Credete ai fantasmi? Allora fermatevi un momento e leggete la mia storia, sono certo che vi appassionerà! Poi, venitemi a cercare senza indugio e senza timore.
Il mio spirito danza allegro con la brezza di primavera, galleggia sospeso nelle afose giornate estive, piange lacrime di pioggia sulle foglie che cadono in autunno e gioca birichino con la neve in inverno. La neve quest'anno non ha ancora ammantato di bianco la sponda piemontese del lago Maggiore. La mia casa di trova a Pallanza, là dove il golfo Borromeo si stringe in un abbraccio col promontorio della Castagnola. La penisola della Castagnola prende il nome dai numerosi castagneti, Castanea Sativa, che fin da epoche remote ne caratterizzano la morfologia. Purtroppo nell'agosto 2012, la furia di un tornado colpì con inaudita violenza questi luoghi abbattendo molti dei suoi secolari castagni. Tuttavia, se verrete a trovarmi, nel mio parco vedrete troneggiare un maestoso esemplare di castagno del 1600! Vi ci accompagnerò personalmente!Non avete ancora capito dove abito? In molti siete già venuti a farmi visita, pur senza ricordarlo. Anche lei sì, signora bella, é passata a prendere un tè con le sue amiche! E lei, caro signore, ci ha portato i suoi ragazzi lo scorso aprile a fotografare il labirinto dei miei tulipani: 80.000 coloratissime bulbose di 65 specie diverse!Ah, i tulipani, preziosissimo fiore, gioiello turco per eccellenza! Se fossi nato nel 1600, ne avrei con ogni probabilità acquistato molte quote sulla borsa di Amsterdam o avrei barattato i preziosi bulbi con le pecore di mia madre!Il labirinto dei tulipani si trasforma in estate nel giardino delle dalie. Un'esplosione di forme e colori, né resterete ammaliati!La mia casa signore e signori è Villa Taranto, i suoi giardini botanici sono più belli d'Europa! Chi sono io? Io sono il fantasma di colui che li ha creati! Il capitano Neil Boyd Antonio Mc Eacharn Watson.Questa che vi apprestate a leggere, cari viaggiatori, e' la mia storia: e' il racconto della mia vita e della realizzazione di un sogno!Non pensate, ve ne prego, che io sia uno scanzonato fantasma medievale con catene ai polsi o la testa decapitata, che se ne va in giro di notte in vecchi castelli trasformati in bed and breakfast a spaventare i turisti. No, no, no! Sono uno spirito nobile io!Sono stato un uomo fortunato, anzi: pri-vi-le-gia-to! Ero ricco, ricchissimo e sono morto proprio come desideravo: seduto nella veranda della mia villa a rimirar lo splendore dei miei giardini!Ma devo fare un passo indietro. Ogni cosa a suo tempo. Scusate la mia irruenza, il mio entusiasmo! Sono nato a Garlieston, nel sud della Scozia nel 1884 in seno ad una nobile, antica e facoltosa famiglia. Galloway House, in effetti, più che una casa era un castello, una magione! Ecco, lo so cosa ne pensa lei giovanotto dai lunghi capelli color dell'oro: “lo sapevo che c'entrava un castello in questa storia!”...lasciatemi andare avanti, ve ne prego.Mio padre era il fondatore di una grande compagnia di navigazione con l'Australia, dove mia madre possedeva miniere di ferro e carbone e pecore...pecore ed ancora pecore! Pecore a perdita d'occhio! Il mercato della lana ci aveva arricchiti oltremodo, il vello pregiato era richiestissimo in Europa. Io fui viaggiatore, proprio come voi, fin da fanciullo. Lo stemma della mia famiglia che raffigura un veliero con la scritta “per mare per terras” ben mi rappresenta. Navigare era la mia passione...a sedici anni avevo già compiuto per la prima volta il giro del mondo!La mia educazione scolastica, come per tutti i rampolli degli aristocratici e dei ricchi borghesi della mia epoca, si formò in Inghilterra, prima a Eaton e poi ad Oxford, e fu proprio in quegli anni che crebbe in me un interesse maniacale, meticoloso, ossessivo per la botanica, anche se ero destinato a divenire per diritto di nascita arciere della nostra Regina Vittoria.La passione per la botanica e la floricultura, tuttavia, mi portarono a compiere lunghi e numerosi viaggi alla ricerca di esemplari rari e di sementi