Il discorso di Monti.
Creato il 18 novembre 2011 da Cristiana
LE LINEE PROGRAMMATICHE DEL GOVERNO MONTI IN 26 “CAPITOLI”
Ecco le dichiarazioni programmatiche illustrate dal premier sen. prof. Mario Monti nell’Aula del Senato, divise in 26 ‘capitoli’ tematici.
1. IL PARLAMENTO
Il Parlamento e’ il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi dignita’, credibilita’ e autorevolezza. Da parte mia, da parte nostra, vi sara’ sempre una chiara difesa del ruolo di entrambe le Camere quali protagoniste del pubblico dibattito.
2. IL GOVERNO DI IMPEGNO NAZIONALE
Il Governo riconosce di essere nato per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza. Vorrei usare questa espressione: Governo di impegno nazionale. Governo di impegno nazionale significa assumere su di se’ il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali, fondandole sul senso dello Stato. È il senso dello Stato, e’ la forza delle istituzioni, che evitano la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dell’appartenenza alla comunita’ di origine in localismo, del senso del partito in settarismo. Ed io ho inteso fin dal primo momento il mio servizio allo Stato non certo con la supponenza di chi, considerato tecnico, venga per dimostrare un’asserita superiorita’ della tecnica rispetto alla politica. Al contrario, spero che il mio Governo ed io potremo, nel periodo che ci e’ messo a disposizione, contribuire in modo rispettoso e con umilta’ a riconciliare maggiormente – permettetemi di usare questa espressione – i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica.
Io vorrei, noi vorremmo, aiutarvi tutti a superare una fase di dibattito, che fa parte naturalmente della vita democratica, molto, molto, accesa, e consentirci di prendere insieme, senza alcuna confusione delle responsabilita’, provvedimenti all’altezza della situazione difficile che il Paese attraversa, ma con la fiducia che la politica che voi rappresentate sia sempre piu’ riconosciuta, e di nuovo riconosciuta, come il motore del progresso del Paese.
3. LA CRISI E L’EURO
L’Europa sta vivendo i giorni piu’ difficili dagli anni del secondo dopoguerra. Il progetto che dobbiamo alla lungimiranza di grandi uomini politici, quali furono Konrad Adenauer, Jean Monnet, Robert Schuman e – sottolineo in modo particolare – Alcide De Gasperi e che per sessant’anni abbiamo perseguito, passo dopo passo, dal Trattato di Roma – non a caso di Roma – all’atto unico, ai Trattati di Maastricht e di Lisbona, e’ sottoposto alla prova piu’ grave dalla sua fondazione.
Un fallimento non sarebbe solo deleterio per noi europei. Farebbe venire meno la prospettiva di un mondo piu’ equilibrato in cui l’Europa possa meglio trasmettere i suoi valori ed esercitare il ruolo che ad essa compete, in un mondo sempre piu’ bisognoso di una governance multilaterale efficace.
Non illudiamoci che il progetto europeo possa sopravvivere se dovesse fallire l’Unione Monetaria. La fine dell’euro disgregherebbe il mercato unico, le sue regole, le sue istituzioni. Ci riporterebbe la’ dove l’Europa era negli anni cinquanta.
La gestione della crisi ha risentito di un difetto di governance e, in prospettiva, dovra’ essere superata con azioni a livello europeo. Ma solo se riusciremo ad evitare che qualcuno, con maggiore o minore fondamento, ci consideri l’anello debole dell’Europa, potremo ricominciare a contribuire a pieno titolo all’elaborazione di queste riforme europee. Altrimenti ci ritroveremo soci di un progetto che non avremo contribuito ad elaborare, ideato da Paesi che, pur avendo a cuore il futuro dell’Europa, hanno a cuore anche i lori interessi nazionali, tra i quali non c’e’ necessariamente una Italia forte.
4. I TRE PILASTRI
Il futuro dell’euro dipende anche da cio’ che fara’ l’Italia nelle prossime settimane, anche e non solo, ma anche. Gli investitori internazionali detengono quasi meta’ del nostro debito pubblico.
Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Quel rapporto e’ oggi al medesimo livello al quale era vent’anni fa ed e’ il terzo piu’ elevato tra i Paesi dell’OCSE. Per raggiungere questo obiettivo intendiamo far leva su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equita’.
5. IL NODO DELLA CRESCITA
Nel ventennio trascorso l’Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l’imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, piu’ che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. L’assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.
Cio’ che occorre fare per ricominciare a crescere e’ noto da tempo. Gli studi dei migliori centri di ricerca italiani avevano individuato le misure necessarie molto prima che esse venissero recepite nei documenti che in questi mesi abbiamo ricevuto dalle istituzioni europee. Non c’e’ nessuna originalita’ europea nell’aver individuato cio’ che l’Italia deve fare per crescere di piu’. È un problema del sistema italiano riuscire a decidere e poi ad attuare quanto noi italiani sapevamo bene fosse necessario per la nostra crescita.
6. ‘L’EUROPA SIAMO NOI’
Non vediamo i vincoli europei come imposizioni. Anzitutto permettetemi di dire, e me lo sentirete affermare spesso, che non c’e’ un loro e un noi. L’Europa siamo noi.
Quelli che poi ci vengono in un turbinio di messaggi, di lettere e di deliberazioni dalle istituzioni europee sono per lo piu’ provvedimenti rivolti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese.
7. LE RIFORME DA FARE PRESTO
L’obiezione che spesso si oppone a queste misure e’ che esse servono, certo, ma nel breve periodo fanno poco per la crescita. È un’obiezione dietro la quale spesso si maschera – riconosciamolo – chi queste misure non vuole, non tanto perche’ non hanno effetti sulla crescita nel breve periodo (che e’ vero che non hanno), ma perche’ si teme che queste misure ledano gli interessi di qualcuno. Ma, evidentemente, piu’ tardi si comincia, piu’ tardi arriveranno i benefici delle riforme. Ma, soprattutto, le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici sono guidate si’ da convenienze finanziarie immediate, ma – mettiamocelo in testa – sono guidate anche dalle loro aspettative su come sara’ l’Italia fra dieci o vent’anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi.
Quindi, non c’e’ iato la tra le cose che dobbiamo o fare oggi o avviare oggi, anche se avranno effetti lontani, perche’ anche gli investitori, che ci premiano o ci puniscono, agiscono oggi, ma guardano anche agli effetti lontani.
Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita, influendo sulle aspettative degli investitori, possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse, con conseguenze positive sulla crescita stessa. I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi.
Maggiore sara’ l’equita’, piu’ accettabili saranno quei provvedimenti e piu’ ampia – mi auguro – sara’ la maggioranza che in Parlamento riterra’ di poterli sostenere. Equita’ significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della societa’, quelle che hanno la forza di associarsi, ma anche sui giovani e sulle donne. Dobbiamo renderci conto che, se falliremo e se non troveremo la necessaria unita’ di intenti, la spontanea evoluzione della crisi finanziaria ci sottoporra’ tutti, ma soprattutto le fasce piu’ deboli della popolazione, a condizioni ben piu’ dure.
8. IL RITARDO DELL’ITALIA
La crisi che stiamo vivendo e’ internazionale; questo e’ ovvio, ma conviene ripeterlo ogni volta, anche ad evitare demonizzazioni. È internazionale, lo sto dicendo a tutti. Ma l’Italia ne ha risentito in maniera particolare. Secondo la Commissione europea, al termine del prossimo anno il prodotto interno lordo dell’Italia sarebbe ancora quattro punti e mezzo al di sotto del livello raggiunto prima della crisi. Per la stessa data, l’area dell’euro nel suo complesso avrebbe invece recuperato la perdita di prodotto dovuta alla crisi. Francia e Germania raggiungerebbero il traguardo di riportarsi al livello precrisi nell’anno in corso. La relativa debolezza della nostra economia precede l’avvio della crisi.
Tra il 2001 e il 2007 il prodotto italiano e’ cresciuto di 6,7 punti percentuali, contro i 12 della media dell’area dell’euro, i 10,8 della Francia e gli 8,3 della Germania. I risultati sono deludenti al Nord come al Sud. E non vi propongo un paragone con la Cina o con altri Paesi emergenti, ma con i nostri colleghi ed amici stretti della zona euro. La crisi ha colpito piu’ duramente i giovani. Ad esempio, nei 15 Paesi che componevano l’Unione europea fino al 2004, tra il 2007 e il 2010 il tasso di disoccupazione nella classe di eta’ 15-24 anni e’ aumentato di cinque punti percentuali, in Italia di 7,6 punti percentuali.
Il nostro Paese rimane caratterizzato da profonde disparita’ territoriali. Il lungo periodo di bassa crescita e la crisi le hanno accentuate. Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalita’. I problemi nel Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di piu’, ma di una razionale modulazione delle risorse.
Esiste anche una questione settentrionale: costo della vita, delocalizzazione, nuove poverta’, bassa natalita’. Il riequilibrio di bilancio, le riforme strutturali e la coesione territoriale richiedono piena e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.
Occorre riconoscere il valore costituzionale delle autonomie speciali, nel duplice binario della responsabilita’ e della reciprocita’.
9. LE AUTONOMIE LOCALI
In quest’ottica, per rispondere alla richiesta formulata dalle istituzioni territoriali nel corso delle consultazioni, ho deciso di assumere direttamente in questa prima fase le competenze relative agli affari regionali. Spero in questo modo di manifestare una consapevolezza condivisa circa il fatto che il lavoro comune con le autonomie territoriali debba proseguire e rafforzarsi, nonostante le difficolta’ dell’agenda economica. In tale prospettiva si dovra’ operare senza indugio per un uso efficace dei fondi strutturali dell’Unione europea.
10. L’EMERGENZA
Per questo il programma che vi sottopongo oggi si compone di due parti, che hanno obiettivi ed orizzonti temporali diversi. Da un lato, vi e’ una serie di provvedimenti per affrontare l’emergenza, assicurare la sostenibilita’ della finanza pubblica, restituire fiducia nelle capacita’ del nostro Paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata. Dall’altro lato, si tratta di delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali, in modo da ampliare le opportunita’ per le imprese, i giovani, le donne e tutti i cittadini, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale.
In considerazione dell’urgenza con la quale abbiamo dovuto operare per la formazione di questo Governo – ed in questo senso voglio ringraziare le diverse forze politiche che, nei miei confronti, figura estranea al vostro mondo, si sono gentilmente e con sollecitudine apprestate all’ascolto e all’offerta di contributi dei quali ho cercato di tenere conto – quello che intendo fare oggi e’ semplicemente presentarvi gli aspetti essenziali dell’azione che intendiamo svolgere. Se otterremo la fiducia del Parlamento, ciascun Ministro esporra’ alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno avviate.
È in discussione in Parlamento una proposta di legge costituzionale per introdurre un vincolo di bilancio in pareggio per le amministrazioni pubbliche, in coerenza con gli impegni presi nell’ambito dell’Eurogruppo.
L’adozione di una regola di questo tipo puo’ contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato per il 2013, evitando che i risultati conseguiti con intense azioni di risanamento vengano erosi negli anni successivi, come e’ accaduto in passato. Affinche’ il vincolo sia efficace, dovranno essere chiarite le responsabilita’ dei singoli livelli di Governo.
A questo proposito ed anche in considerazione della complessita’ della regola, ad esempio l’aggiustamento per il ciclo, sara’ opportuno studiare l’esperienza di alcuni Paesi europei che hanno affidato ad autorita’ indipendenti la valutazione del rispetto sostanziale della regola, dato che in questa materia la credibilita’ nei confronti di noi stessi e del mondo e’ un requisito essenziale. Sara’ anche necessario attuare rapidamente l’armonizzazione dei bilanci delle amministrazioni pubbliche.
Opportunamente la proposta di legge in discussione in Parlamento gia’ prevede l’assegnazione allo Stato della potesta’ legislativa esclusiva in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici.
Nell’immediato daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell’estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorita’ europee.
Nel corso delle prossime settimane valuteremo la necessita’ di ulteriori correttivi. Una parte significativa della correzione dei saldi programmata durante l’estate e’ attesa dall’attuazione della riforma dei sistemi fiscale ed assistenziale. Dovremmo pervenire al piu’ presto ad una definizione di tale riforma e ad una valutazione prudenziale dei suoi effetti. Dovranno inoltre essere identificati gli interventi, volti a colmare l’eventuale divario rispetto a quelli indicati nella manovra di bilancio.
11. I COSTI DELLA POLITICA
Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle societa’ di diritto privato, finanziate con risorse pubbliche, piu’ in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico ed amministrativo, dovranno agire con sobrieta’ ed attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato. Si dovranno rafforzare gli interventi effettuati con le ultime manovre di finanza pubblica, con l’obiettivo di allinearci rapidamente alle best practices europee.
