Regia: Tom Hooper
Edoardo VIII (Guy Pearce), figlio maggiore di Giorgio V è destinato a sedere sul trono dell'impero britannico, ma preferisce abdicare pur di sposare l'amata Wally Simpson, già divorziata e con una pessima fama, "costringendo" il fratello Albert, timido e balbuziente a diventare re.
In un tempo in cui un primo ministro si dimetteva per non aver colto in tempo la gravità della situazione politica (la minaccia Hitler); in un tempo in cui decoro e competenza risultavano essere valori necessari per governare; in un tempo in cui un' intera Nazione è chiamata a stringersi al suo re per non finire sepolta dalle macerie della storia, Giorgio VI, a causa della propria balbuzie, si sente e, soprattutto, appare agli occhi dei suoi sudditi, inadeguato a ricoprire il ruolo di guida della Nazione.
Nel momento più importante del secolo scorso, vacilla e balbetta mentre i dittatori fascisti di Germania e Italia usano la loro voce per esaltare le folle.
Dopo essersi fatto curare dai medici di corte senza risultati apprazzabili, l'amorevole moglie Elisabeth (Helena Bonham Carter) lo affida alle cure dell'attore mancato Logue (Geoffrey Rush) reinventatosi logopedista, che con dei metodi poco ortodossi, ma assai efficaci, cercherà di aiutare il nuovo re.
Il discorso del re riesce a trasmettere perfettamente le difficoltà di un uomo obbligato a dare di sé un' immagine solenne, ma in realtà goffo e impacciato perché frenato dalla balbuzie.
Questo è possibile grazie alla bravura di Tom Hooper che con la sua grande tecnica schiaccia la mdp sul volto di Colin Firth, abbassa i soffitti e restringe gli spazi, toglie il respiro, fa mancare l'aria, soffoca il protagonista sullo schermo, per poi strozzarlo con la balbuzie.
Bella sceneggiatura di David Seidler (a sua volta un balbuziente).
Pellicola solida e raffinata, recitata con grande stile.
Candidato a 12 premi Oscar.