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L'aumento di lettori per il blog, a fronte della mia contentezza (:D) nel constatarlo, ha portato anche dei "limiti" per quanto riguarda ciò che viene pubblicato: la convinzione di scrivere cose, che probabilmente (quasi) nessuno avrebbe mai letto, mi rendeva temerario da un salto all'altro tra i tasti della tastiera, portandomi a scrivere anche cose per me, i miei cari o i miei amici più "riservate". L'aumento di visite e, con esse, di lettori spesso da me conosciuti, un po' ha portato a cancellare o correggere vecchi post compromettenti e a inibire su questo fronte il contenuto dei nuovi, comunque non rinunciando al piacere di (de)scrivere, spesso ironicamente, ciò che succede intorno a me. L'Erasmus in particolare, per così dire, ha funto da casa di risonanza sia degli oggetti che tratto, sia dei loro limiti.
Ed è proprio dall'Erasmus che prende spunto e ritorna, già ventilata (ma non raffreddata), l'idea di tenere un blog anonimo (si badi: anonimo, e non adecimo... ;) ), precisamente dal suggerimento di un amico, il quale mi ha proposto di aprire un blog per scrivere tutte le cribbiate che commettiamo in Erasmus, in modo tale da poter farle leggere a tutti quelli che in Erasmus non sono o non conosciamo, o che comunque davanti ai quali non ci vergogniamo (troppo).
Ciò è pressoché impossibile, impossibile essendo il tentativo di creare un blog chiuso a determinate categorie di utenti o addirittura singoli utenti (senza contare poi la pratica del Bypass e del cambio IP, per il quale utenti che vogliamo bloccare potrebbero, virtualmente, bloggare anch'essi e interagire coi nostri articoli); ma l'idea che sta alla base di tutto questo non è affatto male.
Conosco infatti diversi users che sono stati spinti dal desiderio di aprire un blog anonimo, perché il precedente da loro avuto non gli bastava, o comunque gli "rendeva impossibile" scrivere determinate cose (uno fra tutti: Studentepercaso); viceversa, ne conosco altri solo tramite il loro (unico) blog anonimo, come la coppia Midori e Alex V: il loro blog "Té agli elefanti", scritto rigorosamente con nomi in codice e nel quale si (s)parla di azioni, vessazioni e attrazioni di diversa gente, ogni volta mi fa impazzire dal ridere! Oppure, per citarne un altro, c'è il blog di "Emigrante": un dirigente italiano in una grande (e non menzionata) azienda che, emigrato in America, con ironia e lucidità trae spunto da episodi di vita quotidiana per risalire a tematiche socio-culturali attuali, e scava nelle differenze tra il bel paese e il paese al di là dell'oceano.
"Non vuoi che qualcosa si venga a sapere? Non ne parlare!" Obiezione scontata, gratuita... "almeno sottocosto", direbbe (con me) Groucho Marx. Sarebbe infatti molto più semplice non scrivere di qualcosa, affinché essa non si sappia. Però è anche vero che non è solo dilettevole, bensì a volte anche utile e catartico scrivere di cose che vogliamo esternare non a persone in particolare, bensì al mondo telematico nella sua generalità; certo col rischio, seppur sotto anonimato, che esse vengano lette proprio da chi non vogliamo; ma anche con la speranza che qualcuno, leggendo, sia pronto a darci consigli per superare situazioni delicate, a commentare freddamente per farci capire di star scrivendo stronzate, o - perché no? - semplicemente a ridere con noi delle sciocchezze commesse.
E voi, avete già aperto un blog anonimo? Io ancora no, ma quasi quasi ci faccio un pensierino...
A presto ;) Pulchra vobis! ;)
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