Per quanto di mia diretta competenza, avviero’ immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio. Ritengo inoltre necessario ridurre le sovrapposizioni tra i livelli decisionali e favorire la gestione integrata dei servizi per gli Enti locali di minori dimensioni. Il riordino delle competenze delle Province puo’ essere disposto con legge ordinaria. La prevista specifica modifica della Costituzione potra’ completare il processo, consentendone la completa eliminazione, cosi’ come prevedono gli impegni presi con l’Europa.
Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri, decisa con la legge di stabilita’, andra’ definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa, previsto dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, in particolare per quanto riguarda l’integrazione operativa delle agenzie fiscali, la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato, il coordinamento delle attivita’ delle forze dell’ordine, l’accorpamento degli enti della previdenza pubblica, la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria.
Gli interventi saranno coordinati con la spending review in corso, che intendo rafforzare e rendere particolarmente incisiva con la precisa individuazione di tempi e responsabilita’.
12. LE PENSIONI
Negli scorsi anni la normativa previdenziale e’ stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i piu’ sostenibili in Europa e tra i piu’ capaci di assorbire eventuali shock negativi. Gia’ adesso l’eta’ di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, e’ superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi.
Il nostro sistema pensionistico rimane pero’ caratterizzato da ampie disparita’ di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonche’ da aree ingiustificate di privilegio.
13. LA LEGALITÀ
Il rispetto delle regole e delle istituzioni e la lotta all’illegalita’ riceveranno attenzione prioritaria da questo Governo. Per riacquistare fiducia nel futuro dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni che caratterizzano uno Stato di diritto, quindi si procedera’ alla lotta all’evasione fiscale e all’illegalita’, non solo per aumentare il gettito (il che non guasta), ma anche per abbattere le aliquote: questo puo’ essere
fatto con efficacia prestando particolare attenzione al monitoraggio della ricchezza accumulata (ho detto monitoraggio della ricchezza accumulata) e non solo ai redditi prodotti.
14. L’EVASIONE FISCALE
L’evasione fiscale continua a essere un fenomeno rilevante: il valore aggiunto sommerso e’ quantificato nelle statistiche ufficiali in quasi un quinto del prodotto. Interventi incisivi in questo campo possono ridurre il peso dell’aggiustamento sui contribuenti che rispettano le norme. Occorre ulteriormente abbassare la soglia per l’uso del contante, favorire un maggior uso della moneta elettronica, accelerare la condivisione delle informazioni tra le diverse amministrazioni, potenziare e rendere operativi gli strumenti di misurazione induttiva del reddito e migliorare la qualita’ degli accertamenti.
15. L’ICI E GLI IMMOBILI
Il decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011 prevede per il 2014 l’entrata in vigore dell’imposta municipale che assorbira’ l’attuale ICI, escludendo tuttavia la prima casa e l’IRPEF sui redditi fondiari da immobili non locati, comprese le relative addizionali. In questa cornice intendiamo riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare: tra i principali Paesi europei, l’Italia e’ caratterizzata da un’imposizione sulla proprieta’ immobiliare che risulta al confronto particolarmente bassa. L’esenzione dall’ICI delle abitazioni principali costituisce, sempre nel confronto internazionale, una peculiarita’ – se non vogliamo chiamarla anomalia – del nostro ordinamento tributario.
Il primo elenco di cespiti immobiliari da avviare a dismissione sara’ definito nei tempi previsti dalla legge di stabilita’, cioe’ entro il 30 aprile 2012. La lettera d’intenti inviata alla Commissione europea prevede proventi di almeno 5 miliardi all’anno nel prossimo triennio. A tale scopo verra’ definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico. Tuttavia, e’ necessario volgere tutte le politiche pubbliche, a livello macroeconomico e microeconomico, a sostegno della crescita, sia pure nei limiti determinati dal vincolo di bilancio.
16. LA PRESSIONE FISCALE
La pressione fiscale in Italia e’ elevata nel confronto storico e in quello internazionale. Nel tempo e via via che si manifesteranno gli effetti della spending review sara’ possibile programmare una graduale riduzione della pressione fiscale; tuttavia anche prima, a parita’ di gettito, la composizione del prelievo fiscale puo’ essere modificata in modo da renderla piu’ favorevole alla crescita. Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attivita’ produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprieta’, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico.
