Il fantastico popolare della “Domenica del Corriere”

Creato il 09 aprile 2013 da Audrey2

Prima del fumetto, prima del cinema e della televisione, prima di tutto questo fu «La Domenica del Corriere».
Sigla!
Okay, non ho resistito, dovevo fare la buffona e introdurre l’argomento un po’ alla moda dei documentari. Pardon. Ma la ricerca che ho fatto per la stesura di questo questo articolo è stata fonte di sorpresa, per me.
Cercavo informazioni sul racconto fantastico in Italia. Ho trovato che «La Domenica del Corriere» ne fu un importante veicolo e catalizzatore, contribuendo alla sua diffusione a livello nazionale, generando un interesse e un coinvolgimento tutt’altro che trascurabili.
Eppure su questo suo ruolo sembra esserci parecchio disinteresse.
Intrigata da questa novità, mi sono procurata l’unico saggio che sono riuscita a trovare: Piccoli mostri crescono. Nero, fantastico e bizzarrie varie nella prima annata de «La Domenica del Corriere» (1899), di Fabrizio Foni, edito da Perdisa. Mi si è aperto un nuovo mondo.
A cura dello stesso autore ci sono anche: Alla fiera dei mostri. Racconti pulp, orrori e arcane fantasticherie nelle riviste italiane 1899-1932 (edito da Tunué), le antologie Il gran ballo dei tavolini. Sette racconti fantastici da «La Domenica del Corriere» (edito da Nerosubianco) e Ottocento nero italiano. Narrativa fantastica e crudele (scritto a quattro mani con Claudio Galle e edito da Aragno).
Tutti libri che sono finiti dritti dritti nella mia wishlist.

La mia generazione, credo, «La Domenica del Corriere» l’ha conosciuta solo di striscio: quando chiuse i battenti, nel 1989, eravamo adolescenti. Io, poi, ero una adolescente tipo: della lettura non me ne fregava niente, men che meno della stampa.
Sicuramente ci sarà lo stesso qualche appassionato collezionista, anche tra quelli della mia età: le copertine – disegnate da Achille Beltrame (fino al 1945) e da Walter Molino (fino a quando le fotografie presero il posto delle illustrazioni) – erano strepitose. «La Domenica del Corriere» è giustamente famosa per la loro bellezza, così come per le sue notizie improntate al sensazionalismo – tale era la predilezione per quelle strane, drammatiche, avventurose, macabre, fantastiche.
Resta in ombra, invece, l’aspetto legato alla narrativa – che pure era fondamentale, non meno della cronaca. Quando, l’8 gennaio del 1899, «La Domenica del Corriere» uscì in edicola come supplemento de «Il Corriere della Sera», si presentò subito come un prodotto a 360°, indirizzato al “Signor Tutti” e realizzato in collaborazione con “questo”, e sulle sue pagine vennero pubblicati anche racconti e romanzi a puntate, firmati sia da grandi nomi che da comuni lettori.
L’ideatore Luigi Albertini e il direttore Attilio Centelli erano partiti con le idee ben chiare: quello che pagava era il connubio tra realtà e romanzesco.

i lettori hanno bisogno di sale, di droghe, di eccitanti
[estratto dalla risposta con cui la redazione respinse il racconto di un lettore, giudicato troppo semplice. "Piccoli mostri crescono", di Frabrizio Foni, pag. 197]

L’intrattenimento, il sensazionale e il popolare erano gli obiettivi. Al diavolo tutti quelli che volevano la Domenica più “letterariamente raffinata”!
Facendo una ricerca su Google, a proposito delle copertine, è evidente che quegli obiettivi furono perseguiti e realizzati pienamente: leoni che assalgono persone, dischi volanti, dirigibili che precipitano, dischi volanti, mostri marini, naufragi, incidenti aerei e ferroviari, dischi volanti. Quelle con gli UFO, in effetti, sono le primissime che ho scovato, all’inizio della documentazione per il post. Mi avevano ingannata, pensavo che il lato fantastico de «La Domenica del Corriere» fosse circoscritto a quelle e alle notizie relative.

