Nel video qui sopra vediamo Arthur C. Clarke in un programma della BBC del lontano 1964 nel quale azzarda una serie di previsioni futurologiche - alcune si sono poi rivelate corrette, altre meno. Nell'era del telefonino ci sembra ormai scontata quella secondo la quale "potremo chiamare qualcuno senza sapere se sia a Thaiti o a Londra", ma ai tempi avra' sicuramente fatto alzare qualche sopracciglio. Meno azzeccata, invece, e' la deduzione che, di conseguenza, non sara' piu' necessario andare in ufficio di persona. Ma la parte interessante, fa notare Kevin Kelly sul suo blog, e' quando Clarke sostiene che se considererete ragionevole una previsione, si tratta probabilmente di una previsione sbagliata, perche' "il futuro non e' ragionevole, e' fantastico!" Se un visitatore dal futuro ci raccontasse esattamente la sua realta' quotidiana, nessuno lo prenderebbe sul serio - le sue storie sarebbero, letteralmente, incredibili.
Secondo questa teoria, un futurologo si trova davanti ad un dilemma: le previsioni credibili si dimostreranno sbagliate, mentre quelle corrette sembrano troppo fantasiose per essere prese seriamente. La scelta che il nostro futurologo deve compiere e' se essere accettato, pur facendo previsioni che non si realizzeranno, o se essere ridicolizzato o ignorato, pur facendo previsioni corrette.
L'unica speranza, continua Kelly, e' di bilanciare credibile e incredibile, plausibile e fantastico. Questo e' l'equilibrio che gli autori di fantascienza cercano di ottenere, ma nessuno vuole essere ignorato, il che inevitabilmente spinge verso visioni piu' plausibili che fantastiche.
La morale della favola, secondo Kelly?
La stragrande maggioranza delle previsioni futurologiche e' troppo ragionevole per essere corretta. Il che, da queste parti, non puo' che rincuorarci. Dopotutto, concetti a noi cari quali l'immortalita' fisica, il trasferire una mente in un supporto robotico o trasformarla in software, sono ancora visti come nient'altro che fantasie dalla stragrande maggioranza della popolazione mondiale...
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