Alle volte le vicende umane forniscono straordinarie coincidenze di uomini ed eventi che seppur calate in situazioni diverse, possono e devono essere prese come suggerimenti o avvertimenti. Per questo oggi, di fronte ai nuovi capitoli di cessione di sovranità, di denso liberismo, di iniquità concreta e di inconsistenti aspettative, voglio raccontare una storia. Un flash back ci riporta ai primi di settembre del 1930 in Alexander Platz a Berlino, a una grande manifestazione contro la sterilizzazione dei salari. Manifestazione indetta dai comunisti, ma alla quale parteciparono molti cittadini di ogni tendenza e al termine della quale vi furono scontri con i nazisti.
Due anni prima, nel 1928 Hitler e i suoi seguaci avevano il 4% dell’elettorato, ma di lì a pochi giorni, alle elezioni del 14 settembre raggiungeranno quasi il 19%. Un’ascesa straordinaria che si spiega con la crisi economica seguita alla caduta di Wall Street, ma soprattutto a come venne gestita l’emergenza economica. La concitazione della piazza, le urla poi gli scontri che si prolungano nella sera… Sfumiano meno un anno prima di questa scena era morto Gustav Stresemann, premio Nobel per la pace, l’uomo che era stato al centro degli anni d’oro della repubblica di Weimar. Dopo mesi di governo incerto e inconcludente, il presidente Hindenburg, nel marzo 1930 decide di nominare cancelliere Heinrich Bruning, nonostante non potesse godere di una maggioranza certa e si reggesse sulla non belligeranza dei socialdemocratici e sull’appoggio del partito di centro che era poi la sua formazione.
Già Brüning, di ambiente cattolico con influenze evangeliche, con una laurea in scienze politiche e una alla London School of Economics che gli aveva dato fama di essere un esperto di finanza, teorico del sindacalismo cristiano, di uno “stato sociale popolare” o ancor meglio di una sorta di corporativismo cattolico di stampo conservatore. Insomma portatore di una cultura economicista e monetarista rigida , ma in qualche modo mitigata da una “popolarità” di stampo cattolico che esprimeva nel partito di centro. Lo dico mentre mi stupisco di certe coincidenze.
A Hindenburg che ne ammirava anche le medaglie conquistate in guerra, sembrò che Brüning potesse riuscire a cucire insieme varie forze e lo impose. Ma non andò come ci si aspettava: nell’intento di liberare l’economia tedesca dal peso dei danni di guerra, cioè dal debito potremmo dire oggi, il cancelliere del presidente si lanciò in una serie di provvedimenti di stretta creditizia e di abbassamento di salari che provocarono non solo grande scontentezza, ma aumentarono la disoccupazione. Messo in minoranza in Parlamento si appoggiò sempre più ad Hindenburg che stabilì un provvedimento di emergenza, basato sull’articolo 48 della Costituzione. Così Brüning potè governare per qualche mese grazie ai Notverordnung, ai “decreti di emergenza” che il Hindenburg firmava senza esitazione. Ma la sempre maggiore austerità non solo non fermava la crisi, la aggravava, così quando nel luglio il Parlamento decise di mettere fine a questa pratica cui si erano in qualche modo resi disponibili socialdemocratici, centristi e nazionalisti non ci fu altra strada che le elezioni.
Le voci di Alexander Platz, conviene per un attimo ritornarci con lo slogan che risuona ad ogni angolo” Brüning verordnet Not”, che potrebbe suonare come no, al cancelliere di emergenza, un gioco di parole costruito propri sul nome dei decreti di necessità. Di lì a pochi giorni la politica tedesca sarà sconvolta da un terremoto con l’aumento di nazisti e comunisti, il calo dei socialdemocratici e degli stessi nazionalisti conservatori. Governare divenne sempre più difficile e visto che ormai non esisteva più una maggioranza se non quella comunisti socialdemocratici che tuttavia i primi rifiutavano, fu gioco forza andare avanti con la pratica dei decreti che andò avanti grazie a nuovi patti volanti tra i partiti. Intanto si instaurava un clima di guerra civile e il taglio drastico delle spese statali voluto da Brüning , in linea con le linee economiche liberali, fece arrivare la crisi economica al suo culmine. Questo mentre in Usa cominciava a nascere il new deal. Milioni di disoccupati, salari e stipendi decurtati, scioperi, manifestazioni, scontri tra le milizie di partito che si infoltivano grazie a chi non aveva più lavoro. La perdita della democrazia avvenne rapidamente in maniera drammatica, ma senza che si avesse una chiara consapevolezza di ciò che stava accadendo.
E quando si cominciò a vederlo era troppo tardi. La necessità è una cattiva maestra.