Gli interessi della Domenica erano più vasti rispetto alla pura e semplice cronaca: avventura, scienza, parascienza, antropologia, zoologia, spiritismo – i racconti di fantasmi andavano forte, specie dopo la nascita della Società di Studi Psichici (fondata sul modello della Society for Psychical Research). Tutto poteva essere fonte di ispirazione e la redazione incoraggiava il lettore a scrivere opere strane, forti, originali, che facessero presa.
Le linee guida le dettarono le traduzioni di novelle di autori stranieri.
Nella sua tesi di dottorato (linkata nei Credits), Fabrizio Foni porta diversi esempi.
Nel 1901 venne pubblicato il romanzo La donna eterna, di Henry Rider Haggard (che trovate in ebook QUI a €0,49).
Nel 1902/1903 uscì La maledizione dei Baskerville di Sir Arthur Conan-Doyle – che venne ospitato spesso nelle pagine della Domenica, dal momento che il pubblico italiano amava molto Sherlock Holmes.
Nel 1906 fu il turno di un racconto di Herbert George Wells: L’orchidea del sig. Wedderburn, incentrato su una pianta vampirica dotata di mostruosi tentacoli con cui afferrava le sue prede umane.
I racconti italiani ne seguirono le impronte e, in qualche caso, andarono oltre la similarità dei soggetti trattati, presentandosi persino come pioneristici.
Tra i racconti di autori italiani, viene citato Il vampiro, di Giuseppe Tonsi, pubblicato nel n.44 del 1902 (presente nella raccolta Vampiriana. Novelle italiane di Vampiri, edito da Keres Edizioni).
C’è poi A Khorsabad, del semi sconosciuto Giuseppe Zucca, pubblicato nel n.1 del 1904, in cui si narra di una mummia che si anima e assale l’io narrante. Lo stesso soggetto era stato protagonista di una novella di Sir Conan-Doyle, Misteri d’oriente, pubblicata nei numeri dal 10 a 13 del 1902. Nel 1913, a partire dal n.32 e per diciassette puntate, sempre di Sir Arthur venne pubblicato anche Un mondo perduto.
Come esempio di racconto scritto da un semplice lettore, Fabrizio Foni cita L’Incantata, di G. Giacomantonio, e pubblicato sul n.32 del 1908. Insieme A KhorsabadL’Incantata viene giudicato interessante per la somiglianza dello stile e degli elementi orrorifici sovrannaturali degli autori con quelli di Lovecraft… la cui prima apparizione su una rivista avverrà con il racconto Dagon: nel 1919 sui fogli amatoriali di The Vagrant (n.11); poi nel 1923, su Weird Tales.
Tra i lettori italiani, quindi, alcuni erano scrittori geniali.
Mi chiedo se G. Giacomantonio venne pagato per il suo racconto.
Non è una domanda con intento polemico.
Solo, nel saggio di Fabrizio Foni è riportata questa risposta che la redazione diede a un anonimo che chiedeva se la collaborazione sarebbe stata retribuita:

A.S., Firenze. – Anche voi ci scrivete offrendoci di collaborare e domandando quanto paghiamo. Siete uno dei mille che si sono immaginati che la nascita della Domenica del Corriere dovesse arricchirli. Non possiamo pagare se non gli scrittori di prim’ordine, che hanno un nome già celebre, o coloro che ci portano novità assolutamente singolari e “sensazionali” per [a]doperare una brutta parola di moda. I dilettanti, i novellini [d]ebbono contentarsi della gloria. [...]

e a me è venuto naturale pensare che da allora a oggi la situazione non è cambiata.

