(cinque quartine e una coda proustiana)
In una villa a Rimini
c’è un divanetto in vimini
su cui, discreti e anonimi,
siedon dei gentiluomini.
Protetti da pseudonimi,
amano conversare
di verbi e di sinonimi
in abiti da mare.
Intanto nel giardino
l’esimio signor Vimini,
unico fabbricante
dei divanetti omonimi,
riposa beatamente
su una panchina a onde,
scolpita, in quel di Lecce,
da pietre dolci e tonde;
e sogna nel meriggio
le ville del Meridione,
riempite dei suoi vimini
per la bella stagione.
Sottili e aristocratiche,
lo osservano da ore
due palme gemelle, all’ombra
delle fanciulle in fiore.