Magazine Diario personale

Il Diario di Satana - giorno #1

Da Fededragogna
Per capire dove un giorno avevamo sbagliato.
Giorno uno. Giovedì 25 febbraio.
Prima di schiacciare rec bisogna guadare Milano, che non è come dirlo.
Il sole splende e promette blocchi del traffico, quindi bici sia - ed è tutto un dribblare portiere che si aprono.
La via maestra che conduce allo studio è lunga, ondulata e infelicemente ricca di pavé, ciottolati, buchi nell'asfalto dove vomitare odio per l'amministrazione glitter del comune e, soprattutto, piccoli sprazzi del popolo della mattina - il periodo della giornata in cui le cose succedono comunque anche quando credi non stia succedendo nulla. Tra le altre, succede un matrimonio cinese con limousine bianc, sposa davvero incantevole e inevitabile congestione del traffico nei pressi delle quali (limousine e sposa) salutate dai timidi clacson dei connazionali e dalle estroverse bestemmie dei milanesi. Poco prima, i resti della piccola scuola di circo - a lungo popolata da conigli guardiani abbandonati - poco più in là l'Arena, che risuona della gioia primordiale e decisamente italiana dei bambini delle elementari di tutta Milano - invitati a correre e a sviluppare il proprio senso della competizione dall'inevitabile giornata di atletica che tutti gli ex-bambini milanesi ricordano con alterno piacere.
Nello zaino ho una bistecchiera impolverata e incrostata che potrebbe rivoluzionare l'annoso problema dei pranzi in studio.
Il ventaglio di strutture che la zona offre per le libagioni, per quanto ampio sulla carta, si dimostra nocivo sulla distanza.
Nell'ordine,
-zona gastronomie e focacce della vicina giunonica Esselunga di Ripamonti (sapori low-cost cristallizzati, polli indegiribili, patate svenute e insalatine di soia e diamanti)
-panini dello scontrinero (tabaccaio noto per la sua spudorata evasione fiscale)
-le pizze di Willy (dei cerchioni di formaggio attraenti e minacciosi)
-il riso cantonese e accantonabile di un cino-italo-cinese adiacente (per i periodi di estrema povertà)
-i pessimi spaghi di Saporacci (ovvero una teglia di kacuniudon giapponesi di dubbia provenienza ma dal gusto convinto)
-le truffe farinacee di Bollani (panettiere di quartiere arricchito che si crede ormai un lounge-bar sulla quinta strada)
Sei fornitori di calorie capaci di minare il budget del disco, la nostra già triste forma fisica e il buonumore.
Nasce così il piano bistecchiera, anche se di bistecche non se ne vedranno per un po'.
Sullo sfondo di queste intricate trame alimentari, il disco.
La batteria di Michelino ha grappoli di microfoni che la incorniciano e indicibili soluzioni microfoniche di fronte.
La prima tornata di pezzi brilla per essenzialità e brutalità ritmica: a sentire solo i take di batteria sembra di essere in una tribù dell'isola di Sumatra fulminata da una Roland tr909.
Il lavoro di Michelino consiste quindi nel picchiare tanto o tantissimo mentre un click gli attraversa il cervello a volumi brutti.
Divi si dedica al collage con una Repubblica scaduta e ottiene con sommo gaudio la striscia "il concerto di Aldo Cazzullo con Diego Anemone e Alvin Superstar" che attacca prontamente su una parete della regia.
Fuori intanto una pioggia francamente stronza allontana le polveri sottili e complica la traversata serale verso un pasto caldo.
Sono le otto e nessuno riuscirebbe a pronunciarsi su come sia passato il tempo nelle ultime dieci ore.
Non vola, non rallenta: pare il tempo dei campi, quello che fa maturare le pannocchie. E noi lì davanti ad aspettare di poterle buttare nell'acqua bollente.

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