Il mondo intero è un turpe ed equivoco teatro di disuguaglianze; non d'inevitabili e positive diversità di qualità, tendenze, capacità, doti, risorse, ruoli sociali, bensì di punti di partenza, di opportunità. E' un'offesa all'individuo, a tanti singoli individui, che diviene un dramma anche per l'efficienza di una società. I profughi che arrivano alle nostre coste e alle nostre isole appartengono a questi esclusi a priori, a questi corridori nella corsa della vita condannati a partire quando gli altri sono già quasi arrivati e quindi perdenti già prima della gara. (pag.172)
Barconi sono affondati nel Mediterraneo, persone sono annegate senza che di esse si conosca il nome.Questi operai (ricordate gli operai della parabola evangelica della vigna?) non hanno avuto la chiamata e nemmeno il salvagente dell'ultima ora; sono stati cancellati dal mare come se non fossero mai esistiti, sepolti senza un nome. Di molti, nessuno forse saprà nemmeno che sono morti; ad essi è stato tolto anche il minimo di una dignità, il nome, segno di un unico e irripetibile individuo. La cancellazione di un nome é un oltraggio supremo, di cui la storia umana è crudelmente prodiga. Livio Sirovich, in un suo libro, racconta per esempio di un bambino ebreo nato in un lager di sterminio e ucciso prima di ricevere un nome. Meno tragico ma altrettanto umiliante é quanto racconta il maresciallo Chu Teh, lo stratega cinese della Lunga marcia, quando nelle sue memorie dice che sua madre contadina non aveva un nome, come non lo avevano le galline del pollaio, a differenza degli animali che amiamo e a cui rivolgiamo affetti e cure. (pag.173-174)
Il mare è un enorme cimitero di ignoti, come gli schiavi senza nome periti nella tratta dei neri e gettati nelle acque dalle navi negriere.(pag.174 -bis)