Magazine Cinema

il discorso del re

Creato il 08 febbraio 2011 da Albertogallo

THE KING’S SPEECH (Uk/Australia 2010)

locandina il discorso del re

Quando Geoffrey Rush viene lasciato libero di gigioneggiare; quando Colin Firth incontra un personaggio in grado di tirargli fuori tutto il suo compassato fascino inglese; quando Helena Bonham Carter riesce a esprimere tutta la sua dolcezza, lasciando da parte i personaggi strambi che hanno condizionato la sua carriera recente; quando un film risulta elegante senza per questo essere noioso o pretenzioso; quando le vicende personali dei protagonisti si mescolano in modo proficuo con quelle della Storia.

Ecco, quando tutte queste possibilità si avverano è molto probabile che ci si trovi di fronte a un buon film. È il caso di Il discorso del re, storia (vera) della balbuzie di re Giorgio VI (al secolo Albert o Bertie per gli amici) e di come il logopedista Lionel Logue lo aiutò a superarla, nel momento in cui la spaventata nazione inglese, minacciata dai nazisti, aveva più che mai bisogno di stringersi intorno a un sovrano carismatico.

Diretta dal giovane londinese Tom Hooper (quello di Il maledetto United), questa pellicola fa dell’eleganza, della perfezione estetica di ambienti e fotografia e della bravura dei protagonisti (c’è anche Guy Pearce) i suoi punti di forza. Senza particolari colpi di genio, ma con un grande senso del gusto e della misura sotto ogni punto di vista. Un piccolo colpo di genio, però, a ben pensarci forse c’è. E si tratta della tragedia, resa molto bene a livello narrativo-cinematografico, celata dietro le buone maniere, i bei vestiti e il portamento – ehm – regale di re Giorgio: non tanto per il fatto che il povero Bertie sovrano non volesse affatto diventarlo (fossero tutte così le tragedie…), quanto piuttosto per l’ironia del suo destino, che lo porta per anni e anni a combattere contro un difetto che riesce a sconfiggere soltanto nell’ora più buia della nazione da lui governata. Narrativamente, dunque, il climax positivo che porta l’eroe della vicenda a superare l’ostacolo più insidioso coincide con il climax negativo del baratro bellico per il suo Paese: il giorno più felice di Bertie corrisponde a quello più infelice per l’Inghilterra. E quando, a fine discorso, il re se ne esce tutto soddisfatto dalla sua stanzetta, orgoglioso di non aver incespicato più di tanto sulle parole del testo che doveva leggere per radio, la “corte”, la famiglia e tutti i presenti lo applaudono, ma nei loro occhi è già vivo l’orrore per la guerra imminente.

Da vedere necessariamente in lingua originale, se non si vuole assistere al fastidioso effetto di una parola scandita con precisione da due labbra che ne pronunciano una diversa (era già successo qualche anno fa con L’ultimo inquisitore): complimenti al cinema Centrale di Torino che ha fatto caso a questo piccolo ma importante particolare.

Alberto Gallo



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines