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Il Duomo e il Borgo in alcune composizioni o poesie di fidentini illustri

Creato il 19 ottobre 2015 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
Il Duomo e il Borgo in alcune  composizioni o poesie di fidentini illustri Pubblichiamo la raccolta di composizioni lette durante la presentazione al teatro Magnani del nuovo lavoro di Fausto Negri "Gloria Martirio e Profezie ..." che proponeva una originale lettura della facciata del duomo L'interesse suscitato da queste composizioni letterarie a carattere tematico, il nostro duomo o, più in generale, il nostro borgo, ci ha suggerito  di riproporre integralmente la raccolta in questo blog.  Come possiamo vedere prevale negli autori la nostalgia per la propria città. In un solo caso, quello di Lino Cassi, l'approccio è più diretto, non filtrato dalla lontananza. Particolare impressione ha suscitato l'ultimo scritto, quello di Aldo Bussolati, che non è propriamente una poesia.
Abate PIETRO ZANI Il Duomo e il Borgo in alcune  composizioni o poesie di fidentini illustri L’abate Pietro Antonio Maria Zani nacque a Borgo San Donnino nel settembre 1748 e vi morì nell'agosto del 1821. Studioso e nobile figura di letterato, fu molto famoso al suo tempo nel campo delle belle arti.
In tempi recenti Mirella Capretti ed  Angela Leandri, con i loro scritti, hanno riportato l’attenzione sulla vita e sulle opere del nostro illustre concittadino. Tra le carte conservate nella Biblioteca Vescovile, c’è una poesia d’amore e d’addio dedicata dall’Abate Zani alla sua “Patria”, Borgo San Donnino, scritta a Parma negli ultimi mesi di vita segnati dalla malattia. Nel maggio del 1821, si fa trasportare a Borgo e riuscirà, quindi, a chiudere gli occhi dove li aveva aperti.
“Quel Dio che il tutto regge, e che mi vede il core Sa quanto alla mia Patria abbia portato amore: E a Lui noto è pur anche l’acerbo e fier tormento, Nel doverla lasciare, che all’anima ne sento. Io già nutria in mente speranze le più certe Di chiuder le miei luci ove le aveva aperte: Ma il mio destin vuol forse che il fin de giorni miei Veggomi in altro Cielo contrariar desir miei + Io presso insigni Amici, e avanti il partir mio Voglio a Voi, e alla Patria donar l’ultimo addio”. MICHELE LEONI Il Duomo e il Borgo in alcune  composizioni o poesie di fidentini illustri “Michele Leoni, poeta neoclassico amico del Foscolo, alla fine della sua vita e lontano da Fidenza, scrisse versi sul Duomo di Borgo, versi in cui compare la nostalgia dell’infanzia e del paese natio”; queste parole, che incorniciano sei versi di Michele Leoni, sono tratti dal libro “Il Duomo di Fidenza – Ipotesi per un museo” di Sandra Costa e Guglielmo Ponzi.
Michele Leoni nacque a Borgo San Donnino nel marzo 1776, si trasferì a Parma per completare gli studi. Si dedicò allo studio della letteratura antica, spese tutta la sua lunga vita nello studio e nella diffusione della cultura in Italia. Morì nell’agosto 1858. E il maggior de’ tuoi templi, antiqua mole, Dell’arte testimon, che i passi primo Muovea fuor della notte, onde l’avvolse La gotica fortuna. Ivi, o Fidenza, Con lungo uso le preci della sera A porger venni.        
Nota: come possiamo vedere Leoni, come già in precedenza fece l’Abate Zani, usa la parola Fidenza e non Borgo San Donnino.  ENZO ZERBINI Enzo Zerbini è nato a Fidenza nel 1923. Laureato in lettere classiche, ha insegnato nelle scuole di Fidenza, Parma, Busseto e Cremona ed è stato preside di scuola Media. Trasferitosi a Cremona, ha mantenuto saldi legami di ricordi e di affetti con il “Borgo” di origine. 
Ha pubblicato diverse raccolte di poesia. Nella raccolta “Fra luce ed ombra" pubblicata nel 1982, troviamo la poesia “A Fidenza” che qui proponiamo nella prima edizione apparsa sul settimanale “il Risveglio.”

