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Esiste un dolore perfetto? Sì, è quello dell’assenza, di quando riconosci che intorno a te c’è un girotondo di vuoti immobili, impossibili da colmare. E io ne vedo troppi per non scegliere. Ballare da sola è un’abitudine ma ballare con il vento non ha senso. E non lo ha neanche cercare di chiuderlo in una bottiglia e trovare un significato a cose che, inutile dirlo, proprio non ce l’hanno. Neanche se ti armi di torcia lo trovi. È complicato da spiegare. Sbrigliare gli interstizi di me, annodati in un presente di sospensioni. O forse, in verità, è semplice. Riassumibile in un amaro “mai abbastanza”. Buttiamo via tutto, allora. Buttiamo i giorni. Le ore. I minuti. I secondi. I ricordi. I momenti. Buttiamo via tutto e lasciamo entrare aria nuova. Ma riuscirò sul serio a concederle uno spazio adeguato? È un dolore perfetto. Una canzone stonata. Una frase scordata. Un pensiero disperso. Foto mia.
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