Mi sento dire spesso di essere sempre “contro”, mentre sarei più propositiva ad essere “per”. Questa critica sciropposa mi pare bisognosa di qualche precisazione. Io credo che ci siano momenti storici in cui è necessario “essere contro” perché la situazione è tale che prima di poter costruire qualcosa di nuovo occorre spazzare via il vecchio che avanza, che occupa spazio, ruba tempo e spreca energie. I partigiani erano “contro” il fascismo perché in quel periodo era necessario fare piazza pulita della follia collettiva esistente con ogni mezzo necessario. Il periodo attuale, con le dovute proporzioni, è altrettanto pregno di barbarie (questa volta neoliberiste), inaccettabili quanto quelle del ventennio fascista, forse solo un po’ meno truculente ed un po’ più edulcorate. È quindi necessario ancora una volta essere “contro” per preparare il terreno alle proposte costruttive che verranno, proposte che dobbiamo sì immaginare e, nei limiti del possibile, mettere in pratica, ma non possiamo certo dimenticarci degli ostacoli che si frappongono alla loro attuazione. “Contro” esprime opposizione, reazione, avversione, ostilità, contrasto. “Essere contro” è, quindi, un modo di pensare e di vivere di chi dissente, di chi protesta, di chi rifiuta. Ci sono cose talmente orribili, anacronistiche e fuori luogo che è assolutamente necessario farle scomparire (penso alle nuove forme di fascismo, agli abusi del lavoro precario, ai danni provocati dagli organismi transnazionali, alle ingerenze imperialiste, allo strapotere finanziario e chi più ne ha più ne metta). Poi verrà il tempo delle proposte, che vanno certamente preparate sin da ora ma, come per fare la pasta occorre aspettare che l’acqua bolla prima di buttarla, così anche per riuscire ad avere un mondo diverso e più giusto occorre seguire una necessaria sequenza di procedure. Io credo che avere una visione chiara di ciò che si vuole combattere ci permetta di organizzare il pensiero, di stilare un elenco di priorità, di focalizzare i problemi principali lasciando sullo sfondo le questioni secondarie. Ad esempio: sono sicura che l’organizzazione neoliberista del servizio pubblico sia da contrastare, ma faccio fatica a capire se, in alternativa, sia più desiderabile un buon servizio pubblico statale o se sia preferibile un tipo diverso di organizzazione, magari basato sull’autogestione popolare in cui la gente si organizza in comunità e, facendo a meno dello stato centrale, riesce a rispondere ad ogni bisogno utile. Ci penserò su quando ci saranno le condizioni, ma intanto mi sento autorizzata ad essere “contro” le privatizzazioni e……“contro a tutto quello che non mi va”!
Voglio fare critiche distruttive e rivendico il diritto di sputare nel piatto in cui mangio, oltre al fatto di predicare bene e razzolare meno bene, e di essere, almeno nella mia testa, contradditoria e incoerente…….. ……e me ne assumo le conseguenze!