Il Duomo e il Borgo in alcune  composizioni o poesie di fidentini illustri

A FIDENZA CON AMORE Io ricerco un paese che non trovo, il vecchio borgo quieto della rocca sotto un cielo di torri e di campane, isola tra due fiumi di frastuono, l’Emilia antica e il correr dei treni. Se seguo ancora fra le strade strette ombre e richiami di tempi lontani, sono quasi un ricordo al pellegrino le case basse e i muri scoloriti, i cortili un po’ grigi dell’infanzia, le botteghe in penombre di silenzio. Gli amici del mio cuore sono andati, fuggiti con i giochi dell’estate, oltre la festa lieta di quei giorni in un passato che non può tornare.

MARIO PIETRALUNGA Mario Pietralunga, docente e letterato, insegnava italianistica alla California State University di Sacramento, negli Stati Uniti. Viene ricordato come il “cantore di Pieve”, ce lo dice Anna Orzi in un articolo del 17 giugno 2009 sulla Gazzetta. Noi oggi leggiamo questa sua poesia dalla raccolta “Sabbatical” pubblicata da Lolli Editore a Firenze nel 1989. Domina anche in quest’opera la nostalgia dei luoghi visti col cuore FANCIULLEZZA Ad ogni ritorno mi par di veder ringiovanire le cose antiche del caro borgo avanti Cristo nato e le ho sentite che uscivano da loro sempre più fresche e sempre più argentine le voci eterne del del nostro passato. Vi ho respirato l’aria delle colline cantata dall’abate Zani aria che scende  adesso meno pura sopra la gran pianura e questa piazza della città fra le più rovinate “in grazia della guerra Ingiusta e pazza” Come ben giudicò  Quel nostro abate Voci di pace son quelle che ho sentito dalle cose antiche del mio borgo che ad ogni ritorno mi par di veder ringiovanito Ed eccomi salito a cavallo di uno dei leoni secolari lì davanti al Duomo, per celebrar l’eterna fanciullezza che è nell’uomo. LINO CASSI Questa poesia di Don Lino Cassi fa parte della raccolta “Come in trasparenza” pubblicata da Effatà Editrice nel luglio 2005. Il titolo della poesia, composta nel 1998, è “I due volti”, noi qui leggiamo due brevi strofe che fanno riferimento alla cattedrale ed al destino della città.  Don Lino è nato a Fidenza nel 1929 e ci ha lasciato non più di un anno fa, il 15 ottobre 2014.


Il Duomo e il Borgo in alcune  composizioni o poesie di fidentini illustri

I  DUE VOLTI Familiare punto d’incontro è il piccolo sagrato. L’abbraccio delle case, tutt’intorno, custodisce il calore  di un respiro lontano. La cattedrale è lì,  aperta. Sulle pagine  di pietra giorni, vento, pioggia e smog non cessano di scrivere  il loro quotidiano racconto. Dai solchi  e dalle rughe,  sempre più profondi, emerge, pacato, lo sguardo  dell’unico occhio, che veglia  il tempo che scorre. …………………………………………                            i nostri Padri, un tempo, nel cuore vivo della città presente, della futura, verso cui moviamo, questo segno di pietra . hanno innalzato. …………………………………………


ALDO BUSSOLATI Aldo Bussolati, borghigiano trapiantatosi poi a Milano, nel Natale 1944 era internato in Germania nel lager di Kaiserburg da dove invia questa cartolina postale al pittore Ettore Ponzi internato a Wietzendorf. 
La posta tra i lager, in cui trovavano la teutonica ospitalità gli Internati Militari Italiani, era possibile ancorché sottoposta a rigida censura. Non era sempre scontato il ricevimento; in questo caso, con tollerabile ritardo, arrivò.  Sulla facciata della cartolina la memoria di un sogno, quello del nostro Duomo, sogno spezzato dallo sbattere sordo della porta e al “noto fischio”, teutonico anche questo. 

Il Duomo e il Borgo in alcune  composizioni o poesie di fidentini illustri

Duomo? Com'è più bello ed argentino.           Il noto fischio, un colpo di porta           Ci scuote Era un sogno Com’è buffa la vita!




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