Un ripiegamento su sé stessi che non è da escludere rientri nella strategia di Grillo e Casaleggio di consolidarsi come movimento di opposizione. Non credo che i due siano talmente sprovveduti da non capire che l’appiattimento su posizioni tradizionalmente di destra lascia a Renzi le praterie aperte tra moderati e sinistra in cerca d’autore, mentre il Movimento si trova a competere con Lega, Fratelli d’Italia, Forza Nuova e falchi di Forza Italia per sacche di consenso minoritarie; e questo senza poter calcare la mano sull’immigrazione, il tema più sensibile in funzione del consenso che, se affrontato sistematicamente da Grillo da posizioni di destra, porterebbe a una drammatica crisi d’identità della base movimentista. Lasciando perdere il folklore kitsch di bighe e tartufi bianchi, Italia5stelle ha dimostrato l’incapacità del Movimento di proporsi come soggetto politico nazionale in grado di garantire un’alternativa di governo. L’assenza di dibattito pubblico è il segno tangibile di una forza politica che non vuole aprirsi al mondo, ma vuole adeguare il mondo alle sue fantasiose visioni.
La comunicazione politica è vista solo in funzione del consenso e si riduce a slogan e contrapposizioni; getta la lenza un po’ dappertutto, ma i pesci non abboccano più. Se avesse voluto veramente proporsi come forza di governo, il Movimento avrebbe dovuto cogliere al volo l’occasione di fare il bello e il cattivo tempo con Bersani. Avrebbero avuto la possibilità di incidere pesantemente senza avere responsabilità dirette, intestandosi le cose buone e scaricando sul governo quelle cattive. Il treno perso nella primavera del 2013 non ripasserà mai più ed è inutile che Grillo speri in una catastrofe di Renzi per ritornare a fare bottino pieno. Se fallisse Renzi, ci sarebbe comunque qualcun altro in grado di attrarre il voto moderato, senza il quale non è possibile alcuna prospettiva maggioritaria. Lo straordinario risultato del febbraio dello scorso anno è stato il frutto di una fiducia nelle capacità del Movimento di cambiare le cose dall’interno, anche a costo di scendere a compromessi. Grillo e i suoi hanno preferito continuare a battere il ferro caldo della protesta, fino a portarlo a fusione. Ora non resta che un disco rotto che continua a girare, ascoltato solo dalle orecchie poco raffinate degli accoliti dell’ex comico genovese.