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Il discorso alla nazione di Vladimir Putin

Creato il 24 dicembre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il discorso alla nazione di Vladimir Putin

È stato un discorso pieno di domande ma anche di molte risposte, che chiariscono la posizione della Russia oggi dinanzi alle principali sfide nazionali ed internazionali, quello pronunciato il 4 dicembre dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin nella Sala di San Giorgio al Cremlino, aula che dal 2008 ospita il tradizionale intervento del Presidente della Federazione Russa sullo stato della nazione, per volere dell’allora Presidente Dmitrij Medvedev. Un discorso dove i concetti di fede, verità, giustizia, libertà e sovranità sembrano dettare la linea d’azione di una Russia che si prepara ad affrontare le sfide del prossimo futuro ritrovando la coesione interna di fronte a un sistema occidentale che la presenta spesso come fragile e isolata. Davanti ad una platea composta da più di mille persone, tra cui membri del Consiglio Federale, parlamentari della Duma di Stato, membri del Governo e le più alte cariche giuridiche e religiose del Paese, il Presidente Putin ha esposto la situazione generale della nazione ed ha toccato i punti più caldi della politica interna e delle relazioni internazionali.

Secondo le parole del Presidente russo, le sfide interne ed esterne dell’ultimo anno sono state affrontate dalla Russia «come solo una nazione unita e matura ed un Paese veramente forte e sovrano» poteva fare. Dinanzi ai più recenti sviluppi nello scenario internazionale la Russia, ha affermato Putin, «ha dimostrato di essere in grado di proteggere i propri cittadini e di difendere la verità e la giustizia». Sono state d’altronde proprio le questioni internazionali ad essere in primo piano nella parte iniziale del discorso di indirizzo annuale all’Assemblea Federale: in particolare la Crimea, la situazione in Ucraina e la questione delle relazioni sempre più controverse con gli Stati Uniti e l’Europa.

Putin ha iniziato elencando quelli che ha definito gli «avvenimenti storici» verificatisi durante quest’anno. Primo fra tutti l’annessione della Crimea alla Russia, giudicata regolare e legittima in base al principio della libertà dei popoli di scegliere la struttura statale cui appartenere, e che è stata caricata di un significato ancora più particolare per la sua valenza simbolica. La penisola sul Mar Nero, secondo Putin, assurge infatti a emblema delle radici cristiane della Russia che hanno storicamente rappresentato la forza unificante per la costruzione della nazione e dello Stato. La Crimea, dove nel 980 ca. fu battezzato il principe Vladimir il Grande prima di introdurre la fede cristiana nella Rus’, viene così innalzata oggi a luogo sacro, con una valenza per l’identità collettiva che il capo del Cremlino ha paragonato a quella rivestita dal «Tempio di Gerusalemme per gli ebrei e i musulmani».

La rivendicazione della tradizione religiosa prevalente in Russia, vale a dire il cristianesimo ortodosso, si conferma dunque un punto irrinunciabile del modo in cui Mosca si presenta al mondo. Putin ha quindi parlato della situazione in Ucraina: quel colpo di Stato, nato per un “tecnicismo” ancora irrisolto (ovvero l’accordo di associazione con l’Unione Europea), che non è servito a nulla se non a massacrare gli uomini, l’economia, la finanza ed l’assetto sociale di un Paese che è oggi “alla rovina”. E c’è un’accusa velata sull’ingerenza internazionale nella crisi ucraina. Putin ha parlato di atteggiamento «cinico» nell’affrontare la crisi da parte della comunità internazionale e di un’ingerenza più o meno palese negli affari interni di questo Stato: «gli amici americani», ha affermato il Presidente russo, «hanno sempre voluto influenzare le relazioni tra la Russia e i suoi vicini» al punto tale che a volte «è anche difficile comprendere con chi bisogna dialogare, se con i governi di certi Paesi o con i loro sostenitori e sponsor americani».

La posizione russa è sostanzialmente orientata però verso la ricerca della pace e del dialogo costruttivo con i partner internazionali, anche se sulla questione della sovranità e della difesa degli interessi nazionali il Cremlino si mostra sempre molto deciso. La sovranità è un concetto dimenticato in molti Stati europei, ha affermato Putin, ma conservare una piena sovranità è per la Russia una questione fondamentale ai fini della sopravvivenza stessa dello Stato. Dopo un anno di crescenti frizioni con l’UE e gli Stati Uniti che hanno condotto al varo delle sanzioni reciproche e che sono culminate pochi giorni fa nell’annuncio, da parte dello stesso Presidente russo, del blocco del progetto del gasdotto South Stream, Putin ha voluto però rassicurare i partner occidentali sul fatto che la Russia resta un Paese disponibile al dialogo e che non interromperà mai «per nessun motivo» la cooperazione con gli USA e l’Europa.

Il rispetto «dei legittimi interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale» è inoltre un «imperativo» per la Federazione Russa: Putin ha inteso così polemizzare circa l’imposizione delle sanzioni da parte dell’Occidente, che ha così optato per uno strumento di isolamento che danneggia non solo chi ne è oggetto ma anche e soprattutto chi se ne fa promotore. Ma c’è di più: la crisi ucraina, secondo Putin, costituirebbe soltanto un pretesto. Le misure economiche sembrano uno strumento pensato ad hoc per indebolire le potenzialità di crescita della Russia e che sarebbero state varate anche senza gli sconvolgimenti in Ucraina. «È la politica del containment», ha affermato il Presidente, «in breve, quando qualcuno pensa che la Russia è divenuta troppo forte o indipendente, vengono prontamente utilizzati questi strumenti».

Anche sul piano della sicurezza internazionale la Russia difende la pace, non cerca una corsa agli armamenti, ma mette in guardia Washington sulla questione dello scudo antimissile globale: «abbiamo la forza, la volontà e il coraggio di proteggere la nostra libertà». Per Mosca una strategia tesa ad eliminare l’equilibrio dei poteri sul piano internazionale non costituisce una minaccia solo per la Russia, bensì per il mondo intero. Persino l’America non ne trarrebbe vantaggio, poiché un’impostazione di questo tipo creerebbe negli Stati Uniti «una pericolosa illusione di invulnerabilità». Al contrario la promozione delle relazioni umane, economiche e culturali con tutti gli attori globali rimane una priorità per il governo russo: «Lo faremo anche se alcuni governi stanno cercando di creare una nuova cortina di ferro contro la Russia», ha affermato Putin.


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