Fortissima la commozione delle persone per la morte del “duca bianco” con 832mila tweet da tutto il mondo dei quali 47mila in italiano dell’hashtag #DavidBowie a conferma di quanto fosse amato.
I media di tutto il mondo hanno fatto a gara per proporre contenuti diversi dai soliti “coccodrilli” con liveblogging, playlist video e musicale, timelines e molto altro ancora, dimostrando quanto la content curation sia una pratica giornalistica sempre più praticata e diffusa. Molto belle anche alcune delle prime pagine e dei supplementi dedicati alla scomparsa del cantante con molti dei quotidiani stranieri che hanno privilegiato la scelta del titolo con foto a tutta pagina.
È in questo quadro di commemorazione e di profondo dispiacere che Libero propone su Facebook la sua visione di dolore applicando le peggiori e più vergognose pratiche di click baiting. “Il dolore della moglie Iman. Quelle frasi prima dell’annuncio della morte di Bowie” è il titolo sulla fanpage del quotidiano con una preview che visto il contesto definire rivoltante è un eufemismo. Ancora peggiore, se possibile, l’articolo di meno di 500 battute con una fotogallery, apparentemente rubata dal profilo Instagram della moglie di Bowie [senza link e senza credits, come d’abitudine, eh!!!], in cui Iman appare in pose che evidentemente ben poco hanno a che fare con il lutto.
Ancora una volta, come già avvenuto in altre occasioni, la reazione dei lettori non si fa attendere come si può vedere nello screenshot sottostante.
Invece di scandalizzarsi per le soubrette del giornalismo e/o animarsi, a fini elettorali, sull’equo compenso, sarebbe ora si intervenisse con decisione su questi aspetti [ma anche su altri] una volta per tutte. Basta con il giornalismo spazzatura, non ne hanno bisogno i giornali, i lettori e neppure chi svolge la professione con serietà. BASTA!