Vista dalla loro prospettiva, l'esortazione dell'Ocse renderà felici non pochi studenti. Secondo uno studio del Programma di valutazione dei sistemi educativi (Pisa), infatti, bocciare non è la migliore cura al fine di accompagnare l'alunno verso un percorso evolutivo che gli permetta di recuperare il tempo perso durante l'anno scolastico. La pratica, semmai, è sbagliata e dannosa. Può provocare l'effetto opposto. “Nei Paesi in cui un maggior numero di studenti ripete gli anni scolastici – viene spiegato nel Rapporto – la performance globale tende ad essere inferiore e il background sociale ha un impatto maggiore sui risultati di apprendimento che in Paesi in cui meno studenti ripetono”. In altre parole, i ritardi dei ripetenti si ripercuotono sul resto delle classi. Senza dimenticare, inoltre, l'impatto economico. Pare che ogni bocciatura costi in media tra i dieci e i 15 mila dollari. Secondo le stime, aggiornate al 2009, il 13-15 per cento degli studenti nell'area Ocse ha ammesso di essere stato bocciato almeno una volta. Di questi il sette per cento alle elementari, il sei per cento alle scuole medie inferiori e il due per cento alle superiori. In Francia e in Belgio si arriva al 30% di bocciati (almeno una volta, sempre), in Gran Bretagna e in Finlandia la percentuale si attesta attorno al sette, in Giappone è quasi nulla. In Italia, invece, è stato bocciato il 18% degli alunni. Occupiamo la 22esima posizione di questa speciale classifica.
(continua su T-Mag)
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