preziose. Quel fuoco istillato all'università restò vivo per tutta la mia vita terrena ed arde ancor oggi. Fui insignito del titolo di Accademico Linneano per i miei meriti botanici, un grande onore!Alla morte di mio padre avevo trentaquattro anni, non ero più giovanissimo per le consuetudini dell'epoca, ma mi si presentò finalmente la prima occasione di mettermi in gioco come botanico: occupandomi dei lavori di manutenzione ed avviando l'opera di modernizzazione dei giardini del nostro castello a Galloway House. Tuttavia, ahimè, i risultati ottenuti non furono soddisfacenti, anzi furono piuttosto mediocri se devo essere sincero con voi, amici miei, ed onesto con me stesso!Il fallimento però non spense la mia ossessione, anzi, alimentò ancora di più il mio sogno. Avevo sognato l'Eden e volevo a tutti i costi e con ogni mezzo riuscire a realizzare il paradiso in terra.Ci sono riuscito? La modestia mi impone di lasciar ai posteri questo giudizio, l'orgoglio mi gonfia il petto d'assenso.Mi misi dunque alla ricerca di un terreno che si prestasse alla realizzazione di un immenso e meraviglioso giardino. Lasciai quindi il Regno Unito, il cui clima freddo, ventoso e piovoso non avrebbe mai consentito l'acclimatizzazione di piante provenienti dai quattro angoli del pianeta. Ho trovato il terreno fertile che cercavo nella vostra Nazione, in questa bella Italia! È stato assolutamente un caso ed un colpo di fulmine!Se credete ai fantasmi dovete credere anche ai colpi di fulmine! Io ci credo eccome! Pensate un po', mi trovavo in viaggio sull'Orient Express di ritorno a Londra da Venezia, dove avevo appena venduto un palazzo di proprietà, quando leggendo il Times la mia attenzione fu colta da un piccolo trafiletto. Un annuncio immobiliare. Un' offerta allettante in merito ad una villa con terreno in vendita a Pallanza. In molti mi diedero dell'impulsivo, del pazzo, ma quel presentimento mi fece interrompere il mio viaggio e presi i dovuti accordi legali con i proprietari decisi immediatamente di acquistare Villa la Crocetta. Era il 1930 ed avevo 46 anni! Cambiai subito nome alla proprietà, ribattezzandola “Villa Taranto” in omaggio ad un mio antenato, il Maresciallo Mc Donald, nominato, niente poco di meno che 'Duca di Taranto' dal grande Napoleone Bonaparte.Da quel momento mi dedicai ininterrottamente alla realizzazione del mio sogno, di quello straordinario giardino botanico per la coltivazione e l'acclimatizzazione di una ricca collezione di piante pregiate provenienti da ogni parte del mondo. Vendetti il mio castello, le mie proprietà. Per realizzare il mio sogno investii quasi tutto il mio patrimonio, il lascito dei miei avi!Voi mi considerate folle, forse lo fui, ma i giardini di Villa Taranto furono e sono la mia ragion di vita. I giardini sono la mia occupazione principale. Così come molti uomini possono spendere i loro soldi per scuderie di cavalli da corsa o per altri sport costosi, io ho fatto di questi giardini la mia occupazione e la mia avventura.Il mio progetto, il mio sogno richiese molto tempo! Ci vollero trent'anni per trasformare i 16 ettari di terreno incorniciati dalle Alpi e circondati dalle acque blu del lago, in un capolavoro di straordinaria bellezza. Furono impiegati centinaia di uomini senza l'ausilio di mezzi meccanici ed elettrici moderni per trasformare la morfologia e l'ambientazione di quel parco trascurato, in modo da ricavarne numerose aree a microclima diversificato. L'aspetto originario era molto diverso da quello odierno. L'area dei giardini è raddoppiata! Molte piante furono sradicate: conservai solo le vecchie camelie, i castagni secolari e le antiche magnolie grandiflora.A coordinare i lavori chiamai un vecchio amico, il capo giardiniere Henry Cocker che curò anche l'erbario, con le piante autoctone della Gran Bretagna che ancora oggi potete ammirare sulla sinistra dell'ingresso al parco, antistante il parcheggio, a lato del bar. Il lavoro per rimodellare i giardini proseguiva costantemente. La struttura di certe parti dei giardini dovette essere alterata per ottenere l'effetto che vedevo nei miei sogni.Vedete signori miei, per creare un giardino si deve prima di tutto avere visione e immaginazione, si deve evocare una visione dell'effetto che si otterrà. Anche la pazienza è essenziale. Un bel giardino non ha bisogno d'essere grande, ma deve essere la realizzazione del vostro sogno anche se misura un paio di metri quadrati e si trova su di un balcone.Uno dei lavori più imponenti fu la costruzione di un impianto d'irrigazione che pompava l' acqua dal lago e la distribuiva su una rete idrica di circa 10 km di tubazioni, permettendo alle piante messe a dimora di superare periodi di caldo e siccità. Feci portare massi di granito bianco dal Montorfano e feci scavare una valletta per creare un luogo ombreggiato e riparato dal vento. I miei giardini si dipanano su 7 km di viali e sono l'armoniosa realizzazione di un giardino all'italiana e di un giardino all'inglese insieme.Perdonatemi la piccola digressione ma se verrete a visitare i miei giardini mi darete credito e individuerete le diverse ambientazioni del parco con facilità.Un giardino all'italiana si caratterizza per i suoi terrazzamenti, fontane, vasche, serre, colonne, statue, una suddivisione geometrica degli spazi tramite siepi e viali alberati, sculture arboree ottenute dalla potatura dei cespugli, labirinti, decorazioni floreali disegnate su prato o su un fondo di ghiaia.Il giardino all'inglese, invece, all'apparenza ha un che di selvaggio, naturale, come se l'uomo non ne avesse parte nella sua organizzazione ed in cui non si riesce a cogliere una visione d'insieme: esso si basa sull'accostamento e sull'avvicendarsi di elementi naturali e artificiali tra cui, grotte, ruscelli, alberi secolari, pergolati tempietti e rovine.Io sono riuscito a creare tutto questo insieme, il mio paradiso terrestre.Allo scoppiare della seconda guerra mondiale dovetti lasciare l'Italia: il Paese non vedeva di buon occhio lo straniero ed io ero figlio dell'impero britannico. Rifugiai in Australia ma prima legai per sempre la mia tenuta allo Stato italiano, con la sola clausola che rimanesse privata e di poterne godere l'usufrutto a vita. Il mio fedele amico, amministratore ed avvocato Antonio Cappelletto, si occupò della mia casa e dei miei giardini fino alla fine della guerra. Per fortuna i danni arrecati dal conflitto mondiale furono minimi, le parti danneggiate irrilevanti. Al mio rientro a Verbania, nell'estate del 1946, mi adoperai subito a completare la mia opera!La bellezza e la notorietà dei giardini crebbe a tal punto che amici ed autorità cominciarono a pressarmi perché aprissi i cancelli al pubblico e, pur consapevole che la mia privacy ne avrebbe risentito, aderii con entusiasmo.Misi a dimora piante e semi reperiti ed acquistati durante i miei viaggi nei cinque continenti, o grazie a scambi con i più bei giardini botanici di tutto il mondo, o ancora grazie a donazioni preziose. Tra i doni più importanti che ricevetti, la magnifica Metasequoia Glypyostroboides che fa bella mostra di sé a metà del viale delle conifere, all'inizio del percorso di visita. Pensate che questa conifera, (regalatemi dal principe Borromeo nel 1949) sino al 1941 si riteneva estinta: esistevano solo resti fossili, fino a quando fu trovato un esemplare vivente in Cina. Altri fossili viventi, altre piante che hanno abitato il pianeta prima dell'uomo sono le felci arboree. Ecco signori, girate l'angolo alla fontana dei putti e vedrete le mie splendide Dicksonia Antarctica. Immaginate di trovarvi in una foresta giurassica, potreste quasi aver l'impressione di veder spuntare un dinosauro da dietro le felci! E sicuramente avreste più paura di lui che di me, che sono un fantasma gentiluomo!Dietro al labirinto dei tulipani che si trasforma in estate nel giardino delle dalie dalla raffinata bellezza aristocratica con oltre 1700 piante e 350 varietà, si giunge alla serra dove a luglio sboccia la Victoria Cruziana. La Victoria, la regina delle ninfee, le cui foglie somigliano a grandi torte rotonde dal diametro fino a due metri di grandezza: pensate che possono sostenere il peso di un bimbo di 14 kg. In Amazzonia, le indigene usavano appoggiarvi i loro piccoli mentre si occupavano del bucato! Adoro questa magnifica ninfea che soffre pene d'amore. Si dice che le venga la “febbre”, infatti la sua temperatura interna raggiunge i 35 C e dal bianco dei fiori appena sbocciati il pomeriggio antecedente si passa ad un rosso intenso la notte successiva. Il fiore muore nel giro di 24 ore, una vita breve ma spettacolare e intensamente vissuta!Attraversate il viale dei miei amatissimi aceri e vi ritroverete nel luogo dove riposo, la mia cappella mausoleo. Venite a salutarmi e raccontatemi quale pianta, fiore o arbusto vi ha maggiormente affascinato. Mi spensi a 80 anni guardando questi giardini che amo più di qualsiasi cosa al mondo. Pochi mesi prima la città di Verbania mi aveva conferito la cittadinanza onoraria per il prestigio portato alla città. Un anno dopo la mia morte fu esaudito il mio desiderio, ovvero quello di riposare qui, in questa cappella dedicata a Sant'Antonio dalle vetrate policrome che rappresentano i fiori a me cari, nel cuore dei miei giardini. Sapete, non sono nato cattolico, ma mi convertii quando durante un viaggio in Indocina alla ricerca di sementi preziose il mio aereo rischiò di schiantarsi al suolo. Assunsi così anche il nome Antonio, come quello del mio santo protettore.Riposatevi un poco e poi in marcia! Passerete davanti alla mia villa ma purtroppo non potrete visitarla, appartiene per mio lascito alla Presidenza del Consiglio ed è sede della Prefettura della Provincia del Verbano Cusio Ossola.Eccovi arrivati. Davanti ai vostri occhi stupiti, i meravigliosi giardini terrazzati con le piscine, le cascatelle che echeggiano come zoccoli di cavallo al galoppo, i giochi d'acqua sui dislivelli delle terrazze dove capitola in alto la statua del Pescatore, opera dello scultore napoletano Vincenzo Gemito. Lasciatevi inebriare dal profumo seducente della Wisteria, del glicine con i suoi grappoli pendenti bianco, azzurro e lilla. Purtroppo la tromba d'aria del 2012 ne ha sradicato più di metà...ma il pergolato ritornerà presto al suo splendore, ve lo garantisco! Fermatevi ad ammirare le vasche del Nelumbo nucifera, del fior di loto, il fiore sacro ai buddisti e all'India con la sua bellezza perfetta, carnosa, profumata. Proseguendo verso l'uscita, il percorso si snoda lungo il viale delle personalità dove, come da tradizione tipicamente anglosassone, i miei ospiti illustri (sovrani, capi di Stato, artisti e amici) hanno piantato un albero come la splendida Davidia Involucrata, l'albero dei fazzoletti o delle colombe, piantata dal principe Don Juan. In primavera le sue blatte bianche, che non sono né fiori e né foglie, ondeggiano come colombe improvvisando un valzer insieme al vento.La mia presenza qui la toccherete ancora con mano, se passerete le vostre dita sul busto bronzeo dello scultore Rocchi che mi rappresenta. Da qui proseguite verso l'uscita senza indugio, o lasciatevi accompagnare a visitare il giardino d'inverno e la mia collezione di piante grasse e succulente.La vostra visita, amici miei mi ha recato grande piacere. Mi avete fatto compagnia graditissima.Il rispetto per la magnificenza che si è manifestata ad ogni passo vi accompagni; l'esplosione di colori, di forme, di sentori vi inebri le narici, gli occhi ed i cuori. Questo luogo di magia ed incanto io l'ho lasciato a voi tutti, all'Italia intera. Abbiatene cura, tutelatelo e non dimenticatemi mai! Vostro, Capitano Neil Antonio McEacharn.Questo è un racconto di fantasia ispirato alla magia delle fioriture dei meravigliosi giardini botanici di Villa Taranto e all'ardita maestria del Capitano McEacharn che seppe realizzare sul lago Maggiore il suo paradiso terrestre.
Carola Mangialardo
Bibliografia• G.Carradori, Giardini Fioriti dei Laghi, ed. No us srl., 2009• Giardini Botanici di Villa Taranto, ente Giardini Botanici Villa Taranto• www.villataranto.it
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