17. INFRASTRUTTURE
Dal lato della spesa, un impulso all’attivita’ economica potra’ derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture. Gli incentivi fiscali stabiliti con legge di stabilita’ sono un primo passo, ma e’ anche necessario intervenire sulla regolamentazione del project financing, in modo da ridurre il rischio associato alle procedure amministrative. Occorre inoltre operare per raggiungere gli obiettivi fissati in sede europea con l’agenda digitale. Ho quasi concluso.
18. IL MERCATO DEL LAVORO
Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione.
Le riforme in questo campo dovranno avere il duplice scopo di rendere piu’ equo il nostro sistema di tutela del lavoro e di sicurezza sociale e anche di facilitare la crescita della produttivita’, tenendo conto dell’eterogeneita’ che contraddistingue in particolare l’economia italiana. In ogni caso, il nuovo ordinamento che andra’ disegnato verra’ applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere.
Intendiamo perseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come ci viene chiesto dalle autorita’ europee e come gia’ le parti sociali hanno iniziato a fare, che va accompagnato da una disciplina coerente del sostegno alle persone senza impiego volta a facilitare la mobilita’ e il reinserimento nel mercato del lavoro, superando l’attuale segmentazione. Piu’ mobilita’ tra impresa e settori e’ condizione essenziale per assecondare la trasformazione dell’economia italiana e sospingerne la crescita.
È necessario colmare il fossato che si e’ creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi.
Tenendo conto dei vincoli di bilancio occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali, volta a garantire a ogni lavoratore che non sara’ privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma e’ nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi.
È necessario, infine, mantenere una pressione costante nell’azione di contrasto e di prevenzione del lavoro sommerso. Uno dei fattori che distinguono l’Italia nel contesto europeo e’ la maggiore difficolta’ di inserimento o di permanenza in condizioni di occupazione delle donne. Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa ma anche sociale e civile del Paese e’ una questione indifferibile.
È necessario affrontare le questioni che riguardano la conciliazione della vita familiare con il lavoro, la promozione della natalita’ e la condivisione delle responsabilita’ legate alla maternita’ da parte di entrambi i genitori, nonche’ studiare l’opportunita’ di una tassazione preferenziale per le donne.
C’e’ poi un problema legato all’invecchiamento della popolazione che si traduce in oneri crescenti per le famiglie; andra’ quindi prestata attenzioni ai servizi di cura agli anziani, oggi una preoccupazione sempre piu’ urgente nelle famiglie in un momento in cui affrontano difficolta’ crescenti.
19. I GIOVANI
Infine un’attenzione particolare andra’ assicurata alle prospettive per i giovani; dico ‘infine’ nel senso di finalita’ di tutta la nostra azione. Questa sara’ una delle priorita’ di azione di questo Governo, nella convinzione che cio’ che restringe le opportunita’ per i giovani si traduce poi in minori opportunita’ di crescita e di mobilita’ sociale per l’intero Paese. Dobbiamo porci l’obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di strutturare le proprie potenzialita’ in base al merito individuale indipendentemente dalla situazione sociale di partenza. Per questo ritengo importante inserire nell’azione di Governo misure che valorizzino le capacita’ individuali e eliminino ogni forma di cooptazione. L’Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti; deve essere lei orgogliosa dei suoi talenti e non trasformarsi in un’entita’ di cui i suoi talenti non sempre sono orgogliosi. Per questo la mobilita’ e’ la nostra migliore alleata, mobilita’ sociale ma anche geografica, non solo all’interno del nostro Paese ma anche e soprattutto nel piu’ ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.
20. POLITICHE MICRO-ECONOMICHE PER LA CRESCITA
L’ultimo punto che desidero brevemente presentarvi – ed e’ una caratteristica spero distintiva del nostro Esecutivo, se consentirete al nostro, o vostro, Governo di nascere, e’ quella delle politiche micro-economiche per la crescita.
Un ritorno credibile a piu’ alti tassi di crescita deve basarsi su misure volte a innalzare il capitale umano e fisico e la produttivita’ dei fattori.
