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Luci Magri, esponente del Pci e fondatore de "Il Manifesto" ha deciso di morire con suicidio assistito in Svizzera. La notizia era oggi su tutti i giornali. Mi ha riportato alla mente un fatto che ha tenuto banco per mesi su giornali e telegiornali passando per talkshow, non tutti di buon gusto, il "caso Englaro".
Un padre che per anni chiese inutilmente di poter staccare la spina delle macchine che tenevano in vita artificialmente la figlia. Se ne fece un caso politico, dato che in Italia non esiste una legge che garantisca questo tipo di scelta. Divenne un caso unico di dibattito religioso con relativa scissione in pro ed in contro, ovviamente.
Non fu l'unico episodio, ma il più famoso ed il maggiormente discusso. Si parlò di difesa della vita in ogni sua forma, soprattutto da parte dei cattolici.
Mi chiedo però che cosa intendiamo per vita?
Personalmente associo sempre a questo sostantivo, l'aggettivo dignitosa.
Quindi intendo vita il poter appunto vivere se non in modo completamente autonomo, ma almeno parzialmente autosufficiente e non certo collegati a macchinari che mantengono le funzioni vitali per noi.
Non riesco nemmeno a concepire che chi si trova in condizioni simili non abbia mai, per un tempo lunghissimo, nessun attimo di lucidità e immagino quanto sia dura sapersi lì, completamente in balia di mani estranee che lavano, puliscono, accudiscono. Dev'essere una pena indicibile!!
Considero anche il dolore di chi ha amato e ama quel corpo ormai ridotto a detta della scienza ad un involucro insensibile.
Uno stato civile quale l'Italia si ritiene non ha una legge che permette di scegliere. E' vero che non scegliamo di nascere, altri lo fanno per noi, ma ritengo che avremmo diritto di poter almeno scegliere di porre fine ad un'esistenza che non è dignitosa. Per questo penso sia fondamentale legiferare in tal senso.
Non staccherei mai la spina a qualcuno che mi è caro, ma non vorrei in ogni caso essere lì, immobile, incosciente, non pensante ad aspettare che arrivi la fine naturale.
Preferirei di gran lunga ci fosse la possibilità di un testamento biologico in cui poter dichiarare che questa vita bellissima, che ho amato e difeso sempre, non è più nè meravigliosa nè difendibile in certe condizioni.
Preferirei poter scegliere di andarmene senza disturbare, senza clamore e con dignità