E’ il 24 Giugno 2014. In Brasile l’Italia di Prandelli, vice-campione d’Europa, perde contro l’Uruguay di Cavani, Suarez e soprattutto Godin. E’ la fine del sogno mondiale per gli azzurri che abbandonano il sud America dopo scialbe prestazioni e infinite polemiche. Il CT della nazionale Prandelli lascia la panchina della nazionale e Giancarlo Abete abdica dal trono della FIGC. Nell’aria si mischiano sensazioni come rabbia, dispiacere e soprattutto voglia di cambiamento per rinnovare il movimento calcistico nostrano.
Entra in scena Carlo Tavecchio, presidente della lega nazionale dilettanti e uomo capace, secondo gli addetti ai lavori, di (ri)portare il calcio italiano ai fasti che furono.
Inizia la campagna elettorale che vede Tavecchio, appoggiato dalla lega dilettanti e da alcuni uomini illustri del calcio italiano come Galliani e Lotito, contro Albertini (sostenuto dall’associazione calciatori e arbitri).
Ma il nemico più grande che si insinua lungo la strada che porta alla gloria è rappresentato dalle uscite pubbliche dello stesso Tavecchio che accenderanno l’estate calcistica italiana.
E’ il 26 luglio e il presidente della lega dilettanti, parlando di integrazione, accoglienza e opportunità per i tesserati stranieri, accusa il sistema italiano di essere troppo “disponibile” rispetto ad altri paesi più selettivi come l’Inghilterra.
Testualmente dichiara: “…Optì Pobba è venuto qua, prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio, mentre in Inghilterra deve prima dimostrare il suo valore.”
La dichiarazione fa il giro delle trasmissioni italiane e non solo. La Fifa, due giorni dopo, chiede alla FIGC di aprire un inchiesta mentre i vertici del calcio si chiedono se sia Tavecchio l’uomo giusto per ripartire. Si rafforza la posizione di Albertini e partono pesanti accuse da parte di calciatori, opinionisti e da tutto il mondo del pallone per quella che è sembrata una vera e propria dichiarazione a sfondo razziale. In sua difesa si schierano la lega dilettanti, alcuni presidenti delle varie leghe (Beretta e Macalli) o grandi ex giocatori come Gigi Riva che attenuano il significato delle parole dette da Tavecchio.
Il mondo del pallone si spacca in due e il calcio italiano piomba in una crisi quasi peggiore di quella che nemmeno un mese prima aveva visto la nazionale fallire il mondiale brasiliano.
Ai microfoni di Radio1 Tavecchio si dice dispiaciuto per le reazioni che la sua dichiarazione ha suscitato, ma non manca di puntare il dito contro chi ha ingigantito tale situazione e promette battaglia.
L’11 Agosto è prevista la riunione dell’assemblea elettiva che decreterà il nuovo presidente della FIGC. Tavecchio resta favorito, ma il terremoto causato dalle sue parole sta riducendo la schiera di alleati.
Una cosa è certa: qualsiasi sarà il risultato delle elezioni il futuro del calcio italiano non nasce nello scenario più tranquillo possibile.
Se il buongiorno si vede dal mattino…
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E’ il 24 Giugno 2014. In Brasile l’Italia di Prandelli, vice-campione d’Europa, perde contro l’Uruguay di Cavani, Suarez e soprattutto Godin. E’ la fine del sogno mondiale per gli azzurri che abbandonano il sud America dopo scialbe prestazioni e infinite polemiche. Il CT della nazionale Prandelli lascia la panchina della nazionale e Giancarlo Abete abdica dal trono della FIGC. Nell’aria si mischiano sensazioni come rabbia, dispiacere e soprattutto voglia di cambiamento per rinnovare il movimento calcistico nostrano.
Entra in scena Carlo Tavecchio, presidente della lega nazionale dilettanti e uomo capace, secondo gli addetti ai lavori, di (ri)portare il calcio italiano ai fasti che furono.
Inizia la campagna elettorale che vede Tavecchio, appoggiato dalla lega dilettanti e da alcuni uomini illustri del calcio italiano come Galliani e Lotito, contro Albertini (sostenuto dall’associazione calciatori e arbitri).
Ma il nemico più grande che si insinua lungo la strada che porta alla gloria è rappresentato dalle uscite pubbliche dello stesso Tavecchio che accenderanno l’estate calcistica italiana.
E’ il 26 luglio e il presidente della lega dilettanti, parlando di integrazione, accoglienza e opportunità per i tesserati stranieri, accusa il sistema italiano di essere troppo “disponibile” rispetto ad altri paesi più selettivi come l’Inghilterra.
Testualmente dichiara: “…Optì Pobba è venuto qua, prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio, mentre in Inghilterra deve prima dimostrare il suo valore.”
La dichiarazione fa il giro delle trasmissioni italiane e non solo. La Fifa, due giorni dopo, chiede alla FIGC di aprire un inchiesta mentre i vertici del calcio si chiedono se sia Tavecchio l’uomo giusto per ripartire. Si rafforza la posizione di Albertini e partono pesanti accuse da parte di calciatori, opinionisti e da tutto il mondo del pallone per quella che è sembrata una vera e propria dichiarazione a sfondo razziale. In sua difesa si schierano la lega dilettanti, alcuni presidenti delle varie leghe (Beretta e Macalli) o grandi ex giocatori come Gigi Riva che attenuano il significato delle parole dette da Tavecchio.
Il mondo del pallone si spacca in due e il calcio italiano piomba in una crisi quasi peggiore di quella che nemmeno un mese prima aveva visto la nazionale fallire il mondiale brasiliano.
Ai microfoni di Radio1 Tavecchio si dice dispiaciuto per le reazioni che la sua dichiarazione ha suscitato, ma non manca di puntare il dito contro chi ha ingigantito tale situazione e promette battaglia.
L’11 Agosto è prevista la riunione dell’assemblea elettiva che decreterà il nuovo presidente della FIGC. Tavecchio resta favorito, ma il terremoto causato dalle sue parole sta riducendo la schiera di alleati.
Una cosa è certa: qualsiasi sarà il risultato delle elezioni il futuro del calcio italiano non nasce nello scenario più tranquillo possibile.
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