È il passaggio cruciale. Per chi? Per lui o per noi?
Cerchiamo di capirlo: Renzi ha incassato il no, prevedibile di Sel e Lega che resteranno all’opposizione. Grillo, di malavoglia lo incontrerà ( lo ha definito – tra le altre cose – “l’Arlecchino servitore di due padroni, Berlusconi e De Benedetti”) ma, solo perchè il suo popolo, gli iscritti, hanno votato si, nel web. Ma appare chiaro che il M5S non può stare all’interno di un governo che è la degna prosecuzion
Renzi deve fare un nuovo governo, se vuole tenersi stretta la poltrona appena guadagnata. Deve accelerare e lavorare al programma e alla squadra dei ministri che lo affiancheranno e su cui infuria, inevitabile, il totoministri.
Riuscirà a incidere su burocrazia e fisco e a creare nuovo lavoro?
Renzi comunque ha capito che l’Italia si può cambiare solo stando nel palazzo del potere, nella stanza dei bottoni. Con tutti i rischi del caso, compreso quello di bruciarsi. Gli italiani gli riconoscono determinazione, carisma e rapidità. Tre qualità che potrebbero non bastare. Sulla sua starda incontrerà molti ostacoli. Anche lui, come Letta, l’appena scalzato, dovrò convivere con alleati che hanno idee differenti dalle sue. Poi ci sono i vincoli di stabilità imposti dai trattatti europei. Non disporrà quindi di risorse adeguate per il rilancio economico. Infine sarà sostenuto da una maggioranza parlamentare numericamente debole.
Ma Renzi, ora è lì, su quella poltrona (che mai avrebbe tolto a Letta) insieme alla questione politica.
Cosa farà, oltre alla legge elettorale (quella gliela concediamo) e come lavorerà su quei temi che mordono la società italiana?
Niente cambia e tutto cambia. Ma la rottamazione non c’è più.