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Il Dna diventa musica, dal Corriere della Sera

Creato il 27 marzo 2012 da Wally26

Fonte:  Il Corriere della Sera

Quattro note musicali sono state fatte corrispondere alle quattro basi (G, A, T, C) del Dna che, combinate tra loro in sequenze diverse, danno l’informazione in esso contenuta. Ecco allora che le sequenze di nucleotidi possono diventare uno spartito e il nostro genoma un file audio generato dal computer mediante un algoritmo. «Utilizzo questo supporto sonoro nell’ambito di piccole lezioni di introduzione alla genetica, negli eventi di divulgazione scientifica, perché consente di far percepire la struttura del codice genetico che non è affatto casuale», precisa Antonella Prisco, ricercatrice dell’Istituto di genetica e biofisica del Cnr di Napoli, che ha partecipato di recente a una giornata di divulgazione scientifica per gli studenti delle scuole superiori nell’ambito di StamiNa.

 

Il Dna diventa musica
  
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Il Dna diventa musica

SUONI PER CAPIRE – «Ci sono per esempio quattro modi di dire (codoni) aminoacido glicina in natura e tutti differiscono solo per la terza base. Ebbene, trasformandoli in suono ci si accorge dell’assonanza che c’è tra loro. Melodie ripetute e monotone scaturiscono invece dalla trasformazione in suoni di sequenze ripetitive del Dna “satellite” non codificante». Grazie alla nostra capacità di riconoscere motivi musicali orecchiabili, la struttura di alcuni elementi specifici del Dna viene ben illustrata. Questa strategia è stata infatti intrapresa per rendere maggiormente comprensibile la complessità della scienza che non si può semplificare più di tanto, altrimenti si rischia di banalizzarla. «La genetica in particolare usa termini tecnici, come per esempio codoni e nucleotidi, che non hanno un corrispondente nel linguaggio comune», dice Prisco. «Si ricorre spesso a metafore paragonando le basi del Dna a quattro lettere o gli aminoacidi a mattoncini necessari per costruire le proteine. Il fatto di adottare metafore musicali per spiegare la genetica, dà una valenza emotiva che rende più partecipe le persone che si avvicinano alla sua comprensione».

LO SFORZO DELLA RICERCA – Anche se riprodotto in sinfonia, il nostro Dna rimane difficile da capire, a meno che chi ascolta, e partecipa alla lezione di genetica, non ci metta intuizione e attenzione. Proprio quelle capacità emotive e intellettuali che uno scienziato che fa ricerca deve avere. «L’impegno a comprendere l’incomprensibile avvicina alla mentalità del ricercatore e fa percepire come la ricerca sia un’impresa appassionante ma tutt’altro che semplice», dice la ricercatrice del Cnr.

SCIENZA COME ARTE - Il Dna è anche ispirazione, un codice compositivo che può essere messo in musica con quattro strumenti: un violino, una viola, un violoncello e un fagotto. Arte e scienza non sono poi così distanti tra loro. Entrambe condividono l’intuizione, quel piccolo salto che fa immaginare prima che comprendere ciò a cui si può arrivare. «Nella scienza ha un ruolo limitato e detta l’inizio del percorso sperimentale», precisa Antonella Prisco. Ma anche nell’arte non c’è solo intuizione: essa se mai dà il la a un lavoro complesso e difficile che può essere chiamato «ricerca artistica». Questa esperienza di tradurre il Dna in suono non è una ricerca scientifica e non ha neppure un valore scientifico: non significa che ci sia scritta musica nel nostro genoma. Definisce però un rapporto tra scienza e società che deve essere un reciproco ascolto, proprio come ci hanno mostrato i genetisti e i musicisti nella loro impresa.

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Il Dna diventa musica, dal Corriere della Sera


Filed under: Musica, Scienza


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