C’è un proverbio che mi piace molto e che uso spesso (e probabilmente anche in questo caso) a sproposito: la più grande astuzia del diavolo è aver fatto credere a l’uomo di non esistere. Mi imbatto in questo post, con rimando a questo video, si tratta di un servizio della trasmissione Agorà in cui una giornalista ferma il parlamentare 5s Bonafede e gli chiede lumi sulla lettera accusatoria della Lombardi nei confronti nelle presunte spie all’interno del movimento, il servizio è poi messo a confornto con l’intervista integrale in cui Bonafede parla del suo lavoro in commissione giustizia sul voto di scambio politico-mafioso, sui reati ambientali e sul problema del sovraffollamento delle carceri, effettivamente parte non presente nel servizio di Agorà. Il resto del video, come del resto il post sul Blog di Grillo, è un’accusa di manipolazione dell’informazione nei riguardi del programma di Rai3 e della televisione tutta, manipolazione atta a screditare il lavoro del movimento 5 stelle. Ma cosa c’entra il proverbio? Dove sta il diavolo? In realtà l’astuzia del proverbio in questo caso viene sovvertita. Andiamo per gradi. L’intento giornalistico dell’inviata non era indagare sull’attività dei parlamentari 5 stelle, ma fare luce sull’affaire delle spie, e nessuna valutazione sul loro lavoro è stata fatta durante il servizio. Un argomento poco interessante? Forse, ma la parte tagliata dal servizio era una risposta elusiva, che nulla aveva a che fare con la domanda fatta dalla giornalista. Per capirci è come se a Enrico Letta chiedessi dei 101 “traditori” durante l’elezioni del Presidente della Repubblica e lui mi rispondesse parlando dell’Imu. Se tagliassi una divagazione di questo tipo penso che nessuno ci troverebbe nulla di strano. Inoltre si tenga conto che un servizio deve rispettare determinati limiti di tempo, e considerando la favella di certi personaggi sarebbe impraticabile ogni qualvolta proporre il girato integrale di un’intervista. Certo ciò presta il fianco a possibili manipolazioni, è indubbio, ad evitarlo, almeno in parte, ci sono la deontologia professionale (con relative sanzioni in caso di trasgressione), il diritto di replica nonché la possibilità di registrare a propria volta l’intervento, come ha fatto chi accompagnava Bonafede. Ma il video di risposta di Bonafede fa qualcos’altro; evoca il diavolo, e ne dà per scontata l’esistenza, pur non essendovi elementi sufficienti per affermarlo. Fa un’accusa di manipolazione dell’informazione quando è l’accusa stessa ad essere una manipolazione dell’informazione, in quanto instilla nel lettore il presupposto che da parte dell’intervistatore vi sia la volontà di screditare il Movimento 5 Stelle.
Sicuramente qualcuno che nei commenti del post parla addirittura di diffamazione nei confronti di Bonafede, invitando alla querela (sai che risate?), troverà inaccettabili queste mie parole, ma in fondo ho fatto solo quello che suggerisce il video nel suo finale, ovvero trarre le mie opinioni, e quindi chi sostiene che il video dimostri in maniera matematica (e quindi inopinabile) la tesi della manipolazione, a rigor di logica si smentisce da solo.