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Il discorso del Re

Creato il 12 febbraio 2011 da Aronne

Cos’è la balbuzie? Quando si diventa balbuzienti? E’ un difetto nell’esprimersi. Un’imperfezione d’origine psicologica che si traduce in complicazioni di carattere nervoso e quindi meccanico a mascella e muscoli facciali. Alla laringe, anche. Ed impedisce il fluire agile della parola. Non si parla se non con lunghe, lunghissime pause. Imbarazzanti. Contate fino a dieci, fino a venti. In silenzio. Ecco.
Non si nasce balbuzienti, lo diventi. Una profonda insicurezza in sé stessi è l’effetto di una violenta repressione dell’io che è la causa. Colpa, in taluni e non infrequenti casi, di modelli eletti a riferimento contro cui il neo-balbuziente ha dovuto misurarsi senza averne la forza, il sostegno. Costretto da un ambiente ostile e terribile per il proprio immaginario a rinchiudersi una timidezza patologica. Chiudendo l’io nelle secrete galere della propria psiche. Al sicuro da tutto ciò che ci circonda.
Ecco la balbuzie, l’io che urla senza voce. Un pianoforte in un ambiente senza aria, senza il mezzo il cui il suono può propagarsi. Uno spartito che racconta una partitura a non udenti. Contate fino a dieci, fino a venti. In silenzio. Ecco.
Cos’è il nazismo? E’ la repressione dell’individuo. E’ la riduzione dell’uomo a essere subumano. E’ l’urlo feroce e violento che sovrasta le mille voci di tantissimi io che insieme costituiscono l’umanità.
Il discorso del Re, il discorso tenuto da Re Giorgio VI di Inghilterra alla nazione il giorno dell’entrata in guerra dell’Inghilterra contro la Germania di Hitlher è la vittoria di Bertie contro la balbuzie, è la vittoria della voce di un uomo, dell’umanità contro le urla violente, arroganti, omicida del nazismo.
Hitlher e Re Giorgio VI sono i due volti dell’uomo del novecento. Il superuomo nicciano da una parte e il fanciullino pascoliano dall’altro. Albert, secondogenito di Re Giorgio V d’Inghilterra diventa Re perché il fratello Edoardo alla morte del padre dopo un breve periodo decise di abidcare in favore del fratello per essere libero di sposare la miliardaria Americana Wallis Simpson. Albert è Re ma ha bisogno di corona, voce e un buon nome che, visti i tempi non sia troppo germanico.
Churchill gli darà il nome, Giorgio VI a garanzia della continuità col padre, il vescovo di Westminster gli metterà la corona, e l’australiano Lionel Logue gli darà la parola. Lionel è un personaggio straordinario. La sua cifra è l’essere uno del popolo. La sua capacità di curare i disturbi della parola si basava nel saper coniugare le tecniche terapeutiche con il saper costruire un rapporto di fiducia, di reciproca stima con il paziente. Alla pari. Lionel divenne amico di Albert e cavaliere sotto il regno di Giorgio VI, cui diede una parola fluente e sicura, come l’epoca buia che il Mondo stava vivendo imponeva.
Lionel Logue seppe essere l’orecchio che Bertie non aveva mai avuto. Il suo pubblico, come aveva detto Wiesler (HWG XX/7) a Christa Maria Sieland.
Di fronte al mondo della comunicazione fatto di slogan, claim, strilli, spot, lanci, battute, messaggi, flash mob, fermatevi un attimo e rimanete in silenzio. Contate fino a dieci, fino a venti. Ecco.
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vg
Il discorso del Re
  

  



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