Nessun dubbio che Il discorso del Re sia un film splendido, coinvolgente, commovente, con degli ottimi costumi ed una ricostruzione storica ben fatta.
A me sfugge però sinceramente il motivo delle dodici candidature agli Oscar per il film di Tom Hooper.
Quello che sarà Giorgio VI è per ora il figlio cadetto del Re, sposato con tale Elisabetta, donna dalla personalità decisamente spiccata, e affetto fin da bambino da una pesante balbuzie.
Il difetto peggiora inevitabilmente quando il principe deve fare discorsi in pubblico (compresa quella diavoleria della radio che sta invadendo il Regno).
Nessun medico sembra in grado di aiutare l’uomo, fino a quando è Elisabeth a scovare un logopedista con un buon credito tra la gente del popolo.
Lionel Logue prenderà a cuore il caso del suo nuovo paziente (come fa con tutti) e tra i due nascerà un’amicizia che tornerà molto utile a Giorgio VI quando diventerà Re nel momento più difficile per l’Europa e con modalità davvero uniche.
Tom Hooper racconta la storia di quegli anni centrando però l’intera vicenda sul rapporto tra due uomini. Un “re a sorpresa” pieno di problemi e debolezze, ed un logopedista sicuro dei suoi metodi ed appassionato del suo lavoro.
Il racconto è ottimamente costruito, coinvolgente e commovente. Vengono fuori con forza le personalità dei protagonisti, in particolare della giovane Elisabetta, splendidamente interpretata da Helena Bonham Carter, di cui è già evidente la forza d’animo, il coraggio, la lucidità che l’accompagnerà negli anni successivi.
Ed obiettivamente sono splendide anche le interpretazioni di Colin Firth (complimenti al doppiatore italiano Luca Biagini, ma mi riprometto di dare uno sguardo alla versione originale per apprezzare la balbuzie di Flirth) e di Geoffrey Rush, insieme capaci di duetti davvero notevoli.
Poi mettiamoci i costumi, la ricostruzione degli ambienti ed il modo in cui Hooper riesce a narrare la storia di un’amiciza facendola scorrere su vicende internazionali fondamentali per la storia del mondo.
Tutto davvero splendido e con pochi cali di ritmo.
Tra le cose migliori l’ironia dei dialoghi Firth/Rush e l’interpretazione della Carter, cui hanno costruito un ruolo davvero notevole…
Quello che mi lascia un po’ stupito è la sequenza di preparazione al discorso definitivo, che è poi quello dell’entrata in guerra dell’Inghilterra. Vedere il Re che balla e canta prima di quel momento è vagamente spiazzante, ma non sono certo in grado di contestare la realtà dell’episodio o le tecniche logopedistiche…
Senza dubbio quindi Il discorso del Re è un film da vedere e da godere.
Ribadisco però che mi sfugge l’eccellenza che ha portato alle 12 candidature…