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Eppure, per chi non lo sapesse, esiste una legge non scritta, ma tramandata forse dalla paura e dalla superstizione, che potrebbe quanto meno far desistere molti dal loro desiderio di espandersi...
Chi infatti, nella mentalità contadina dei luoghi d'alta montagna, si appropriava del terreno altrui, correva il serio pericolo di essere dannato per l'eternità.
Camminando lungo la strada che da Pozza di Fassa porta a Mazzin, si possono vedere dei prati rigogliosi che verdeggiano sia a destra che a sinistra della strada, prati adibiti a pascolo o terreno coltivabile da parte degli abitanti dei luoghi.
Andando però di notte, può succedere di vedere un uomo al lavoro in quei campi, un uomo che si affanna a spostare i grossi ceppi di confine che sono stati piantati lì molti anni or sono, ma che la cupidigia umana ha spostato di qualche metro, privando il legittimo proprietario del terreno, e firmando così la propria condanna.
Se vi venisse la tentazione di fermarvi e aiutare quel contadino a finire prima il suo lavoro, chè i cippi sembrano pesanti e il contadino non pare davvero essere in grado di spostarli, non fatelo!
Egli vi si rivolterebbe contro con gli occhi infuocati, maledicendovi e maledicendo se stesso per essere costretto a compiere quel lavoro per l'eternità. E vi spiegherebbe perchè è ridotto a quell'opera.
Spostare i ceppi di confine di un terreno, per privare il confinante di una striscia di terreno da annettere al proprio podere, era da sempre considerata una prassi comune in quei luoghi, e forse lo è tutt'oggi, ma era una pratica che andava contro la comune morale e soprattutto contro i Comandamenti della Legge Divina che impone di "non rubare" e di "non desiderare la roba d'altri".
Chi lo faceva cadeva infatti vittima di eterna dannazione: questa è la storia che toccò proprio al nostro contadino avaro, che spostò nottetempo i ceppi di confine del podere accanto al suo, per impadronirsi di una striscia di terreno larga non più di tre piedi, necessaria per piantare dei platani che marcassero ancor più il confine del suo campo. Ma fu visto da un viandante, che gli chiese conto di quel suo gesto, intimandogli di spostare subito i ceppi nella posizione originaria, pena la dannazione eterna. Il contadino si burlò di quel viandante, lo apostrofò dicendogli di andarsene a quel paese, che lui era nel suo campo e faceva quel che gli pareva. Allora il viandante sollevò il bastone e lo maledisse.
Apparentemente, la maledizione non sortì alcun effetto, e il contadino ebbe i sui tre piedi di terra in più.
Ma in punto di morte, gli apparve sul letto di morte Gesù in persona, con gli abiti di quel viandante, e reggeva tra le mani un piccolo ceppo di pietra. Un ceppo di confine. Subito il contadino seppe che era spacciato.
Tutte le notti, infatti, dovette tornare a quel campo e tentare di spostare i ceppi di confine al loro posto, per guadagnare la salvezza eterna...ma si sa, i fantasmi non possono spostare gli oggetti, e così il contadino avaro è ancora lì che prova e riprova ad aggiustare lo sbaglio che aveva fatto in vita. Inutilmente.
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