Il falso scandalo delle recensioni fasulle su amazon: ovvero la letteratura “gangnam style”

Creato il 16 gennaio 2013 da Michelebarbera

Fu vero scandalo?Si chiederebbe  un moderno Manzoni. Io mi permetto di aggiungere la risposta: NO. La scoperta che la quasi totalità delle recensioni su AMAZON sono frutto di account fasulli di lettori dove si nascondono amici e parenti compiacenti degli stessi autori è la scoperta dell’acqua calda. Allora parliamo degli editori che prima ti cercano come autore esordiente e poi, dopo aver espresso vaghi apprezzamenti per la tua opera, ti chiedono di acquistarne un tot numero di copie. Parliamo anche delle catene librarie dove se vuoi che un certo libro sia esposto in una certa maniera occorre che si paghi un tot. Parliamo anche delle false recensioni letterarie, anche su quotidiani di tiratura nazionale, dove se vuoi che un certo libro venga recensito (magari in modo compiaciuto) allora occorre che l’editore acquisti un tot di pubblicità. E questo non riguarda solo l’Italia, ma tutto il mondo, sia ben chiaro, anche un mercato letterario dalle proporzioni immani come quello americano. Se l’editoria non è marcia, il mercato editoriale lo è.Leggevo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa che vi sono scrittori americani (lo hanno confessato loro in pubblico) che si “divertivano” - mediante falsi account - a fare recensioni stroncanti su opere di colleghi, magari per pura invidia editoriale e magari dopo che si erano letti il libro del collega e gli era pure piaciuto. Come scrittore per passione l’unica recensione a cui credo veramente ed in fondo è l’incontro ed i colloqui con i lettori. Per questo non mi tiro mai indietro quando i lettori, magari per curiosità mi cercano o domandano  su questo o quel particolare di quel racconto o di quel romanzo.  Non capisco come certi scrittori (magari di successo) possano tranquillamente snobbare i lettori o dare loro risposte preconfezionate da ghost writers o da volenterosi collaboratori della casa editrice. Sbagliato! Quando l’editoria si traveste da industria editoriale smarrisce ogni senso di logica ed equilibrio. Allora diventa gangnam style, ovvero libri massificati, prodotti commerciali, di basso intrattenimento e a scarso dosaggio culturale, pompati con estrogeni pubblicitari per attirare non il lettore, ma il cliente. Che acquisti il libro, poi anche se non lo legge, non fa nulla. Il libro diventa, così, un abile risultato di marketing editoriale come il “codice da vinci” propagandato da un’enorme macchina pubblicitaria, falsamente scandalistico e denso di errori marchiani e di inesattezze storiche di proporzioni bibliche. Non ha importanza. E’ stato il frutto di una stagione, da consumare e da buttare (senza rimpianti).Un buon libro non si improvvisa e non è detto che non debba scontare le pene dovute ad un mercato drogato e senza regole quale quello editoriale. Ma, fermatevi ed ascoltate un coro verdiano o una sinfonia di Beethoven e fatevi una domanda: la preferite o no al gangnam style?By M. 

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