21. IL CAPITALE UMANO
La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sara’ necessario mirare all’accrescimento dei livelli d’istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i piu’ giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo, identificando i fabbisogni, anche mediante i test elaborati dall’INVALSI, e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti. Nell’universita’, varati i decreti attuativi della legge di riforma approvata lo scorso anno, e’ ora necessario dare rapida e rigorosa attuazione ai meccanismi d’incentivazione basati sulla valutazione, previsti dalla riforma. Gli investimenti in infrastrutture, di cui tante volte e giustamente abbiamo parlato e si e’ parlato negli corso degli anni, sono fattori rilevanti per accrescere la produttivita’ totale dell’economia.
22. RIMUOVERE GLI OSTACOLI ALLA CRESCITA
A questo scopo, abbiamo per la prima volta valorizzato in modo organico nella struttura del Governo la politica, anzi, le politiche di sviluppo dell’economia reale, con l’attribuzione ad un unico Ministro delle competenze sullo sviluppo economico e sulle infrastrutture ed i trasporti. Questo vuole indicare quasi visivamente e in termini di organigramma del Governo che pari attenzione e centralita’ vanno attribuite a cio’ che mantiene il Paese stabile, la disciplina finanziaria, e a cio’ che ad esso consente di crescere e, quindi, di restare stabile a lungo termine, cioe’ appunto la crescita.
Occorre anche rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita, affrontando resistenze e chiusure corporative. In tal senso, e’ necessario un disegno organico, volto a ridurre gli oneri ed il rischio associato alle procedure amministrative, nonche’ a stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni regolamentate, anche dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilita’ in materia di tariffe minime.
23. LA CONCORRENZA
Intendiamo anche rafforzare gli strumenti d’intervento dell’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato in caso di disposizioni legislative o amministrative, statali o locali, che abbiano effetti distorsivi della concorrenza, accrescere la qualita’ dei servizi pubblici, nel quadro di un’azione volta a ridurre il deficit di concorrenza a livello locale, ridurre i tempi della giustizia civile, in modo tale da colmare il divario con gli altri Paesi, anche attraverso la riduzione delle sedi giudiziarie, e rimuovere gli ostacoli alla crescita delle dimensioni delle imprese, anche attraverso la delega fiscale.
24. LA LOTTA ALLE MAFIE
Un innalzamento significativo del tasso di crescita e’ condizione essenziale non solo del riequilibrio finanziario, ma anche del progresso civile e sociale. In tal senso, una strategia di rilancio della crescita non puo’ prescindere da un’azione determinata ed efficace di contrasto alla criminalita’ organizzata e a tutte le mafie, che vada a colpire gli interessi economici delle organizzazioni e le loro infiltrazioni nell’economia legale.
25. LA POLITICA ESTERA
Il risanamento della finanza pubblica ed il rilancio della crescita contribuiranno a rafforzare la posizione dell’Italia in Europa e, piu’ in generale, la nostra politica estera: vocazione europeistica, solidarieta’ atlantica, rapporti con i nostri partners strategici, apertura dei mercati, sicurezza nazionale ed internazionale rimarranno i cardini di tale politica. Voglio qui ricordare i nostri militari impegnati in missioni all’estero, le Forze Armate ed i rappresentanti delle forze dell’ordine, che sono in prima linea nella difesa dei nostri valori e della democrazia.
L’Italia ha bisogno di una politica estera coerente con i nostri impegni e di una ripresa d’iniziativa nelle aree dove vi siano significativi interessi nazionali.
26. LA COESIONE NAZIONALE
La gravita’ della situazione attuale richiede una risposta pronta e decisa nella creazione di condizioni favorevoli alla crescita nel perseguimento del pareggio di bilancio, con interventi strutturali e con un’equa distribuzione dei sacrifici.
Il tentativo che ci proponiamo di compiere, onorevoli senatori, e che vi chiedo di sostenere e’ difficilissimo; altrimenti ho il sospetto che non mi troverei qui oggi. I margini di successo sono tanto piu’ ridotti, come ha rilevato il Presidente della Repubblica, dopo anni di contrapposizione e di scontri nella politica nazionale. Se sapremo cogliere insieme questa opportunita’ per avviare un confronto costruttivo su scelte e obiettivi di fondo avremo occasione di riscattare il Paese e potremo ristabilire la fiducia nelle sue istituzioni.
(Telpress)
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