La Domenica uscì con una tiratura iniziale di 50.000 copie, ma nello stesso arco del 1899 passò a 70.000 – il che indica quanto successo ebbe. Nonostante le inevitabili crisi con la comparsa, sulla scena, del fumetto e del cinema, riuscì a reinventarsi e a difendersi più che bene, spiccando tra le altre testate simili dell’epoca.
Quindi mi chiedo perché, alla faccia della sua popolarità, oggi venga ricordata esclusivamente per le copertine di Beltrame e Molino e per il suo giornalismo romanzato. Sembra quasi che non si sia mai occupata di narrativa.
Qualche esempio.
Nel 1905 vi comparve il racconto di William Wimark Jacobs: La zampa di scimmia. Fabrizio Foni ne riporta le coordinate: n.25, traduzione di A. Rovito-Bersano. Il racconto di W.W. Jacobs l’ho trovato QUI. Nella nota a pie’ di pagina si legge che la sua prima pubblicazione in Italia risale al 1963.
Nel 1917 fu la volta delle 23 puntate del racconto di fantascienza Al di là delle tenebre, di Jean de la Hire. Eppure, la sua prima pubblicazione la si fa risalire ai numeri usciti tra il 1922/1923 di «Il Romanzo Mensile» - un altro supplemento de «Il Corriere della Sera» che, tra le altre cose, riproponeva  materiale già pubblicato sulla Domenica.
Il vampiro, di Giuseppe Tonsi (n.44 del 1902) figura nell’antologia Il vero e la sua ombra. Racconti fantastici dal Romanticismo al Primo Novecento (edizioni Quiritta, collana Le Falene), e Fabrizio Foni sottolinea come non vi sia stato fatto cenno alla prima pubblicazione sulla Domenica.
A questo punto, mi chiedo quale sia la causa dell’estirpazione de «La Domenica del Corriere» dal panorama del fantastico italiano, di cui è parte delle fondamenta, con buona pace di chi starnazza che radici forti sono proprio ciò che gli manca.
Nella tesi e nel saggio, Foni ipotizza che il disinteresse verso il fantastico popolare della Domenica – e delle tante riviste nate prima, insieme e dopo – possa essere uno degli effetti tanto del disprezzo di cui il romance è fatto oggetto, in rapporto alla novel (il primo veniva giudicato una forma narrativa arcaica, infantile, commerciale e nociva; mentre la seconda la forma romanzesca moderna, realistica e socialmente utile), quanto della distinzione che Italo Calvino fece tra fantastico emozionale, la cui finalità era trascinare il lettore nella storia, e fantastico intellettuale, ispirato alle Operette morali di Leopardi, che doveva intrattenere con ironia, in modo da evitare qualsiasi rischio di immedesimazione.

E immedesimarsi implica «una accettazione acritica delle singolarità di ogni storia, e quindi un elemento di incoscienza che assomiglia pericolosamente ad una disfunzione della ragione»
[dalla tesi di dottorato di Fabrizio Foni: "I lettori hanno bisogno di sale, di droghe, di eccitanti". Nero, fantastico e bizzarrie varie nella Domenica del Corriere (1899-1909)]

Che possa essere così o meno, io non ho i mezzi per giudicarlo. Una cosa, però, è certa: sempre lo stesso bla bla bla! *yawwnnn*
Per quanto mi riguarda, parto alla riscoperta del fantastico popolare de «La Domenica del Corriere».

Credits e Approfondimenti:
1. Piccoli mostri crescono. Nero, fantastico e bizzarrie varie nella prima annata de “La Domenica del Corriere” (1899) - di Fabrizio Foni, Perdisa Editore
2. “I lettori hanno bisogno di sale, di droghe, di eccitanti”. Nero, fantastico e bizzarrie varie nella Domenica del Corriere (1899-1909) – tesi di dottorato di Fabrizio Foni, Università degli Studi di Trieste
3. Il superstite (27), editoriale di Danilo Arona su Amici di CorriereAl. L’agorà virtuale di Alessandria e provincia



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