Lo ricorderete: «Basta con i barzellettieri» ha detto giorni fa il temerario Angelino Alfano in una riunione della oligarchia del Pdl alla presenza dell’ex monarca Silvio Berlusconi che giorni prima aveva abdicato. Ma il Re Tentenna ogni tanto ritorna sulla scena e ne dice qualcuna delle sue. Ieri, ad esempio, a Milanello, l’ex ha detto che il governo Monti ha portato il Paese al disastro. La storia di quest’ultimo anno, invece, pur drammatica e sofferente, racconta un’altra vicenda in cui il governo guidato da Mario Monti, dopo aver raccolto uno Stato ad un passo dalla bancarotta, lo ha parzialmente tratto in salvo allontanando il pericolo del commissariamento da parte del Fondo monetario internazionale che negli ultimi giorni di Pompei del governo Berlusconi era ormai diventato un fatto certo. Per l’Italia l’ex premier ormai abita in un universo parallelo: politicamente è andato. Ma c’è un ma e riguarda il Pdl: se non è più in grado di nuocere al Paese, è invece ancora ingombrante per il Pdl. L’Angelino Alfano recita ancora la parte di colui che vorrebbe ma non può. Tanto che la sua politica è ancora dettata dall’ex monarca il quale respinge un nuovo governo Monti e dice di non voler rispondere a domande precise di politica perché “per questo c’è il mio segretario, che è bravissimo”.
Peccato che “il mio segretario”, che sarebbe il segretario di un partito politico che un tempo aveva la maggioranza relativa dei voti alla Camera e nel Paese, non abbia idee diverse dal barzellettiere e, primarie a parte – che sono a parte perché non contano in tubo -, non è in grado di dire l’unica cosa che realmente conta tanto in Italia quanto sulla scena internazionale: sì al Monti bis. E dall’altra parte? Dalle parti del Pd, dei “magnifici cinque”, del poeta di Bari, del sindaco dalla parlantina veloce e del solido e concreto Bersani? Stessa musica. Anche Bersani, che è uno che si vede che ci tiene a voler passare per uno quadrato con la testa sul collo, anche Bersani chiude la porta in faccia al Monti bis. Anche Bersani che ha detto la storica frase che fa “non ci vogliamo chiudere in casa” volendo dire che si vuole alleare con i moderati, anche Bersani alla fine sta sulle stesse posizioni di Angelino Alfano che sta sulle stesse posizioni di Berlusconi: niente Monti bis. Come a dire che il berlusconismo e l’antiberlusconismo, anche se sono ormai morti, non sono ancora sepolti e continuano a far danni. A chi? Beh, in questo caso soprattutto a ciò che rimane dei partiti della Seconda repubblica che somigliano sempre più a quell’eroe che combatteva con ferro corto e non si accorgeva che era morto. Questo segretario bravissimo – Bersani – comanda con piglio deciso la sua macchinetta da guerra e si prepara a ripetere l’impresa di Achille perché non si avvede che il suo tallone è ben più debole di quello del mitico eroe: a casa sua non ci sono i voti sufficienti per governare l’Italia. E, tutto sommato, questo non è poi il peggiore di tutti i mali. Il peggiore dei mali è un altro: se la macchinetta da guerra avesse una piccola maggioranza numerica per entrare a Palazzo Chigi in autonomia. Per la macchinetta sarebbe una sfida impossibile e per il Paese un vero disastro perché andare a governare ora l’Italia con Keynes, come stanno raccontando in giro con le primarie, e non con Einaudi è un suicidio nazionale. Il problema che ha davanti a sé il governo – dunque, tutti noi – è quello di ridurre il debito e il deficit senza alzare ancora la tasse ma tagliando la spesa pubblica. La sinistra si vuole accomodare? È vero che Gianni Agnelli sosteneva che le politiche di destra in Italia le può fare solo la sinistra che è in grado di garantire la pace sociale, ma il signore degli Agnelli aveva dinanzi a sé il Novecento mentre noi siamo, alla lettera, in un altro secolo e in un altro mondo. Barack Obama, che pur conta qualcosa, spera che in Italia dopo le elezioni ci sia ancora un governo guidato da Mario Monti.
La scelta giusta non riguarda solo la persona autorevole del professor Monti, ma anche e soprattutto la politica del rigore che non sopporta ricette, slogan, ideologismi e ha come obiettivo l’uscita dell’Italia dal ricatto del finanziamento del debito. I partiti, soprattutto il Pdl e il Pd, perché i moderati è da tempo che camminano sulla via del montismo, dovrebbero concentrarsi su questo particolare aspetto della “questione nazionale” parlando con onestà e chiarezza agli italiani e mettendo avanti gli interessi nazionali e tralasciando l’irresponsabile e dannoso primato politico del partito. La campagna elettorale che invece sta prendendo forma davanti ai nostri occhi ripropone lo schema vacuo e perdente del bipolarismo, come se in Italia davvero ci fossero due grandi partiti di governo o due grandi coalizioni capaci di essere uniti sui valori fondativi della convivenza civile e degni di dividersi con rispetto sulle politiche di governo facendo funzionare al meglio la democrazia dell’alternanza. Questa è una finzione ma, rispetto al passato, con una decisiva differenza: mentre in passato i partiti ingannavano gli italiani, ora i partiti ingannano se stessi. Il che, se è possibile, è anche peggio.
tratto da Liberalquotidiano.it del 17 novembre 2012