Magazine Media e Comunicazione

Il doodle di Google è per Moby Dick di Herman Melville

Creato il 18 ottobre 2012 da Franzrusso @franzrusso

Dopo il doodle capolavoro dedicato a Little Nemo, ecco che oggi Google ce ne propone uno nuovo stavolta dedicato ad una grande opera letteraria, Moby Dick di Herman Melville. Infatti, 161 anni fa quello che in Italia è conosciuto anche come La Balena, veniva pubblicato per la prima volta

% name Il doodle di Google è per Moby Dick di Herman Melville

Era il 18 Ottobre del 1851, 161 anni fa, quando Herman Melville, scrittore americano, pubblicò Moby Dick, uno dei primi e più bei romanzi d’avventura mai scritti. E oggi Google decide di celebrare questa data e questo grande romanzo con un doodle, dove si vede un capodoglio bianco alle spalle del capitano Achab e dei suoi uomini. La “l” del logo è in realtà lo spruzzo del capodoglio.

Moby Dick è sicuramente uno dei primi romanzi d’avventura, ma è anche uno dei primi che tratta l’argomento di come l’uomo affronti la natura e dell’eterno conflitto sul controllo di essa da parte dell’uomo. Un conflitto che pare non finire mai. La caccia alla Balena, in realtà un capodoglio, da parte del capitano Achab a bordo della baleniera Pequod raccontata da Ismaele, la voce narrante del romanzo, ha un qualcosa di epico, dove si trova arte, filosofia, religione.

Moby Dick in Italia venne tradotto da Cesare Pavese la prima volta nel 1932 col nome La Balena e non ebbe una grande accoglienza. Solo col tempo venne poi apprezzato fino ad essere riconosciuto come un capolavoro della letteratura, non solo americana.

Come non citare la versione cinematografica di Moby Dick del 1956 interpretato da un grande Gregory Peck, nei panni del capitano Achab con la regia di John Houston.

% name Il doodle di Google è per Moby Dick di Herman Melville

Ecco la traduzione del primo paragrafo ad opera di Cesare Pavese:

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo.

E’ un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.

Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano.

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :