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Il Diavolo in Gonnella

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

Oggi voglio ricordare  Alfonsina Morini, una ciclista italiana che ha combattuto tanto per poter realizzare i suoi sogni, perseverando e non facendosi scoraggiare dalle critiche della gente che le puntava il dito contro in quanto vista come una donna che tentava di entrare in un mondo dai più considerato maschile.

Alfonsina MoriniAlfonsina Morini

Alfonsina correva in bicicletta ai tempi di Girardengo e Pellissier ed è passata alla storia per essere stata l’unica donna  ad aver partecipato al Giro d’Italia nel 1924, sfidando così il maschilismo sportivo e riuscendo ad accumulare numerosi riconoscimenti internazionali.

Margherita Hack nel video
Margherita Hack nel video “Alfonsina e la bici”

Da molti è considerata una pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile. Nel 2010, il gruppo folk rock Têtes de Bois, le rende omaggio dedicandole una canzone “Alfonsina e la bici”, dove, nel relativo videoclip compare niente popo di meno che l’astrofisica Margherita Hack  alle prese con manubri, catene e telai.

Alfonsina Morini negli anni 20
Alfonsina Morini negli anni 20

Alfonsina Morini nasce a Castelfranco Emilia il 16 marzo 1891 da una famiglia di contadini. Iniziò a correre con una  vecchia bicicletta del padre ed era stata la “vedette” delle competizioni sportive della zona. La gente di Castelfranco l’aveva soprannominata “il diavolo in gonnella“. Ovviamente in quei tempi, la sua passione non era ben vista da amici, parenti e genitori. Tutti le si opposero con fermezza ad eccezione del marito Luigi Strada, con il quale si sposò nel 1915.

Luigi, uomo senza pregiudizi, non ostacolò mai la passione delle moglie, regalandole addirittura, come dono di nozze, una bici da corsa nuova.

Nel 1916 la coppia si trasferì a Milano, dove Alfonsina iniziò ad allenarsi seriamente supportata dal marito che divenne il suo manager.

Nel 1924 Emilio Colombo direttore della “Gazzetta dello sport” ammise Alfonsina al Giro d’Italia. A quei tempi le strade non erano asfaltate, le biciclette pesavano almeno venti chili, il cambio di velocità non esisteva e nonostante ciò Alfonsina dimostrò che anche le donne potevano compiere la immane fatica ed erano in grado di sostenere lo stress fisico imposto dal Giro .

Partì e compì regolarmente 4 tappe: la Milano-Genova (arrivando con un’ora di distacco dal primo ma precedendo molti rivali), la Genova-Firenze (in cui si classifica al cinquantesimo posto su 65 concorrenti), la Firenze-Roma, giungendo con soli tre quarti d’ora di ritardo sul primo e davanti ad un folto gruppo di concorrenti, e la Roma-Napoli dove conferma la propria resistenza.

Nella tappa L’Aquila-Perugia, invece, Alfonsina arrivò fuori tempo massimo. A quel punto i giudici si divisero in due fazioni: chi voleva estrometterla e chi era favorevole a farla proseguire.

Emilio Colombo,  avendo capito quale curiosità suscitasse nel pubblico la prima ciclista italiana della storia, propose un compromesso ovvero far proseguire ad Alfonsina la corsa senza essere considerata in gara.  Alfonsina acconsentì e continuò a seguire il Giro fino a Milano, osservando gli stessi orari e gli stessi regolamenti dei corridori. Un giro di dodici tappe per un totale di 3618 chilometri, che si concluse con la vittoria di Giuseppe Enrici dopo il duello con Federico Gay. Dei 90 corridori partiti solo 30 arrivano a Milano. E Alfonsina era tra loro.

Negli anni successivi le venne però negata la possibilità di iscriversi al Giro, purtroppo mal si tollerava una donna che non solo sfidava apertamente gli uomini, ma riusciva addirittura a batterne alcuni.

Alfonsina però non si diede per vinta, partecipò ugualmente per lunghi tratti, come aveva fatto al suo esordio, conquistando l’amicizia, la stima e l’ammirazione di numerosi giornalisti, corridori e degli appassionati di ciclismo che continuavano a seguire le sue imprese con curiosità, rispetto ed entusiasmo. Partecipò a numerose altre competizioni finché nel 1938, a Longchamp, conquistò il record femminile dell’ora (35,28 km).

Rimasta vedova di Luigi Strada, Alfonsina si risposò, il 9 dicembre 1950, con un ex ciclista, Carlo Messori, con l’aiuto del quale continuò la sua attività sportiva fino a che non decise di abbandonare lo sport agonistico. Disputò, vincendo, la sua ultima gara nel ’56, a 65 anni: una corsa per veterani in un circuito a Nova Milanese.

La sua passione per il ciclismo non venne mai meno. Aprì a Milano un negozio di biciclette con una piccola officina per le riparazioni.

Abbandonò la sua bicicletta solo molti anni dopo, vinta dalla stanchezza, per una moto Guzzi 500 cmc.

Alfonsina  in sella alla sua moto Guzzi 500 per le vie di Milano
Alfonsina in sella alla sua moto Guzzi 500 per le vie di Milano

Morì il 13 settembre del 1959 all’età di 68 anni, a causa di un incidente con la sua moto.

Fonti: Qui, Qui, Qui, Qui 

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