfregò gli occhi increduli, poi quando tentò di parlare, un groppo si formò nella gola.

Tutti i suoi cinque sensi erano occupati a percepire qualcosa; la vista in quella bellezza inaspettata, l’olfatto catturato da quel profumo sensuale che solo le donne sanno usare, il gusto della saliva che si seccava in gola, il tatto che ora più che mai fremeva e l’udito soggiogato dal ticchettio di quei tacchi quattordici.

 Nessuno proferì parola, solo un sogghigno beffardo si disegnò sulle labbra rosse di Lucy, quando con un cenno salutò il direttore lasciandolo a penzolare come un pezzo di stoccafisso.

 Questa è la partita di ritorno pensò, uno a  zero a palla al centro.

 



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