Il dilemma del governo Renzi

Creato il 19 febbraio 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

L’armata informativa de La7 schiera in prima serata, tutte le sue armi: Tg, Ottoemezzo e lo speciale Bersaglio mobile e sfida  Sanremo parlando di attualità politica. La7 dunque propone un  tor de force sulla politica, accendendo le telecamere  per commentare le prime mosse di Renzi Premier incaricato e si impegna a sviscerare, capire, ipotizzare, quella che, usando le parole di Mentana si definisce “una giornata importante” ovvero le consultazioni di Renzi con il resto dei partiti per la formazione del nuovo governo.

È il passaggio cruciale. Per chi? Per lui o per noi?

Cerchiamo di capirlo: Renzi ha incassato il no, prevedibile di Sel e Lega che resteranno all’opposizione. Grillo, di malavoglia lo incontrerà (  lo ha definito – tra le altre cose – “l’Arlecchino servitore di due padroni, Berlusconi e De Benedetti”) ma, solo perchè il suo popolo, gli iscritti, hanno votato si, nel web. Ma appare chiaro che il M5S non può stare all’interno di un  governo che è la degna prosecuzione di quello che si è visto fino ad ora. Grillo, può essere accusato di tante cose, di sicuro non di incoerenza.  Alfano che “non vuole sconti” chiede tre ministeri e niente patrimoniale. E poi, su tutti aleggia il fantasma di un ipotetico appoggio di Berlusconi.

Renzi deve fare un nuovo governo, se vuole tenersi stretta la poltrona appena guadagnata. Deve accelerare e lavorare al programma e alla squadra dei ministri che lo affiancheranno e su cui infuria, inevitabile, il totoministri.

Riuscirà a incidere su burocrazia e fisco e a creare nuovo lavoro?

Renzi comunque ha capito che l’Italia si può cambiare solo stando nel palazzo del potere, nella stanza dei bottoni. Con tutti i rischi del caso, compreso quello di bruciarsi. Gli italiani gli riconoscono determinazione, carisma e rapidità. Tre qualità che potrebbero non bastare. Sulla sua starda incontrerà molti ostacoli. Anche lui, come Letta, l’appena scalzato, dovrò convivere con alleati che hanno idee differenti dalle sue. Poi ci sono i vincoli di stabilità imposti dai trattatti europei. Non disporrà quindi di risorse adeguate per il rilancio economico. Infine sarà sostenuto da una maggioranza parlamentare numericamente debole.

Molti gli interrogativi sul governo che sta per nascere, anche alla luce dell’ultimo Matteo Renzi, che cambia idea con una velocità imbarazzante. Un Renzi diverso da quello che si era proposto al suo elettorato e cioè l’alternativo alle larghe intese e alternativo ai governi che nascono fuori dal bagno elettorale.  Lui che voleva la rottamazione, si  è messo alla guida dell’Italia senza chiedere il permesso agli italiani.


Ma Renzi, ora è lì, su quella poltrona (che mai avrebbe tolto a Letta) insieme alla questione politica.

Cosa farà, oltre alla legge elettorale (quella gliela concediamo)  e come lavorerà su quei temi che mordono la società italiana?
Niente cambia e tutto cambia. Ma la rottamazione non c’è più.

 

 


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