Il key note tenuto da Carlo de Benedetti all’International Journalism Festival ieri su giornali e giornalismo, come mostra la word cloud realizzata dal suo discorso integrale, è fortemente incentrato sull’assioma del ruolo dei quotidiani come elemento imprescindibile di una democrazia.
E’ una relazione che è stata riproposta nel tempo da diversi attori del comparto editoriale anche a livello internazionale. Quasi un anatema di quello che avverrebbe se un giorno i giornali, così come li conosciamo, dovessere davvero scomparire.
Il problema di fondo è che questa relazione viene sempre meno riconosciuta dai lettori ed è certamente una delle concause dell’attuale crisi endemica dell’informazione tradizionale, appellarvisi per partito preso senza prima essere intervenuti al riguardo non può che essere perdente.
Non è tutto da buttare però il ragionamento del Presidente del gruppo Espresso – Repubblica.
Di particolare interesse, a mio avviso, i passaggi relativamente al ruolo di giornali e giornalismo come filtro, come aggregatori e selezionatori del rumore di fondo costante che caratterizza l’attuale fase dell’ecosistema dell’informazione.
La funzione di aggregazione più che quella del contenuto, che di fatto perde sempre più di valore, o perlomeno è sempre più difficile valorizzare sotto il profilo strettamente economico, se ben svolta, potrebbe effettivamente restituire ruolo e valore ai giornali traghettandoli in un futuro migliore.
Se l’informazione è abbondante è il tempo ad essere una risorsa sempre più scarsa e dunque preziosa. In tal senso il valore dell’aggregazione potrebbe essere concretamente riconosciuto dall’utenza così come da tempo avviene per servizi di monitoraggio dell’informazione relativamente alle citazioni ed all’immagine delle imprese che pagano questi servizi.
Aggregazione di contenuti, in chiave di preselezione affidabile, ed aggregazione di comunità di utenti, di lettori, in chiave sociale, potrebbero effettivamente restituire dignità e redditività ai giornali.