Abate PIETRO ZANI L’abate Pietro Antonio Maria Zani nacque a Borgo San Donnino nel settembre 1748 e vi morì nell'agosto del 1821. Studioso e nobile figura di letterato, fu molto famoso al suo tempo nel campo delle belle arti.
In tempi recenti Mirella Capretti ed Angela Leandri, con i loro scritti, hanno riportato l’attenzione sulla vita e sulle opere del nostro illustre concittadino. Tra le carte conservate nella Biblioteca Vescovile, c’è una poesia d’amore e d’addio dedicata dall’Abate Zani alla sua “Patria”, Borgo San Donnino, scritta a Parma negli ultimi mesi di vita segnati dalla malattia. Nel maggio del 1821, si fa trasportare a Borgo e riuscirà, quindi, a chiudere gli occhi dove li aveva aperti.
“Quel Dio che il tutto regge, e che mi vede il core Sa quanto alla mia Patria abbia portato amore: E a Lui noto è pur anche l’acerbo e fier tormento, Nel doverla lasciare, che all’anima ne sento. Io già nutria in mente speranze le più certe Di chiuder le miei luci ove le aveva aperte: Ma il mio destin vuol forse che il fin de giorni miei Veggomi in altro Cielo contrariar desir miei + Io presso insigni Amici, e avanti il partir mio Voglio a Voi, e alla Patria donar l’ultimo addio”. MICHELE LEONI “Michele Leoni, poeta neoclassico amico del Foscolo, alla fine della sua vita e lontano da Fidenza, scrisse versi sul Duomo di Borgo, versi in cui compare la nostalgia dell’infanzia e del paese natio”; queste parole, che incorniciano sei versi di Michele Leoni, sono tratti dal libro “Il Duomo di Fidenza – Ipotesi per un museo” di Sandra Costa e Guglielmo Ponzi.
Michele Leoni nacque a Borgo San Donnino nel marzo 1776, si trasferì a Parma per completare gli studi. Si dedicò allo studio della letteratura antica, spese tutta la sua lunga vita nello studio e nella diffusione della cultura in Italia. Morì nell’agosto 1858. E il maggior de’ tuoi templi, antiqua mole, Dell’arte testimon, che i passi primo Muovea fuor della notte, onde l’avvolse La gotica fortuna. Ivi, o Fidenza, Con lungo uso le preci della sera A porger venni.
Nota: come possiamo vedere Leoni, come già in precedenza fece l’Abate Zani, usa la parola Fidenza e non Borgo San Donnino. ENZO ZERBINI Enzo Zerbini è nato a Fidenza nel 1923. Laureato in lettere classiche, ha insegnato nelle scuole di Fidenza, Parma, Busseto e Cremona ed è stato preside di scuola Media. Trasferitosi a Cremona, ha mantenuto saldi legami di ricordi e di affetti con il “Borgo” di origine.
Ha pubblicato diverse raccolte di poesia. Nella raccolta “Fra luce ed ombra" pubblicata nel 1982, troviamo la poesia “A Fidenza” che qui proponiamo nella prima edizione apparsa sul settimanale “il Risveglio.”
A FIDENZA CON AMORE
Io ricerco un paese che non trovo,
il vecchio borgo quieto della rocca
sotto un cielo di torri e di campane,
isola tra due fiumi di frastuono,
l’Emilia antica e il correr dei treni.
Se seguo ancora fra le strade strette
ombre e richiami di tempi lontani,
sono quasi un ricordo al pellegrino
le case basse e i muri scoloriti,
i cortili un po’ grigi dell’infanzia,
le botteghe in penombre di silenzio.
Gli amici del mio cuore sono andati,
fuggiti con i giochi dell’estate,
oltre la festa lieta di quei giorni
in un passato che non può tornare.
I DUE VOLTI Familiare punto d’incontro è il piccolo sagrato. L’abbraccio delle case, tutt’intorno, custodisce il calore di un respiro lontano. La cattedrale è lì, aperta. Sulle pagine di pietra giorni, vento, pioggia e smog non cessano di scrivere il loro quotidiano racconto. Dai solchi e dalle rughe, sempre più profondi, emerge, pacato, lo sguardo dell’unico occhio, che veglia il tempo che scorre. ………………………………………… i nostri Padri, un tempo, nel cuore vivo della città presente, della futura, verso cui moviamo, questo segno di pietra . hanno innalzato. …………………………………………
ALDO BUSSOLATI Aldo Bussolati, borghigiano trapiantatosi poi a Milano, nel Natale 1944 era internato in Germania nel lager di Kaiserburg da dove invia questa cartolina postale al pittore Ettore Ponzi internato a Wietzendorf.
La posta tra i lager, in cui trovavano la teutonica ospitalità gli Internati Militari Italiani, era possibile ancorché sottoposta a rigida censura. Non era sempre scontato il ricevimento; in questo caso, con tollerabile ritardo, arrivò. Sulla facciata della cartolina la memoria di un sogno, quello del nostro Duomo, sogno spezzato dallo sbattere sordo della porta e al “noto fischio”, teutonico anche questo.
Duomo? Com'è più bello ed argentino. Il noto fischio, un colpo di porta Ci scuote Era un sogno Com’è buffa la vita!