La belva
di Francescea Bertuzzi
Francesca Bertuzzi,scrittrice
Newton & Compton 369p.,€ 9,90
isbn 9788854151710
Rebecca Tenaci , lascia Roma con i suoi genitori per trasferirsi con la famiglia a Domegge di Cadore, il trauma è forte per la ragazzina; passare dall’Urbe al profondo Nord non si rivelerà un ‘esperienza bellessima. Dopo un primo momento di spaesamento però ,Bi, come la chiamano Valentina , la sorella maggiore e le sue migliori amiche Stella e Livia, si adatta alla nuova vita. Non più uscite in giro per il centro caotico della capitale, che è pur sempre una giungla, ma trekking tra boschi e radure silenziose. Una mattina mentre le tre indivisibili ragazzine sono in giro per il solito bosco fuori paese a misurarsi in un gioco, una specie di lippa, con mazze e pietre da colpire lungo l’alveo del ruscello ed è proprio nel laghetto alla fine del percorso che le quattro ragazzine faranno una macabra scoperta ,quella del corpo senza vita di un ragazzo il cui volto è stato in parte sbranato!
C’è dunque una belva feroce, un cane sciolto, un lupo solitario che si aggira nel bosco?
Il commissario Badile con l’agente Filo e il dottor Ros, dopo il ritrovamento di un secondo cadavere orrendamente mutilato ne sono quasi sicuri , ma c’è qualcosa che non torna, sarà proprio Bi, testarda e incosciente a trovare il bandolo della matassa che sorprenderà tutti i lettori.
Francesca Bertuzzi ha scritto un giallo interessante, è stata capace di alternare scene splatter a scene di poesia e quest’alternanza non stona ma convince, se da una parte c’è un corpo slabbrato con la materia cerebrale riversa sul terriccio, dall’altra c’è la storia degli elefanti, animali che gli etologi scoprirono capaci sviluppare un linguaggio che , a seconda delle circostanze , sviluppava nuovi registri di senso, gli stessi animali tolti alla savana e rinchiusi in uno zoo, impararono nuovi barriti, si scoprì che imitavano i suoni dei tir dell’autostrada vicina, avevano imparato a chiedere aiuto a quelli che credevano loro simili imparandone i suoni. Anche gli esseri umani più deboli e bistrattati messi alle strette sono capaci di reazioni allucinanti , lo scoprirete in questo giallo.
La frase: Quando uscimmo dalla coltre di alberi il sole mi fece girare la testa. Mi voltai un istante.Il bosco era lì,intatto, la ginigiana dell’acqua muoveva disegni liquidi sugli abeti,e gli uccellini cinguettavano sereni.Guardai verso la strada.Le ragazze erano già alla prima curva asfaltata.
da La Belva di Francesca Bertuzzi Newton & Compton ;2013
La frase : Il ricordo del volto di Livia volle dire dolore per molto,molto tempo. Ma ci fu un giorno, per essere esatta una mattina,in cui mi svegliai pensando a quella volta in cui, da bambine, avevamo scattato una cinquantina di foto in pose stupide. Mi venne in mente lei che si annusava i piedi con aria disgustata urlando : Scatta, scatta ora!”
E sorrisi.Non piansi.Quello fu il momento in cui il dolore si mischiò a qualcosa di dolce, che aveva sempre abitato in quelle memorie.
da La belva di Francesca Bertuzzi Newton & Compton ; 2013.
La curiosità: Ha diretto e montato il backstage del film Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido.
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